L’inchiesta di Report su Mister miliardo. “Non messa in onda intervista integrale in cui davamo spiegazioni”

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“Dispiace che una trasmissione come Report non abbia messo in onda l’intervista integrale, nella quale spiegavo con dovizia di particolari tutta la vicenda”, a parlare a l’Attacco è Francesco Tenace, general contractor e collaboratore della Mama International Business di San Severo, la società finita nell’occhio del ciclone, accusata di aver emesso fatture false per poter maturare crediti d’imposta beneficiando dei bonus edilizi, senza però effettuare i lavori.

La cifra è valsa il soprannome dato all’imprenditore Maurizio de Martino: Mister miliardo. 1,1 miliardi di euro è infatti la somma maturata, sebbene circa l’80% fosse solo nel cassetto fiscale dell’azienda, quindi meramente virtuale. Il resto sarebbe invece stato effettivamente speso per le ristrutturazioni, secondo quanto affermato da fonti vicine alla società. La vicenda è divenuta, appunto, oggetto di un servizio d’inchiesta della nota trasmissione di Rai 3, andato in onda la scorsa settimana, durante il quale è comparso in video il tecnico della Mib.

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“A dire il vero mi era stato detto che non c'erano le telecamere e che si trattava di un discorso tra me e il giornalista ed essendo lo stesso di un certo spessore gli ho creduto, in realtà stavano girando tutto in lontananza a mia insaputa, non avendo dato io la mia autorizzazione”, ha evidenziato Tenace. Alla fine hanno trasmesso il servizio come tutti lo hanno visto anche se il diretto interessato, prima della messa in onda, aveva inviato una mail con qualche chiarimento.

“Volevo evitare che si potessero creare inutili presupposti a danno del lavoro di tante persone oneste – ha aggiunto -, avevo chiesto di rappresentare in modo oggettivo i fatti perché già solo dal titolo e dalle anticipazioni non si rendeva giustizia per la comprensione della realtà ma non è stata fatta nessuna precisazione o integrazione successivamente. Ho fatto innanzitutto presente che tutti continuano a chiamare questa vicenda truffa. Eppure, anche dalle carte in possesso dei giornalisti di Report, ci si sarebbe potuti rendere conto che la questione verte sulla presunta contestazione di fatture false per operazioni inesistenti ma ho fatto presente che per fortuna i palazzi esistono tutti, i contratti di appalto pure, le pratiche edilizie e sismiche anche e molti giornalisti locali lo avevano già constatato. Ho anche spiegato, così come ho fatto in altre circostanze e ad altri giornalisti, che non si trattava di acquisto dei crediti da parte di soggetti vicini all’impresa ma era solo una messa a disposizione da parte dell'azienda a persone fidate e conosciute (allo stesso Tenace, per esempio, ad alcuni componenti della sua famiglia e altri conoscenti e parenti, dettaglio che ha avuto una forte eco mediatica ma che pure è ammesso dalla legge, ndr), proprio per il fatto che si volesse evitare il rischio che il credito fosse dato a chi poteva prenderlo e sparire”.

Lo stesso quotidiano l’Attacco si è recato sui luoghi dove ci sono i cantieri della Mib, accompagnato proprio da Francesco Tenace, tutto documentato tramite un reportage, disponibile sul sito www.lattacco.it.

“Se fosse vera questa ipotesi di reato (che immagino non potrà mai essere validata, considerato che la Procura ha perfino nominato un ingegnere per la messa in sicurezza dei cantieri di cui si discute) - ha aggiunto Tenace – allora l'eventuale monetizzazione del relativo credito d'imposta generato sarebbe una truffa ma, ripeto, non potrà mai essere dimostrato che il credito è falso perché i palazzi esistono, le delibere condominiali anche e le pratiche edilizie e sismiche sono tutte sotto la luce del sole.

Ancora una volta poi preciso che le società non hanno affatto usato la normativa del bonus 110 ma solo quella storica delle ristrutturazioni all’85% e tra le due c’è un'enorme differenza: il meccanismo dei vecchi bonus prevedeva la possibilità di applicare il principio di sostenimento della spesa (fatture pagate, come nel nostro caso) per ottenere un credito da monetizzare e consente di eseguire le opere nel periodo di validità delle relative concessioni edilizie, due o tre anni nel nostro caso, dall'inizio dei lavori, ossia entro il 2024.

Parlare genericamente solo delle cessioni di crediti senza analizzare i presupposti di legge porta a una distorsione esagerata che cela il diritto, a chi è incapiente e proprietario di un immobile fatiscente ed in una zona ad alto rischio sismico, di poter beneficiare di quanto la legge ha previsto: sono anche queste le persone, insieme agli operai e ai tecnici, oggi ad essere colpite realmente da un provvedimento preventivo, provvisorio e sproporzionato: un sequestro che, nell’attesa di essere revocato, sta scontando la lentezza della burocrazia italiana, nonostante il duro lavoro di tanti al servizio dello Stato, le palesi evidenze dei fatti e delle norme usate”.

Sono infatti congelate le somme rinvenute nel cassetto fiscale e nei conti della Mib, il che ha determinato uno stop di tutta l’attività dell’impresa, anche dei cantieri già avviati, come raccontato a più riprese su queste colonne.

Zone Transition

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“Mi preme evidenziare che a me risulta che dalle casse delle società non è sparito un solo euro – ha confermato il tecnico - e le esigenze di messa in sicurezza dei cantieri sono a dir poco allarmanti. Nessun appello rivolto a chi di dovere per gestire a norma questo sequestro (continuità e sviluppo aziendale) ha sortito alcun effetto, con l'unica conseguenza di lasciare in abbandono migliaia di case e famiglie. È stata tra l'altro inviata una lettera aperta a Procura e presidente della Repubblica affinché si ponga rimedio a questa insostenibile burocrazia che sta lacerando un territorio già martoriato da altri eventi, questi sì notoriamente criminosi. Nessuno ha più voglia di aspettare oltre i 5 mesi già trascorsi ed a breve ci saranno manifestazioni di protesta”.

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