Arriva l’asfalto per Viale Castello, ma restano difficoltà e proteste per l’opera pubblica più travagliata del secolo

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Questa è una settimana importante, sotto diversi punti di vista, per i lavori di completamento di Viale Castello, il cantiere pubblico di Lucera più tormentato di questo secolo. L’impresa Icopi che conduce gli interventi si appresta a posare l’asfalto sui 340 metri della strada (praticamente da Piazza Matteotti e fino all’incrocio con Via Enrico Toti) che è stata sostanzialmente divisa a metà, tra una parte dedicata alla pista ciclabile e alle aiuole, e un’altra riservata al passaggio delle automobili. E proprio questa seconda sta facendo alzare il livello del malcontento dei residenti che si ritrovano con una carreggiata di soli quattro metri di larghezza, ritenuta non sufficiente anche per uscire dalle rispettive rimesse condominiali, in qualche caso costretti a fare ulteriori manovre quando sono a bordo di veicoli di una certa lunghezza.

Nei giorni scorsi ci sono stati sopralluoghi da parte dei tecnici comunali, della direzione lavori e dello stesso Sindaco Giuseppe Pitta, chiamato a rendersi conto di una situazione che tuttavia lascerebbe pochi margini di variazione progettuale, perché lo spazio resta piuttosto limitato e ci sono vincoli dettati dagli organismi che hanno rilasciato i pareri.

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“Ma qui è difficile non solo transitare o uscire o rientrare a casa – hanno riferito alcuni abitanti della zona – mentre è invece praticamente impossibile rendere agevole il passaggio di ambulanze e altri mezzi di soccorso. Ci sono stati già due incendi di auto nei garage, e i vigili del fuoco hanno avuto difficoltà, per non parlare di quelle che si presenterebbero per il posizionamento di mezzo per i traslochi”.

Insomma, l’aria torna a essere tesa per un intervento a dir poco travagliato e che ha subito già diverse interruzioni e ripartenze, la più lunga addirittura di due anni e mezzo. Una delle cause è stata dovuta pure alle sacrosante verifiche di carattere archeologico per una zona che dista pochi metri dalla fortezza svevo-angioina e dal colle Belvedere che ha sempre restituito testimonianze di epoca romana. L’esperto arrivato da Campobasso ha ritenuto che gli ultimi ritrovamenti non fossero di grande interesse, e in effetti a febbraio scorso le attività della maestranze sono ripartite praticamente senza più fermarsi fino a oggi.

In realtà i tempi di realizzazione non si prevedono ancora brevi, perché sono in via di conclusione anche quelli di consolidamento della scarpata sottostante. Ma una volta che i macchinari pesanti saranno andati via, successivamente sarà il momento delle squadre di operai che manualmente dovranno intervenire per la posa manuale del pavimento ed esecuzione delle parti più piccole del cantiere, con una tempistica teorica stimata in ancora qualche mese.

Viale Castello è l’unica opera pubblica finanziata direttamente da fondi comunali, circostanza che ha rappresentato un vero problema nel momento in cui l’ente è andato in dissesto finanziario, poiché la sua copertura economica è finita nel conteggio della massa passiva, e di fatto l’impresa appaltatrice è diventata un creditore al quale riconoscere un massimo del 60% di quanto stabilito in sede di aggiudicazione dalla gara.

L’iniziativa risale al 2015, con la prima Amministrazione Tutolo che l’aveva presentata come la svolta urbanistica e turistica per la zona che collega la Villa comunale con la fortezza svevo-angioina. Da quel momento, avviato con l’indizione di un concorso di idee per la sua concezione progettuale, si è presentata una lunga e incredibile serie di problemi tecnici e amministrativi che hanno fatto slittare i tempi senza più una conclusione certa. Uno su tutti, la “scoperta” di un cavo elettrico sotterraneo non segnalato nelle carte, situazione che ha portato a ridisegnare la rete dei sottoservizi e che ha favorito anche la ridefinizione dl consolidamento del sottosuolo con una nuova redazione di calcoli strutturali.

In mezzo ci è finita quindi una variante di progetto da sottoporre nuovamente a tutti gli organismi interessati per i rispettivi pareri, cioè Soprintendenza, Autorità di Bacino, Provincia di Foggia (Territorio e Beni culturali) e Regione Puglia (Foreste), che poi hanno dato il via libera a una necessaria variazione del fronte strada, di fatto un suo allargamento con l’introduzione di nuove aiuole, oltre all’abbassamento della profondità del sistema di consolidamento del versante con “terre armate”.

Zone Transition

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I costi ovviamente sono ulteriormente lievitati di altri 165 mila euro, comunque messi a disposizione dall’Amministrazione Pitta, fino a raggiungere praticamente la cifra tonda di un milione di euro.

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