Bomba a farmacia di Monte Sant’Angelo, la pista che porta al bar ritrovo dei pregiudicati legati ai clan

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Torna l’allarme a Monte Sant’Angelo, peraltro nell’anno in cui i cittadini torneranno alle urne. Col 2022 si chiude infatti il quinquennio

dell’amministrazione eletta nel 2017 al termine dei due anni di commissariamento per infiltrazioni mafiose, primo caso in Capitanata. Da quel 2015 altri 4 Comuni hanno subìto la stessa sorte, ma nella città dei due siti Unesco ciò che non è cambiato solo gli atti intimidatori contro gli amministratori comunali e non solo.

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A dicembre scorso suscitò unanime condanna nel paese garganico l’ingente danneggiamento provocato dall’ordigno posizionato da ignoti contro la farmacia Simone. Ieri dalla farmacia Simone hanno commentato con parole pesanti e significative l’ultimo avvenimento, contro l’assessore Rignanese: “Se la risposta dello Stato fosse stata proporzionale alla provocazione ricevuta oggi sarebbe un bel giorno di gennaio. E invece sprofondiamo”.

A dicembre si pensò, dopo la bomba alla farmacia (che causò danni quantificabili intorno ai 50mila euro), ad un atto volto a colpire il maresciallo della locale stazione dell’Arma, Michelangelo Dargenio, amico della titolare.

Dopo quel fatto, la caserma di Monte si è ritrovata senza il suo comandante, che – a quanto pare per incompatibilità ambientale – è stato allontanato, disponendone il trasferimento in un’altra provincia, quella di Barletta-Andria-Trani. La comunità è rimasta sconcertata e destabilizzata per la perdita del suo storico punto di riferimento, una decisione arrivata dopo 35 anni di servizio che è apparsa peraltro incongrua visto che l’uomo non è né il marito della donna né il suo convivente.

E se invece la bomba contro la farmacia Simone avesse avuto ben altro motivo? Una pista investigativa ricollega tale attentato, avvenuto nella notte di domenica 6 dicembre, a quanto era successo appena pochi giorni prima, venerdì 3 dicembre.

Quel venerdì fu notificata - peraltro dai Carabinieri di Manfredonia e non da quelli di Monte Sant’Angelo – un nuovo ordine di chiusura per il bar Kristall, deciso dalla Questura di Foggia applicando l’articolo 100 Tulps. Secondo gli investigatori, il locale sarebbe stato nuovamente ritrovo di soggetti pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica, persone legate ai clan locali.

Già a settembre il bar era stato chiuso per 20 giorni con le medesime motivazioni; in quel caso erano stati i carabinieri della locale stazione di Monte, su disposizione del questore, a procedere alla temporanea chiusura dell’attività situata nella piazza principale del paese. Il Kristall si trova nella zona chiamata dai montanari “dei tre bar”, accanto al negozio di corredi “La venezolana”.

Costantemente frequentato da pregiudicati, il Kristall è collegato dagli inquirenti a Giovanni e Angelo Totaro, detti Farfaridd, vicini all’ex clan Primosa-Basta-Alfieri. Qualche investigatore è convinto che la bomba alla farmacia possa aver rappresentato una risposta alla nuova chiusura disposta per il bar, che nel frattempo ha ottenuto una sospensiva dal TAR Puglia. Del resto già nell’immediato si capì che la farmacia c’entrava ben poco.

“Stiamo valutando la situazione”, riferirono a l’Attacco a dicembre fonti dei carabinieri. “La dottoressa sentita non ha lamentato nulla, né richieste estorsive né atti di nessun genere. Con il comandante c'è molta amicizia, ma da qui a colpirla per lanciare un messaggio al militare è un qualcosa da non definire in maniera così netta. Tutte le ipotesi sono al vaglio delle forze dell'ordine”.

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Lo scoppio fu udito in gran parte della città. “È un avvenimento che possiamo definire strano in quanto accade in un periodo di relativa tranquillità in città. Tra i cittadini, quando la notizia iniziata circolare, c'è stato un cauto stupore in quanto le scorse settimane sono state molto tranquille dal punto di vista delle azioni criminali. Sembra difficile pensare a un dispetto fatto alla dottoressa Raffaella Simone, sempre disponibile con tutti. Tranquillità? In determinate cittadine c’è sempre la fiamma che cova sotto la cenere”, continuarono le fonti. “In questi piccoli borghi ci sono degli equilibri delicati. L’Arma è sempre presente, con molti sforzi riesce anche a coprire l'orario notturno, però purtroppo non ci sono occhi e orecchie che possono o vogliono collaborare con le forze dell’ordine. E quindi bisogna fare da soli. Stiamo vagliando le immagini di alcune telecamere di videosorveglianza. Ora vanno fatti i dovuti riscontri e riconoscimenti. Lo Stato è presente, purtroppo anche se c’è una sorveglianza notturna è facile eluderla attraverso delle vedette”.

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