Guarda che luna, arriva l’interdittiva antimafia per Romito

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E’ un’interdittiva antimafia pesantissima quella che lo scorso 4 febbraio è stata notificata al Comune di Manfredonia dalla Prefettura di Foggia. Nel mirino del prefetto Carmine Esposito è finito il noto ristorante “Guarda che luna”, situato in località Acqua di Cristo e di fatto gestito da Michele Antonio Romito, fratello del boss Mario Luciano Romito che venne ucciso il 9 agosto 2017 nel quadruplo omicidio mafioso di San Marco in Lamis, in cui perirono anche suo cognato Matteo De Palma e gli innocenti fratelli agricoltori Aurelio e Luigi Luciani.

L’impresa destinataria dell’interdittiva è la Bar Centrale sas, guidata dal figlio di Michele, il 38enne Francesco, già titolare del lido Bagni Bonobo di Siponto, pure quello fermato anni fa da analogo provvedimento dell’UTG e poi operante grazie al controllo giudiziario e alla gestione affidata ad un amministratore di nomina prefettizia. Nella compagine societaria di Bar Centrale sas anche gli altri due fratelli di Francesco e la loro madre.

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Sono attese nelle prossime ore le revoche della concessione demaniale marittima (atto di competenza dell’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico meridionale) e delle autorizzazioni al funzionamento (atto che spetta al Comune di Manfredonia).

A seguito del quadruplo omicidio la Quarta mafia è diventata nota in tutta Italia, diventando “un’emergenza nazionale”, come l’ha definita il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho.

La Squadra Stato ha iniziato allora una vera guerra ai clan di Capitanata, cominciando nel 2018 a colpire a Manfredonia anche le infiltrazioni nell’economia legale da parte dello storico clan Romito, rimodulatosi in Romito-Ricucci-Lombardi-La Torre e operante in tutta l’area del Golfo, di Monte Sant’Angelo, Mattinata e Vieste, con alleanze con la batteria foggiana Moretti-Pellegrino-Lanza e col gruppo viestano Raduano. Legami coi Romito sono sottolineati anche nell’interdittiva che colpì nel 2019 Adriatica Servizi, PFC e CTM, imprese degli edili foggiani Gianni Trisciuoglio e Marco Insalata (Marianna, figlia del capostipite Ciccillo il mattinatese, è la moglie di Nicola Trisciuoglio, fratello di Gianni).

Proprio quattro anni fa l’allora prefetto di Foggia Massimo Mariani adottò l’interdittiva a carico di Francesco Romito, quale amministratore unico della Biessemme srl, in relazione ai Bagni Bonobo, stabilimento balneare e cuore della movida del Golfo.

Dopo pochi mesi, a gennaio 2019 Mariani fermò con interdittiva anche l'agenzia di onoranze funebri di Grazia Romito, sorella di Michele e Mario Luciano, dunque zia di Francesco; l'atto prefettizio (acquisito al protocollo comunale solo il 5 agosto) portò ad agosto di quell’anno, come d’obbligo, il Comune di Manfredonia a revocare tutte le autorizzazioni rilasciate in favore dell'impresa.

Il 2019 si concluse per la città sipontina col commissariamento del Comune per infiltrazioni mafiose. Insomma, il cerchio si è stretto sempre di più sia sulla criminalità organizzata che sui suoi tentacoli nella pubblica amministrazione e nel tessuto economico del territorio.

Rispetto agli affari imprenditoriali dei Romito resisteva il conosciutissimo ristorante costruito sulla scogliera, amato negli scorsi anni da una variegata clientela (tra cui politici, amministratori, membri del CSM) per la sua cucina di pesce e la vista mozzafiato. Non era stato interessato da un’interdittiva ma, in compenso, il “Guarda che luna” era finito al centro di una lunga guerra giudiziaria per evitare la demolizione e scongiurare le accuse di violazione della normativa ambientale ed edilizia.

Fu sequestrato a settembre 2017 e solo dopo anni potè riaprire i battenti. Ma ora è nuovamente chiuso da molti mesi. Dopo la sentenza del TAR, che ha condannato l’impresa a ripristinare lo stato dei luoghi”, nulla è avvenuto. Il Comune è rimasto in attesa della sentenza di merito del Consiglio di Stato, un atteggiamento fin troppo cauto considerato che il massimo giudice amministrativo, rigettando nelle scorse settimane l’istanza di sospensiva, ha mantenuto in vita l’esecutività della decisione di primo grado.

Ma adesso è caduta sui Romito la tegola più grave, quell’interdittiva antimafia che, con l’altissima discrezionalità che caratterizza il provvedimento amministrativo (che è misura di prevenzione), non ha bisogno di molto altro oltre a mettere in risalto le parentele e il peso del clan.

La svolta è arrivata a due mesi dalle importantissime risultanze cui sono pervenuti gli investigatori della DDA di Bari con l’operazione antimafia Omnia Nostra (con 48 indagati) di dicembre 2021, che ha evidenziato con estrema chiarezza il controllo del territorio sia sul piano economico che su quello militare.

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Michele Romito, citato nell’ordinanza, non è indagato in Omnia Nostra.

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