La morte di Bruno Maiori è diventata una spy story. Scarano: “Abbiamo tanti dubbi sull’operato delle autorità”

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Oggi potrebbe essere già una giornata importante per la vicenda della morte di Bruno Maiori, il 45enne di Lucera che il 27 febbraio scorso è stato trovato senza vita in un hotel di Mels, un centro nel cantone svizzero di San Gallo.

Da quel momento la famiglia ha sempre evidenziato la scarsità di informazioni, tanto da essere stata messa al corrente ufficialmente del fatto solo dopo due giorni, e la chiarezza su quanto sia accaduto al proprio congiunto, situazione aggravata dalle difficoltà di contattare e conoscere le risultanze investigative della polizia locale che comunque aveva fermato un 19enne elvetico (ma non della zona), accusato di omicidio.

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In realtà degli ulteriori sviluppi non ne è a conoscenza nemmeno il legale incaricato dalle sorelle del pizzaiolo che si trovava in quel posto per lavoro, visto che alloggiava in una camera dell’albergo dove forniva la sua prestazione professionale nel ristorante sottostante.

“Nei prossimi giorni cercheremo di capire tante cose che a distanza non è stato possibile fare - ha rivelato a l’Attacco l’avvocato Vincenzo Scarano che si è recato personalmente sul posto – perché abbiamo tante domande da porre, tanti dubbi da sciogliere e soprattutto dobbiamo avviare le procedure per il rimpatrio della salma, cosicché il povero Bruno possa riposare in pace vicino alla sua famiglia e nel suo luogo natio”.

Determinante, ai fini della restituzione del corpo per il quale si attende il via libera dall’autorità giudiziaria locale con la quale c’è anche il problema della lingua diversa nella documentazione ufficiale, è sicuramente una circostanza finora non nota: giovedì scorso è stata effettuata l’autopsia, ma ancora non si conoscono i dettagli della perizia del medico legale.

Secondo quanto riferito dal portavoce degli inquirenti il giorno stesso della tragedia che ha parlato genericamente di morte per cause ‘non naturali’, non sarebbero state rinvenute armi da fuoco o da taglio, ma vicino a Maiori (già senza vita) c’era comunque del sangue a terra nel corridoio, così come riportato dai media locali, proprio nei pressi della porta della sua stanza dove è stato trovato dal titolare della struttura che poi ha dato l’allarme.

“Questo è uno dei tanti interrogativi che abbiamo sulla vicenda – ha aggiunto Scarano – anche perché in una prima telefonata fatta a un parente era stato accennato l’utilizzo di un coltello. Comunque sia, non abbiamo potuto nominare un nostro consulente tecnico autorizzato ad assistere ai rilievi sul cadavere, come di solito si può fare in Italia, ma saremo costretti a fare le nostre controdeduzioni solo a seguito dell’esame già svolto”.

A ogni modo, come invece succede sempre, è cominciata la triste trafila giudiziaria finalizzata all’accertamento delle responsabilità, visto che lo stesso avvocato ha preannunciato la costituzione di parte civile, ferma restando l’accettazione da parte del giudice che aveva già chiesto l’esame del Dna sui parenti, così da legittimare le loro richieste, addirittura aggiunto l’eventualità di acquisire una preesistente radiografia di arcata dentaria.

Il prelievo organico è stato effettuato la scorsa settimana alla questura di Foggia, dopo l’interessamento da parte del ministero dell’Interno che sta seguendo la vicenda in collaborazione con il consolato italiano sul posto, presidio che sta svolgendo sostanzialmente un ruolo di raccordo tra le autorità locali, lo Stato italiano e il rappresentante legale della famiglia.

“Vorremmo tanto capire chi è questo 19enne che sarebbe stato fermato dalla polizia - ha concluso Scarano - il quale pare sia stato trovato in quel luogo dal titolare dell’hotel, senza che abbia provato a scappare o a giustificarsi. Non sappiamo se abbia rilasciato dichiarazioni o abbia ammesso responsabilità durante l’interrogatorio che mi risulta sia durato diverse ore, visto che non avrebbe provato a scappare o a opporre resistenza all’arresto. Quale ruolo ha nella vicenda? Quali rapporti aveva con Bruno?”.

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Maiori era tornato a casa l’ultima volta durante le vacanze di Natale, e aveva riferito ai familiari di stare bene nel nuovo posto di lavoro che aveva trovato, dopo un periodo piuttosto lungo trascorso in Spagna, sempre nel campo della gastronomia. Tuttavia, quando è tornato in Svizzera le cose sarebbero peggiorate: aveva raccontato che il proprietario non gli aveva pagato gli ultimi due mesi di stipendio, vantando quindi un credito di circa 8mila franchi. Questa circostanza lo ha fatto entrare in aperto conflitto con Willy Meier e anche con la sua compagna, una sudamericana il cui ruolo nella struttura è ancora tutto da individuare.

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