Unifg, dura condanna del TAR: “Docenti ostracizzati e puniti perché sgraditi. Uso abusivo e distorto del potere”

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E’ stato illegittimo l’operato dell’Università di Foggia nei confronti del gruppo di ricerca costituito dai professori Sandro del Nobile, Diego Centonze, Amalia Conte e Carmen Palermo. Un gruppo dapprima escluso dal DAFNE e poi smembrato. Neanche la difesa del potente avvocato e professore Enrico Follieri è riuscita a salvare Unifg dalla scure del giudice amministrativo, che pure è generalmente comprensivo verso le decisioni assunte dall’Ateneo daunio.

Un caso, seguito a lungo da l’Attacco, che era apparso subito la conferma di come i 4 docenti fossero “puniti” di fatto per l’ennesima volta per aver segnalato presunti illeciti e magagne in Ateneo. Prima era stato creato un nuovo dipartimento di Scienze agrarie al posto del SAFE, l’odierno DAFNE, escludendo deliberatamente il gruppo di del Nobile e rifiutandone poi le richieste di afferenza. In seguito i quattro avevano chiesto, per lo meno, di poter afferire tutti al DEMET, il secondo dipartimento di Economia, ricevendo un ulteriore no. Il gruppo doveva essere diviso, spedendo ciascuno in un dipartimento diverso, in modo che non potessero più lavorare assieme. L’evidente abuso commesso ai danni dei quattro professori, ostracizzati da anni, è stato ora dichiarato dal giudice amministrativo di primo grado.

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Il TAR ha accolto sia il ricorso principale che quello per motivi aggiunti “in quanto integralmente fondati nel merito”, annullando i provvedimenti impugnati e condannando Unifg a pagare 3mila euro di spese processuali.

L’impianto motivazionale della sentenza, assai rigoroso, parte dall’analisi della normativa sul punto e, in primis, dallo statuto di Unifg, fonti che individuano gli elementi – omogeneità dei settori scientifico-disciplinari rispetto a didattica e ricerca – che devono essere valutati per le richieste di afferenza dei docenti ai dipartimenti. E su tali elementi tutti i docenti richiedenti hanno sempre ottenuto formale valutazione positiva da parte di Unifg. 

Il rettore Pierpaolo Limone riferì in senato di aver appreso “a più riprese e da numerosi colleghi del DAFNE il difficile clima che si era creato nel SAFE, soprattutto in conseguenza delle azioni legali promosse in sede amministrativa e penale dai professori Centonze, del Nobile e Conte nei confronti di molti docenti del SAFE oltre che delle reiterate richieste di accesso agli atti, che ha determinato negli anni profondo disagio e stress lavorativo vissuto in un contesto caratterizzato da livelli non fisiologici di elevata conflittualità”. Tali azioni legali, in massima parte non ancora concluse, “introdurrebbero anche negli organi del dipartimento DAFNE situazioni di conflitto di interesse che intralcerebbero pesantemente la regolare attività degli stessi”. La conclusione era che il “benessere psico-fisico” degli altri docenti andava salvaguardato dall’impossibile coabitazione con del Nobile & Co.

L’Ateneo ha tirato dritto su tale strada anche dopo che il TAR, a maggio 2021, accolse l’istanza cautelare dei quattro docenti auspicando “un ragionevole componimento” e ricordando che la legge garantisce al singolo professore o ricercatore la possibilità di opzione fra più dipartimenti o istituti, una possibilità negata in modo radicale ai due ordinari e alle due ricercatrici.

Nessun accordo fu raggiunto e i 4 furono spediti in altrettanti dipartimenti: del Nobile al DEMET- Dipartimento di Economia, Management e Territorio; Centonze a Scienze Mediche e Chirurgiche; Conte a Studi Umanistici; Palermo a Medicina Clinica e Sperimentale. 

Ebbene, il TAR ha individuato vari profili di illegittimità nell’operato dell’Ateneo. In primis, “il consiglio di dipartimento DAFNE non ha mai assunto, nella sede necessaria, le determinazioni sulla domanda di trasferimento”. Inoltre, “il parere reso in via surrogatoria dal senato accademico si fonda su asserite conflittualità e non su ragioni oggettive ostative alle richieste di adesione al nuovo dipartimento”. Da ciò per il TAR “si ricava l’illegittimità del diniego espresso dall’organo senatoriale e del parere reso in sostituzione dell’organo competente”. 

Il giudice amministrativo è durissimo con Unifg: “La stessa struttura organizzativa del DAFNE (al netto di qualsivoglia fantomatico nuovo corso di ingegneria in esso ipoteticamente attivato) di per sé risulta essere stata null’altro che una mera riedizione per ridenominazione del vecchio dipartimento SAFE, posta in essere semplicemente allo scopo di ostracizzare i quattro docenti non graditi, realizzandosi così, come già anticipato, un caso di scuola di eccesso di potere per sviamento dalla causa tipica. Pertanto, in sintesi, la reiezione della domanda di afferenza finirebbe per sostanziarsi in un allontanamento coattivo di docenti “indesiderati” in quanto ritenuti organizzativamente problematici”.

Le stesse parole che l’Attacco adoperò un anno fa per stigmatizzare quanto era avvenuto ai danni dei quattro docenti.

Nello specifico, “l’Università di Foggia non ha mai contestato ai deducenti atteggiamenti tali da comportare stress lavoro-correlato e il riferimento contenuto nel provvedimento impugnato resta del tutto arbitrario e non specificato”.

Perciò “l’Università ha completamente fuorviato l’azione amministrativa volta a valutare la richiesta di trasferimento in termini di afferenza quanto a didattica e ricerca, traslando la questione su un piano completamente differente e non attinente alla vicenda”.

“Il provvedimento di diniego, non solo non risulta adeguatamente motivato, ma si sostanzia, all’apparir del vero, in un atto punitivo in danno dei ricorrenti posto al di fuori di qualunque corretta logica amministrativa, caratterizzandosi peraltro per avere come presupposto un uso palesemente abusivo e distorto del potere organizzativo dell’Università, essendosi consapevolmente deciso di costituire in modo del tutto strumentale un nuovo dipartimento al fine pragmatico unico di escludere dal medesimo i ricorrenti”.

E per far questo i vari organi hanno costretto il senato accademico e il rettore, in particolare, ad assumersi tutta la responsabilità. Le motivazioni così pesantemente censurate discendono esclusivamente dalle parole del rettore pronunziate in occasione della riunione del senato e non dalla assunzione di responsabilità di alcun esponente del dipartimento la cui “salute” il provvedimento andava a tutelare.

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“Rispettiamo il punto di vista dei magistrati: cercheremo di rappresentare la situazione in modo più efficace al Consiglio di Stato chiarendo che siamo un’Università competitiva che ha a cuore l’ottimo funzionamento dei dipartimenti piuttosto che le posizioni conservatrici di pochi che vorrebbero lasciare tutto immutato arroccandosi nei piccoli gruppi di potere e salvaguardando i loro privilegi”, commenta il rettore Limone, difendendo “l’ibridazione dei saperi”. “La serenità e la correttezza dei rapporti tra i componenti dei dipartimenti devono essere assicurate per garantire uno sviluppo dell’attività di ricerca e di didattica senza nessuna conflittualità”, conclude Limone. 

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