Questa mattina in Corte d'Assise a Foggia (presidente Talani, giudice a latere Accardo) si è tenuta l'ennesima udienza del processo a carico di Cristoforo Aghilar, presente in videoconferenza dal carcere di Livorno, dove è stato trasferito recentemente, reo confesso dell'omicidio di Filomena Bruno, avvenuto ad Orta Nova nel pomeriggio del 28 ottobre 2019.
Sono stati sentiti gli ultimi due testimoni delle parti civili, una cognata con la quale la vittima aveva un rapporto molto stretto e una vicina di casa amica del cuore. Entrambe hanno confermato che Filomena Bruno prima del suo omicidio era terrorizzata da Aghilar, aveva paura per se e la sua famiglia e chiedeva aiuto e protezione ai carabinieri, in particolare ad un sottufficiale della stazione di Orta Nova, con il quale era in contatto.
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Queste le parole della cognata della vittima (anche proprietaria del bar di Orta Nova, dove la sera del 26 ottobre Aghilar tentò di uccidere Filomena con una pistola poi inceppatasi): "mia cognata cercava aiuto e protezione, l'ho sentita diverse volte mentre lo diceva al maresciallo [...omissis...]. Era terrorizzata per le minacce di Aghilar e temeva per la sua vita e per quella di noi familiari. Sono certa che se qualcuno le avesse proposto di andare in una struttura protetta me lo avrebbe detto, perchè eravamo sempre insieme e ci sentivamo continuamente". Dello stesso tenore anche la testimonianza della vicina di casa, che ha aggiunto di avere proposto lei stessa a Flomena di andare via insieme da Orta Nova, dopo l'episodio del tentato omicidio del 26 ottobre 2019 (solo due giorni prima del terribile delitto). Ma la vittima gli disse "dove vado senza Ruggiero (il figlio affetto da Sindrome di Down, n.d.r.) e mia madre? Io voglio essere protetta da loro (riferendosi ai carabinieri, n.d.r.) insieme alla mia famiglia. Quello (riferendosi ad Aghilar, n.d.r.) è capace di venirci ad ammazzare fin dentro casa".
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Abbiamo chiesto al difensore delle parti civili Michele Sodrio di fare un primo bilancio del processo al termine di tutte le prove dell'accusa: "credo ci siano prove certe ed inconfutabili che si è trattato di un omicidio premeditato e commesso con particolare crudeltà. Altrettanto certamente Filomna Bruno e tutta la sua famiglia sono stati stalkerizzati da Aghilar, che li aveva gettati in uno stato di terrore per diverse settimane, prima di quel maledetto 28 ottobre. Credo che a breve avremo la sentenza e mi auguro che la Procura chieda l'unica pena giusta, cioè a mio parere l'ergastolo".Prossima udienza la mattina della vigilia di Natale, il 24 dicembre prossimo, quando ci sarà l'esame dell'imputato, che risponderà in aula per la prima volta, dopo alcune dichiarazioni spontanee nelle udienze precedenti, alle domande di pubblico ministero e difensori. Si dichiarerà pentito del gesto che ha commesso? O cercherà di spiegare in qualche modo il delitto che ha già confessato?