Detenuti utilizzati come “contenitori” per il trasporto e lo spaccio di droga in carcere.
Accade a Foggia dove il sistema degli ovuli contenenti stupefacenti e ingeriti da un detenuto, proprio come accade con i “commessi della droga”, è venuto fuori nell’istituto penitenziario.
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Aldo Di Giacomo, segretario generale del Spp (Sindacato polizia penitenziaria) commenta: “Si prenda atto che il traffico di droga in carcere ha raggiunto livelli e metodi che sfuggono ai più semplici e tradizionali controlli. Il sistema con il predominio di clan e famiglie che controllano lo spaccio di droga fuori dal carcere – aggiunge – si basa su detenuti più deboli che sono vittime dei capo clan e si prestano ad ogni tipo di comando e vessazione”.
“Un sistema che – dice ancora il segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria – rappresenta l’ennesimo caso del comando delle carceri ad opera della criminalità organizzata in tutti i traffici che oltre agli stupefacenti riguardano i telefonini con i quali impartire ordine fuori e persino le armi. Proprio ieri abbiamo denunciato con la scoperta della ‘piazza’ di spaccio di droga nel carcere di Secondigliano che coinvolge anche quattro agenti – per i quali vanno accertate le responsabilità e sanzionate con pene severe – che lo spaccio di droga, solo nelle carceri campane, ha raggiunto un giro di affari illeciti per almeno 10 milioni di euro l’anno controllato da pochi clan e famiglie della camorra”.
“Almeno noi – afferma Di Giacomo – non siamo disposti a fare come le ‘tre scimmiette’ e quindi a chiudere occhi, bocca ed orecchie rispetto a tutto quello che avviene nei penitenziari per doppia responsabilità del clima buonista nei confronti dei ‘poveri’ detenuti in sofferenza e dell’incapacità di istituzioni e politica a dare soluzioni almeno alle più gravi emergenze esistenti e contrasteremo in ogni modo e strumento che ci sono consentiti il disegno della criminalità organizzata di imporre il proprio comando approfittando della assenza dello Stato”.
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“Lo faremo a partire dal pieno sostegno alle iniziative di legittima protesta delle associazioni delle vittime di mafia e per tutelare i nostri colleghi che quotidianamente subiscono aggressioni e violenze da detenuti”, conclude.