Nonostante tutti gli sforzi ed i reclami susseguiti ripetutamente in questi ultimi due anni, non cambiano le condizioni nelle carceri pugliesi. Sorvegliato speciale il penitenziario di Foggia che riversa oggi in una vera e propria emergenza.
“Mentre il Ministro della Giustizia Cartabia affida lo scettro del DAP all’ennesimo Capo che diventa anche il capo della Polizia Penitenziaria, le carceri Italiane sono di fatto in autogestione da parte dei detenuti che ormai fanno quello che vogliono – dichiarano dal SAPPE, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria - gli eventi critici si sono decuplicati, a partire dalle aggressioni ai poliziotti che sempre più spesso pagano il prezzo di una inadeguatezza dei Ministro e del DAP nell’affrontare le vere problematiche che attanagliano il sistema penitenziario. E non finisce qui – rincarano dal sindacato - ancora tentativi di suicidio, autolesionismo, episodi di prepotenza di molti detenuti nei confronti dei più deboli determinati dall’autogestione. Riteniamo che questa libertà regalata ai detenuti nasconda tutti i problemi che negli anni ogni Capo del DAP ha accumulato dopo aver riscosso un ben remunerato appannaggio. Infatti a nessuno interessa della situazione dei di detenuti psichiatrici; “pazzi” buttati nelle carceri, dopo aver chiuso i manicomi, senza assistenza adeguata, per cui alla fine sono i poliziotti che ne pagano le conseguenze. La professoressa Cartabia si riempie la bocca di rieducazione ai sensi dell’articolo 27 della costituzione; ma come la fa questa rieducazione se poi mancano gli attori principali come educatori, assistenti sociali”?
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“In questi due anni abbiamo chiesto provvedimenti mai arrivati - spiega a l’Attacco Federico Pilagatti, segretario regionale e nazionale SAPPE – ciò che è successo a Foggia non è mai accaduto in un paese civile. E nonostante le nostre richieste e la situazione sempre più tragica, l’amministrazione non ha mai fatto niente in questi due anni. Vent’anni fa nel capoluogo, a fronte di 500 detenuti si poteva contare su un organico di circa 150 unità. Oggi se contano 60 con oltre 600 carcerati. Una situazione che si riversa poi anche sugli stessi carcerati – aggiunge – come si fanno a rieducare 600 persone con appena tre educatori? Anche loro meritano di essere tutelati ma con fatti e non a chiacchiere”. Dati alla mano, infatti, Foggia conta 600 detenuti e 3 educatori, Taranto 700 detenuti e 3 educatori. “Certo la propaganda del Ministro e del DAP consiste nel far vedere ogni tanto progetti realizzati in qualche carcere della nazione, ma per le altre decine di migliaia di detenuti cosa si è fatto? Nulla – evidenziano dal SAPPE - senza parlare della sicurezza: fino a qualche anno fa le evasioni di detenuti non erano nemmeno pensabili, ora invece non passa giorno che ci sia qualche evasione da uno dei circa 200 penitenziari della nazione, determinate sempre dagli stessi motivi tra cui carenza di organici della polizia penitenziaria, per cui le carceri nelle ore serali e notturne sono pressoché vuote; ed ancora mancata installazione di tecnologia utile a contrastare l’utilizzo dei telefonini da parte dei detenuti, nonché di apparecchiature elettroniche per disturbare il volo dei droni che portano materiale proibiti(telefonini, armi, droga)”.
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“Dal 2000 ad oggi si registrano mille detenuti in più in Puglia e circa 600 agenti in meno – continua Pilagatti – se questa manifestazione non basterà andremo sotto il Ministero della Giustizia a manifestare”. A chiedere l’intervento del Ministro Cartabia anche da Fratelli d’Italia che aggiungono: “Siamo al fianco di chi rischia la propria vita per la nostra sicurezza. Il problema delle carceri in ambito nazionale, è un’emergenza. La realtà di Foggia in particolare vive una situazione drammatica con il numero dei detenuti che supera quasi di 200 il limite regolamentare. È una cosa nsostenibile. Numerosi episodi di violenza hanno messo a serio rischio l’incolumità dei poliziotti”. Intanto migliorano le condizioni della casa circondariale foggiana. A dirlo sono le osservatrici dell’associazione Antigone che aggiungono: “Meglio rispetto al sovraffollamento le cui percentuali sono di poco inferiori al 152%, un tasso comunque importante - spiega Maria Pia Scarciglia - ieri abbiamo contato 567 detenuti di cui 28 donne in un carcere che ha la capienza regolamentare di 362 posti. Diversi gli starnieri, con maggioranza nigeriani e gente proveniente dall’Est. Una struttura che risente di diversi problemi, probabilmente dovuti anche alla compelssità del territorio che la ospita. È quindi necessario lavorare maggiormente sulle opportunità di reinserimento, sul lavoro e sui corsi. Non abbiamo trovato volontari, segno che territorio e politica vivono distanti da questa realtà”. “Il primo step? Bisogna riprendere i collegamenti col territorio - conclude Francesca Pastore -ci sarà un progetto importante che coinvolgerà 10 detenuti: un corso di formazione nel settore dell’agricoltura e la conseguente possibilità di inserimento lavorativo”.