Docente presso il Politecnico di Milano, facoltà di architettura e società, decine di pubblicazioni all’attivo e centinaia di progetti commissionati da ogni parte del mondo, premi e riconoscimenti di tutti i tipi: questa è solo una minima parte dell’ampio curriculum che il professor Luigi Bertazzoni può vantare. L’architetto noto a livello internazionale e di origini lombarde in questi giorni si trova in Capitanata, in vacanza presso una delle località balneari garganiche. L’occasione giusta per poterlo incontrare e ragionare con lui ad esempio della sua collaborazione con la Mib, la Mama International Business, la società sanseverese finita agli onori della cronaca per essere al centro di una inchiesta giudiziaria sui bonus edilizi.
Secondo la Procura (prima di Roma, poi di Foggia) la Mib avrebbe prodotto fatture false per poter maturare crediti d’imposta fittizi che, una volta venduti, avrebbero fruttato un illecito profitto, senza realizzare effettivamente i lavori. A fare scalpore fu la cifra: 1,1 miliardi di euro che valse all’imprenditore Maurizio de Martino l’epiteto di Mister miliardo.
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Su queste colonne si è a lungo trattato il caso, cercando di analizzare tutte le perplessità che sono emerse dalle carte dell’inchiesta. Ad esempio, gli inquirenti hanno messo in luce l’anomalia dell’esiguo numero di dipendenti della Mib a fronte di centinaia di commesse e contratti stipulati con i proprietari degli immobili.
“Non c’è niente di strano a dire il vero – ha spiegato Bertazzoni a l’Attacco -. Ormai da 30 anni le società non hanno più nei loro organici tutti i tecnici che servono nell’ambito di un progetto. Ci si avvale di consulenze di studi esterni, scelti per le specifiche competenze che di volta in volta servono nel corso delle operazioni. Più o meno funziona così anche per le imprese edili che poi materialmente eseguono i lavori: tendenzialmente si subappalta. Quindi la presenza di poco personale in una azienda non dovrebbe destare sospetti in linea di principio”.
L’architetto ha rapporti di collaborazione con questo territorio, tramite la Mib, da ormai circa 4 anni. Al centro della sua attività, anche foggiana, l’obiettivo di unire sostenibilità, bellezza e qualità, con gli strumenti a disposizione.
“Ho conosciuto Maurizio de Martino del tutto casualmente, partecipando ad un concorso – ha evidenziato il professionista -, da lì abbiamo iniziato a confrontarci ed è partita la nostra collaborazione, sono stato sin da subito felicissimo di poter lavorare qui anche perché ho trovato una professionalità che al nord non trovo. Anche per questo sono umanamente dispiaciuto per quello che sta accadendo alla Mib e spero che presto tutto possa essere chiarito”.
Bertazzoni però non è l’unico nome di livello che lavora con l’azienda sanseverese. Nel corso degli anni, riferiscono addetti ai lavori a l’Attacco, la Mib si è sempre avvalsa di tecnici molto noti.
“Se avessero davvero voluto mettere in piedi una truffa, sarebbe bastata la firma di un geometra di periferia, invece di chiamare personaggi così altisonanti”, è stato il commento di alcuni.
Oltre a Bertazzoni, altri professionisti, considerati di spessore, assidui collaboratori della Mib hanno confermato (seppure in via informale per ragioni di opportunità), che il modus operandi dell’azienda “non ha nulla a che fare con quanto riportato da una certa stampa. E’, tanto per cominciare, da oltre 20 anni sul mercato, quando sentiamo parlare di società fantasma ci verrebbe da sorridere se non fossero in gioco le abitazioni di non meno di 10 mila famiglie in attesa di avere una casa finalmente sicura. La maggior parte dei contratti infatti è stata stipulata con persone che non avrebbero mai avuto l’opportunità di fare simili investimenti. Anche perché, è bene ricordarlo, non è stato usato in nessun caso, il bonus 110% ma il sisma bonus, molto diverso dal primo e in vigore da molti anni”.
Ha destato scalpore anche la celerità con la quale la Mib ha accumulato un tale volume d’affari. “In realtà – obiettano i tecnici – ci abbiamo lavorato per mesi, anche un anno, prima di presentare i progetti. In alcuni Comuni abbiamo affittato le aule consiliari per poter raggruppare tutti i cittadini interessati e illustrare loro i dettagli dei lavori che avremmo voluto effettuare. Una fase non di poco conto, considerato che se non interviene la delibera dell’assemblea dei condomini non se ne fa nulla. Evidentemente, per ottenere tutti quei contratti, abbiamo trasmesso una certa credibilità. Tra l’altro quei numeri non erano il nostro obiettivo e sapevamo che avrebbero attirato l’attenzione di controlli e quant’altro, eravamo del resto pronti a fornire tutte le carte del caso”.
Ed è proprio sulle carte che probabilmente si giocherà buona parte della partita. “Il presupposto dell’inchiesta, per farla breve, sta nell’ipotesi che la Mib abbia emesso fatture false ma forse non tutti sanno che vendere i conseguenti crediti d’imposta non è una passeggiata – hanno aggiunto beninformati -. Nel caso di specie, i crediti sono stati acquistati da Cassa Depositi e Prestiti e Groupama, che prima di procedere hanno eseguito una doppia due diligence (attività di investigazione e approfondimento, ndr) su tutte le operazioni: dai progetti alle autorizzazioni comunali, passando per le varie check list. Già questa attività di ricerca dovrebbe dare una qualche garanzia”.
Sono moltissimi insomma gli adempimenti che un’azienda deve porre in essere per accedere ai bonus edilizi, prima, durante e anche dopo la conclusione dei lavori e per questo molti del settore ritengono che prima o poi quelle situazioni oggi apparentemente opache verranno chiarite.
“Utile sarebbe anche attivare una forma di controllo incrociato a monte, ad opera cioè di Agenzia delle Entrate (da cui è peraltro partita la NdR su Mib, ndr) che oggi non dispone di una banca dati che comprende tutti gli atti utili ad inquadrare le diverse posizioni delle aziende. Che poi, a dirla tutta, l’ex premier Giuseppe Conte, comunque lo si consideri, ha avuto ragione nell’osservare che complessivamente sui bonus è sfuggito il 5% delle risorse al controllo, una somma contenuta se si pensa che alla normale fiscalità sfugge dal 20% al 30%. Eppure si demonizzano i bonus edilizi che hanno fatto schizzare il Pil alle stelle, come mai si era visto”.
Zone Transition
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Un’ultima questione (ma non meno importante) preoccupa i tecnici: “I lavori che avremmo effettuato avrebbero mitigato sensibilmente il rischio sismico, molto alto ad esempio a Vico del Gargano dove sono previsti tanti interventi. E se dovesse succedere qualcosa e ad averne la peggio fossero le famiglie? E se, più banalmente, i cavi rimasti appesi o le ringhiere rimosse per via dell’improvviso stop dei lavori determinato dal sequestro dei beni della Mib, dovessero procurare qualche danno, chi sarebbe responsabile?”.