I risultati di una cultura basata sull’uso e sullo spreco degli oggetti di plastica monouso sono ben visibili ovunque, sia lungo le coste che negli oceani.
Secondo quanto confermato da una recente stima, i rifiuti di plastica inquinano sempre più gli oceani: basti pensare che entro il 2050 il peso delle plastiche presenti nei mari sarà superiore a quello dei pesci. La plastica è una delle sette aree chiave ed è, secondo la Commissione Europea, uno degli elementi cruciali per raggiungere un'economia circolare nell'UE entro il 2050. Le nuove norme dell'UE, adottate il 27 marzo 2019, riguardano gli attrezzi da pesca perduti e i 10 prodotti di plastica monouso più diffusi sulle coste europee. Queste due categorie di prodotti prese insieme rappresentano il 70% dei rifiuti marini.
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Non è solo una questione di disordine e sporcizia, i rifiuti di plastica feriscono gli animali che possono restare intrappolati nei pezzi più grandi o addirittura possono scambiarne le parti più piccole per cibo. L’ingestione di particelle di plastica impedisce la digestione degli alimenti normali e può favorire la presenza di inquinanti chimici tossici nel loro organismo.
Nel week-end i volontari de La Via della Felicità si sono recati nuovamente a Parco Pantanella a Foggiaper raccogliere i rifiuti abbandonati nelle aree verdi. I volontari hanno trovato molta plastica e alluminio abbandonati, ma non solo. Sono stati ritrovati anche pezzi di ferro, sacchetti e vetri, per un totale di più di venti sacchi di rifiuti raccolti.
Zone Transition
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La responsabile de La Via della Felicità, Marina Biancardino, un po’ amareggiata, vuole ricordare le parole dell’umanitario L. Ron Hubbard, autore della guida al buon senso La Via della Felicità: “Dà il buon esempio. […] Un ciottolo, gettato in acqua, può creare onde fino alla spiaggia più lontana.” Questo per sottolineare, che non è sufficiente raccogliere i rifiuti abbandonati, ma bisogna creare una cultura di rispetto per il proprio ambiente, soprattutto sui giovani, che saranno il futuro della società.