L’ultima udienza del processo per concussione, corruzione e peculato che vede coinvolti 13 imputati, tra cui l’ex Sindaco di Foggia Franco Landella, si è svolta mercoledì, nelle prime ore di un soleggiato pomeriggio ormai estivo. Ad essere ascoltati, questa volta, l’ex consigliere comunale in forza al centrodestra Bruno Longo, e il manager della Sitie impianti, società interessata all'epoca al project financing sulla pubblica illuminazione Roberto Pinotti. Durante l’udienza dello scorso 29 maggio presso la Corte d'Appello del Tribunale di Foggia il collegio giudicante presieduto dal giudice Armando dello Iacovo ha sciolto la riserva sulla questione tecnica riguardante l’utilizzabilità delle intercettazioni acquisite, dando di fatto ragione alla Procura sulla ammissibilità di tutte le intercettazioni confluite dai vari fascicoli, diversamente da quanto aveva fatto in precedenza accogliendo invece le richieste della difesa di Landella. Una decisione che giocherà in maniera influente sull’esito del processo poiché, come spiegato dai beninformati, potrebbe incidere sui mezzi di prova a disposizione dell’accusa. In buona sostanza il Tribunale di Foggia, dopo l'ordinanza delle Sezioni Unite della Cassazione che aveva interpretato restrittivamente l'art. 270 del codice di procedura penale, ha giudicato ammissibili tutte le intercettazioni, argomentando sulla inapplicabilità della disposizione al processo in corso. L’interrogatorio ha spaziato sui diversi accapi. Al centro del dibattito la questione Sitie sulla pubblica illuminazione, ed i vari rapporti intrecciati tra Azzariti, Iaccarino e non solo.
“Mi chiese (riferito all’allora Sindaco di Foggia Franco Landella, ndr) di stringere i tempi per poter arrivare ad una conclusione e poter processare questo “riconoscimento” – ha esordito Pinotti incalzato dai pm Roberta Bray ed Enrico Infante - cioè alla chiusura delle operazioni, si prevedeva un riconoscimento in denaro al richiedente (lo stesso Landella). Quella fu una richiesta non ufficiale – ha poi aggiunto l’uomo - servivano però i soldi proprio ad agevolare il percorso del progetto”.
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Alla domanda del pm su chi fosse il soggetto richiedente, è stato lo stesso Pinotti a sciogliere ogni dubbio affermando che: “Landella mi chiese che all’ottenimento dell’operazione gli si fosse riconosciuto un emolumento in denaro, quantificato in circa un milione di euro – ha detto durante l’interrogatorio – ne parlai con Thomas Barbieri (dello staff dirigenziale dell’azienda Sitie) e con nessun altro. Quella richiesta mi venne fatta una sola volta da Landella. Tempo addietro, invece, da “altri” quando nel 2016, periodo in cui decidemmo di partecipare alla gara, mi venne presentata l’opportunità di partecipare alla gara”.
Lo stesso Pinotti ha poi aggiunto che l’allora Sindaco di Foggia gli aveva fatto questa richiesta all’uscita da una prima riunione svoltasi in uffici comunali. “Nel mentre scendevamo le scale, ci siamo appartati su richiesta dello stesso Sindaco – ha dichiarato – in quel momento, lontani da altre persone, mi avanzò questa richiesta. Tutto questo è accaduto ad inizi 2019, in quegli anni la nostra società si trovava già in difficoltà economica. Così gli risposi che stavamo, proprio in virtù di questo andamento negativo, di cedere il progetto”.
Roberto Pinotti ha incontrato Landella, insieme a all’imprenditore Michele D’Alba anche a Roma. Sempre secondo Pinotti lo stesso D’Alba avanzò in quell’occasione la proposta di subentrare nel progetto e pagare la richiesta all’allora Sindaco del capoluogo dauno.
Ad essere discussa in aula anche la questione Azzariti. “Si trattava di un programma che aveva a che fare con una sorta di razionalizzazione della gestione della pubblica illuminazione che veniva precedente effettuata con servizi approssimativi – ha poi spiegato ai pm Bruno Longo - all'epoca svolgevo il ruolo di consigliere comunale, ero membro della Commissione Territorio. Ricordo che c’erano criticità in relazione alla scelta del tipo di gara. Ricordo che c’erano voci di corridoio, che giravano anche in Commissione Territorio - ha confidato - si commentava che c’era qualcosa che non andava per il verso giusto. All’epoca frequentavo la Commissione Territorio – ha ribadito l’ex amministratore foggiano - dunque ritengo che tutti gli otto componenti sapessero di queste voci, che c’era qualcosa che non andava”.
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“Conosco Michele De Carlo – ha poi aggiunto Longo rispondendo al pm - me lo presentò Luigi Fusco. Mi doveva dare una mano durante le elezioni regionali di 4 anni fa. Mi presentarono De Carlo come un esperto, le mie interlocuzione con lui erano in merito a questa esperienza. Conosco Luca Azzariti perché mi venne presentato come amico di infanzia da Leonardo Iaccarino che all’epoca svolgeva il ruolo di Presidente del Consiglio comunale. Con Azzariti ho parlato spesso dell'argomento perché era interessato al subentro di una gara comunale. Lo stesso Azzariti mi confidò più volte che il Sindaco per far passare questa sua richiesta gli avrebbe richiesto dei soldi. Io gli dissi che se le cose stavano in questa maniera doveva rivolgersi ad un avvocato e denunciare. Anche lo stesso Agostinacchio informato della situazione consigliò di denunciare qualora fosse stato tutto vero”.
(Pubblicato nell’edizione in edicola il 20 giugno 2024)