Il Gip presso il Tribunale di Lecce ha definitivamente accolto la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura di Lecce nei confronti del commercialista Massimiliano Soave, accusato di concorso in corruzione con il pubblico ministero Domenico Seccia, di traffico di influenze illecite e di violenza privata, nei confronti di Flavio D’Introno, imprenditore di Corato, colui che, con le sue dichiarazioni, fece aprire un’inchiesta che ha portato, negli anni scorsi, all’arresto di alcuni magistrati all’epoca dei fatti in servizio a Trani.
Il magistrato barlettano, ex pm della Direzione distrettuale antimafia di Bari e procuratore di Lucera è noto in Capitanata, si occupò di mafia garganica per buona parte della sua carriera prima di finire a Roma presso la Cassazione, era considerato in qualche modo il primo giudice ad aver dimostrato processualmente l’esistenza della criminalità organizzata sul Gargano. Seccia ha anche scritto due libri sulla mafia del promontorio. Fu poi tirato in ballo nella inchiesta relativa ai presunti Pm corrotti della Procura di Trani dove anche lui lavorò una decina di anni fa.
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Si parlò di mazzette per aggiustare i processi dell’imprenditore.
I fatti sono noti: a finire nella bufera alcuni magistrati, che, all’epoca dei fatti, erano in servizio a Trani. L’imprenditore dichiarò di aver subito intimidazioni da parte del commercialista, che gli avrebbe “consigliato” di non fare il nome di Seccia, altrimenti il Pm gli avrebbe “mandato la mafia garganica”. Il magistrato ha anche denunciato per calunnia l’ex collega Antonio Savasta (che in pratica confermò le dichiarazioni dell’imprenditore) e lo stesso Flavio D’Introno. Ad agosto scorso è stato disposto che sarà la Procura di Perugia a occuparsi dell’indagine della quale la Procura di Lecce ha chiesto per due volte l’archiviazione.
In questi giorni la svolta per Soave: sia per la Procura che per il giudice per le indagini preliminari salentino, le accuse nei confronti del commercialista non hanno trovato alcun riscontro nelle indagini svolte dagli inquirenti, in quanto è emersa l’insussistenza di elementi idonei a sostenere l’accusa nei confronti dello stesso, difeso dall’avvocato Antonio La Scala.
“Si chiude così, dopo circa tre anni, una vicenda che ha profondamente addolorato il professionista - dichiara La Scala - che, senza essere mai stato ascoltato dagli investigatori, ha dovuto subire un linciaggio mediatico e accuse ingiuste”.
Si apprende che per la Procura e il Gip di Lecce tutte le accuse sono cadute perché insussistenti, in quanto non hanno trovato riscontro nelle indagini svolte dagli inquirenti. Nel provvedimento di archiviazione si fa riferimento anche ad un incidente probatorio ove D’Introno parla di Soave senza che né quest’ultimo né il suo difensore fossero stati presenti.
Zone Transition
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“Siamo soddisfatti solo parzialmente - afferma La Scala - in quanto, da un lato eravamo certi che si trattasse di accuse prive di fondamento, dall’altro però, vista la delicatezza, la complessità delle questioni e le persone coinvolte, ci si aspettava un’attività investigativa che, in qualche modo, sin da subito avesse tenuto conto delle argomentazioni difensive. Tre anni hanno rappresentato un tempo molto lungo prima che venisse ristabilita la verità, tempo durante il quale l’immagine del professionista Soave è stata gravemente lesa. Il mio assistito ha già intrapreso e intraprenderà tutte le azioni in sede civile, penale e disciplinare nei confronti di tutti coloro, diversi da soggetti esercenti funzioni giudiziarie, che a vario titolo hanno concorso a realizzare, secondo il medesimo Massimiliano Soave, una gogna legale e mediatica indegna per una Paese civile”.