Per il terzo anno consecutivo, i ricercatori della McGill University sono a Siponto per riprendere la campagna di scavi archeologici che stanno eseguendo nell’area attigua al cosiddetto Parco delle due basiliche. Già, perché prima ancora che arrivi l’estate e con essa gli scavi che stanno conducendo le Università di Foggia e Bari, professori e universitari canadesi (qualche francese) e statunitensi stanno indagando le vestigia sipontine dell’età medievale. Per la prima volta, l’accoglienza che hanno ricevuto non è stata per niente ospitale. Giunti a Manfredonia e iniziati gli scavi lunedì scorso, al termine hanno riposto le attrezzature in un container a breve distanza dagli scavi “perché non ci sono spazi nell’area del Parco archeologico mentre per noi è più comodo avere tutto vicino”, spiega a l’Attacco la professoressa Darian Marie Totten. Ma, la mattina dopo, hanno dovuto prendere atto che l’ingresso era stato forzato ed erano state portate via 4 carriole acquistate appena arrivati in loco. Il valore economico del furto è tra 200 e 300 euro, ciò che ha più valore e invece è stata tolta e scippata loro è la fiducia.
“Nei primi due anni era andato tutto bene, stavolta no – riprende la professoressa Totten -. Quando si scava una città medievale, ci sono pietre da asportare e trasportare via, perciò gli attrezzi si consumano e quest’anno li abbiamo acquistati nuovi. Tra questi, c’erano anche nove carriole e qualcuno, forzando di sera la serratura del container, ne ha portate via quattro”.
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Quando ne parla, la docente non riesce a celare amarezza. È preoccupata per i ragazzi perché “sono un po' disorientati e non vorrei mostrare scoramento, piuttosto mi sforzo di cercare e di offrire stimoli”, dopo che “li ho visti girare per la città scoprendola e vivendola con le persone della sua comunità, anche se con qualche limite nella lingua. Sappiamo che ci sono brave persone a Manfredonia – prosegue -, sono quei tanti con cui quotidianamente interagiamo, però ammetto che adesso è più difficile distinguere di chi possiamo fidarci tra quelli che non conosciamo”.
Sono nel numero di trenta gli studenti impegnati negli scavi e ognuno di loro ha scelto volontariamente l’Italia, più precisamente Siponto. Quasi tutti i ragazzi sono alla loro prima esperienza in Italia, e alla loro prima esperienza di persona in un’area di scavi.
“Finora il nostro rapporto con la comunità era quello che si stabilisce quando ci vengono a trovare per vederci impegnati negli scavi. Vogliono vedere, ci fanno domande perché vogliono sapere del lavoro che facciamo. Questa, invece, è la prima volta che ci troviamo a vivere una situazione simile”. E poi aggiunge che “si è un po' rotta la fiducia”.
È sul valore simbolico dell’accaduto che si sofferma principalmente il professore Roberto Goffredo, dell’Università di Foggia e tra i 3 direttori degli scavi che ricominceranno a breve in simbiosi con l’ateneo barese e i colleghi Giuliano Volpe e Maria Turchiano.
“Siamo qui ormai per quattro mesi all’anno – osserva Goffredo -, quindi la nostra è una presenza consolidata. Stiamo investendo tempo e risorse su questo sito non solo con l’obiettivo di portare avanti un progetto di ricerca storica e archeologica, ma anche nella convinzione e nella speranza di dare un contributo”.
Il furto di carriole fa il paio, in un certo qual modo, anche con episodi “poco rispettosi del sito e del nostro lavoro” che avvengono ancora più lontani dai riflettori. “Ci sono persone che, dopo che terminiamo gli scavi, vengono a fare buchi, a cercare cose, addirittura a scavare oppure a girare con il metal detector. Questo è un problema culturale – constata il professore Goffredo -, che deve essere affrontato seriamente”.
Viste le prossime elezioni amministrative, il docente dell’ateneo foggiano – per quanto specifichi in premessa che non segue la situazione politica sipontina – dice che si aspetterebbe “il tema dell’importanza di questo sito e della sua valorizzazione, di come si possa lavorare in sinergia”, invece “non mi pare che questi temi siano entrati nel dibattito delle prossime elezioni”. Questo elemento “ci fa riflettere perché significa da un lato che abbiamo ancora molto da fare, mentre dall’altro lato ci fa sentire molto soli”.
Una solitudine che gli archeologi provano ogni qualvolta organizzano una campagna di scavi a Siponto. È quella inerente l’accoglienza, dal momento che ciclicamente si ripropone il problema di trovare alloggi per gli studenti universitari che giungono da tutta Italia per partecipare agli scavi. Le richieste risultano superiori agli alloggi disponibili, visto che finora soltanto la Chiesa ha prestato collaborazione. “L’anno scorso eravamo una sessantina, mentre quest’anno abbiamo ricevuto un’ottantina di richieste – fa il punto Goffredo -, perché gli studenti vogliono venire a formarsi qui. Ma il problema che si pone è: dove accoglierli?”.
Zone Transition
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Una domanda che andrà rivolta ai prossimi amministratori della città, così da capire forse meglio quanto e come si vuole investire nella valorizzazione di un’area archeologica straordinaria. E sicuramente longeva, se tutti lo penseranno possibile.