Il giro di vite su ASE spa, la partecipata del servizio di igiene urbana del Comune di Manfredonia, ha avuto un effetto netto sulla posizione lavorativa di Raffaele Fatone, il quale è stato licenziato nei giorni scorsi. Sia il giovane Fatone che il padre Michele, ex ras di ASE, sono tuttora agli arresti dopo l’indagine di Procura foggiana e Guardia di Finanza denominata “Giù le mani”. Se il pregiudicato e chiacchieratissimo Fatone senior mesi prima, incredibilmente, era andato in pensione col settimo livello e i soldi richiesti, il figlio Raffaele era stato sospeso dal servizio a seguito dell’arresto. Il licenziamento è arrivato dopo il commissariamento, di fatto, della società in house da parte della Prefettura e del Comune, commissariato e affidato dall’autunno 2023 alla viceprefetta Rachele Grandolfo. Dopo la nomina del tenente della Guardia di Finanza Bisceglia, Grandolfo settimane fa aveva, con proprio decreto, revocato per giusta causa e con effetto immediato la nomina dei componenti del cda (Michele Centola, Massimo Leone e Lucia Murgolo), che erano stati scelti dall’amministrazione Rotice a seguito di avviso pubblico e dopo il divorzio dall’amministratore unico di nomina commissariale Raphael Rossi. Al posto dei tre la nomina in via di urgenza, come amministratore unico, del barese Marcello Danisi, per una “netta discontinuità col passato”.
Una scelta strettamente connessa all’inchiesta giudiziaria “Giù le mani” e al diretto coinvolgimento in essa dei Fatone, destinatari di misure cautelari.
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Nella propria relazione, consegnata a Grandolfo lo scorso 23 aprile, la dirigente Rosa Tedeschi e il tenente Bisceglia hanno evidenziato “una serie di condotte da parte dell’amministratore e del cda, integranti giusta causa di revoca dei loro incarichi”.
Poi il riferimento a quanto rivelato da l’Attacco mesi fa su Michele Fatone: “Tra le condotte evidenziate si connota di particolare gravità quella posto in essere dall’amministratore il quale, non solo è rimasto inerme rispetto alla grave situazione di illegalità esistente all’interno dell’organizzazione del personale della società ma ha ritenuto di conciliare la causa di lavoro promossa da Michele Fatone, nonostante la soccombenza di quest’ultimo nel giudizio di primo grado, realizzando di fatto patti e intese intervenuti al di fuori di ogni paradigma di legalità con soggetti anche politici, uno dei quali raggiunto da misura cautelare (in primis evitando a Fatone di dover corrispondere all’azienda le spese legali a cui era stato condannato in primo grado a pagare), come disvelati dall’inchiesta”.
Zone Transition
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Adesso la scure si è abbattuta su Raffaele Fatone, che peraltro per i colleghi aveva intrapreso “la stessa scia paterna” quanto a condotte arroganti in ASE. Né va dimenticato come Michele Fatone abbia tentato, anni fa, di far entrare in ASE anche l’altro figlio, verosimilmente chiedendo aiuto alla politica.