Duplice omicidio Cirillo, arrestato il pregiudicato Rendina

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E’ il 45enne pregiudicato di Trinitapoli Giuseppe Rendina il presunto autore del duplice omicidio di Gerardo e Pasquale Cirillo, padre e figlio. I due uomini sono stati uccisi nelle campagne di Zapponeta, in località Alma Dannata, con colpi di pistola alla nuca. I cadaveri sono stati ritrovati domenica mattina.

Nella giornata di martedì gli inquirenti apparivano sulle tracce di un uomo da loro identificato come possibile omicida e di cui temevano la fuga. La svolta c’è stata effettivamente ieri pomeriggio, quando è stato arrestato Rendina a Trinitapoli da personale appartenente alla Squadra Mobile di Foggia, al Commissariato di P.S. di Cerignola e alla Compagnia Carabinieri di Manfredonia – NORM Sezione Operativa, i quali hanno eseguito un fermo d’indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica di Foggia, per quanto avvenuto lo scorso 30 luglio a Zapponeta, in agro di Manfredonia, presso un podere preso in affitto dalle vittime.

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“L’odierno provvedimento sarà oggetto del vaglio del GIP presso il Tribunale di Foggia nei tempi di legge. L’indagato, in quanto tale, è presunto innocente fino a una eventuale sentenza definitiva di condanna. La sua posizione penale sarà oggetto di nuove valutazioni in sede di dibattimento. Eventuali ulteriori notizie saranno fornite solo dopo l’interrogatorio di garanzia”, è tutto ciò che la Questura ha fatto sapere ieri.

Ci sarebbero “prove schiaccianti” contro l’uomo, che avrebbe agito per motivazioni economiche e che è noto alle forze di polizia per diversi reati. Gli inquirenti attendono di fare una conferenza stampa congiunta di Polizia e Arma. Potrebbe esserci un prestito di denaro di circa 10mila euro dietro l’assassinio dei Cirillo, i cui corpi sono stati trovati chiusi in buste di plastica e nascosti sotto i tubicini per l’irrigazione.

Nei giorni scorsi gli investigatori hanno ascoltato parenti e conoscenti delle vittime. Appare significativo il fatto che non sia stata chiamata la Direzione Distrettuale Antimafia, segno che quello che gli inquirenti hanno visto li ha resi persuasi da subito che l’assassino fosse una persona che nulla a che vedere coi clan.

Sono stati poi effettuati rilievi sull’auto dei Cirillo, una Renault Capture, trovata nelle vicinanze del fiume Carapelle, a bordo della quale potrebbe essere salito il killer. È stata una parente ad allertare le forze di polizia segnalando la scomparsa la sera prima del ritrovamento.

Gli inquirenti hanno ipotizzato subito che ad agire sia stata una sola persona che avrebbe giustiziato i due Cirillo con un colpo di pistola alla nuca, in due diversi momenti. E’ stato rinvenuto dapprima il corpo del figlio e poi, a un centinaio di metri di distanza, il corpo del padre. Tutto lascia presupporre che il killer abbia ucciso prima l’uno e poi sparato anche al secondo, giunto nel frattempo. 

Rendina è stato fermato con l’accusa di aver ucciso i Cirillo ma gli investigatori stanno cercando di capire – come rivelato ieri da l’Attacco – se possa c’entrare anche con l’omicidio a marzo scorso del 60enne sipontino Giuseppe Ciociola, ucciso con la stessa modalità (colpo di pistola alla nuca) sempre in località Alma Dannato a Zapponeta, a soltanto 2 km in linea d’aria di distanza dal luogo in cui sono stati ritrovati i Cirillo.

Ci sono quattro elementi che appaiono comuni al momento: oltre al luogo e alla modalità usata dal killer, c’è il probabile movente, legato a ragioni economiche, a questioni di soldi. Infine un quarto elemento comune: per entrambe le indagini gli inquirenti sono stati da subito propensi ad escludere il coinvolgimento della criminalità organizzata, ovvero dei clan della Quarta mafia. Che ci sia, allora, qualcosa che unisce tali uccisioni? Forse i Cirillo conoscevano Ciociola? Ma soprattutto: è possibile che l’omicida sia lo stesso in entrambi i casi? La pista investigativa è al vaglio degli inquirenti.

Qualora fosse riscontrata avrebbe del clamoroso. Vorrebbe dire che la stessa mano ha ucciso ben tre persone. Ciociola morì dopo esser stato sparato a distanza ravvicinata. L’esame compiuto dai medici legali rivelò che il sipontino era stato freddato con un solo colpo alla nuca, esploso a quanto pare da una pistola calibro 9. Ciò sembrerebbe far propendere per un incontro con una persona conosciuta, cui Ciociola avrebbe dato le spalle.

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Un assassinio a bruciapelo, o quasi. Un’esecuzione. I carabinieri di Manfredonia, oltre a escludere la mano della criminalità organizzata, giudicarono immediatamente inconsistente anche l’ipotesi di un ladro giunto nel podere in cerca di qualcosa da rubare o di un gruppo di malviventi che da tempo saccheggia i casolari tra Zapponeta e Cerignola. Piuttosto, gli inquirenti hanno pensato che il movente sia legato a una questione di natura personale o economica intercorrente tra vittima e omicida.

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