Mafia sul Gargano, Dia: i clan hanno tessuto legami con le 'ndrine calabresi e la criminalità partenopea

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In provincia lo scenario più complesso che emerge dalla relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia (Dia) risulta essere quello della macro-area del Gargano dove si intersecano dinamiche e influenze di più sodalizi con forte vocazione verticistica, basati essenzialmente su vincoli familiari e non legati tra loro gerarchicamente.

Tra questi lo “zoccolo duro” è rappresentato dal clan dei Montanari, in seno al quale un ruolo chiave sarebbe svolto dalla famiglia Li Bergolis di Monte Sant’Angelo che ha catalizzato elementi vecchi e nuovi provenienti da diversi gruppi locali riuscendo a penetrare anche nel tessuto economico. Nel territorio la storica contrapposizione tra i Li Bergolis e gli ex Romito si conferma ancora come valida e attuale chiave di lettura per le evoluzioni strutturali dell’intero promontorio sebbene debba tenersi conto di alcuni indicatori sintomatici degli equilibri e assetti criminali.

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Il clan dei Montanari risulta dotato di maggiore influenza nell’area garganica, grazie a un processo evolutivo generatosi non solo dalla centralità acquisita nel traffico di stupefacenti anche fuori regione, ma dalla capacità imprenditoriale finalizzata al controllo dei settori economici più importanti e remunerativi. Mimetizzando i caratteri più cruenti ed efferati dell’organizzazione la mafia garganica riesce infatti a penetrare nel tessuto socio-economico controllandone i settori più importanti.

Di particolare interesse per la capacità di stringere alleanze, appaiono peraltro le risultanze giudiziarie connesse con le operazioni congiunte coordinate dalla Dda di Reggio Calabria “Handover”, rispettivamente condotte dalla Polizia di Stato, e “Pecunia Olet” condotta da carabinieri e Guardia di finanza che hanno colpito la cosca Pesce-Bellocco.

Tra i 53 indagati figurano due “garganici” di cui un elemento di spicco della criminalità organizzata già protagonista della sanguinosa faida contro il clan Ciavarrella. Significativo è il riconoscimento che i calabresi attribuiscono nel traffico e cessione di stupefacenti ai garganici quali “padroni dell’erba”, a conferma della saldatura tra la cosca calabrese e la mafia garganica, in particolare con il clan Li Bergolis di Monte Sant’Angelo.

Oltre agli stupefacenti i sodalizi del promontorio foggiano controllerebbero il tessuto economico dell’area, segnatamente quello agricolo-pastorale anche attraverso i clan Di Claudio-Mancini e Lombardi-Romito-Ricucci. Nel semestre in esame il clan Romito, attivo nel triangolo Monte Sant’Angelo-Macchia-Manfredonia-Mattinata, confermerebbe le saldature con le batterie Trisicuoglio-Prencipe-Tolonese e Moretti-Pellegrino-Lanza della Società foggiana, nonché le interazioni con la criminalità del basso Tavoliere e in particolar modo con quella cerignolana.

È documentata tra l’altro la sussistenza di rapporti intessuti dal clan con esponenti delle ‘ndrine calabresi del reggino e con soggetti ai vertici della criminalità partenopea. Proprio grazie a tali “appoggi” risulta in grado di esercitare una perdurante e pervasiva influenza nell’area garganica. L’assunto è confermato da alcune interdittive antimafia emesse dalla Prefettura nel semestre in esame a carico di imprese risultate vicine ai sodalizi criminali.

La pervasività del fenomeno mafioso nel tessuto economico garganico si manifesta anche nel territorio di San Nicandro Garganico a nord del Promontorio, dove la famiglia Tarantino contrapposta ai Ciavarrella ha nel tempo sviluppato sinergie con la criminalità organizzata sanseverese e garganica, assumendo un ruolo strategico anche in ambito extraregionale grazie alle nuove leve.

A Vieste risulterebbe egemone il gruppo Raduano, sinergico ai Romito e contrapposto agli Iannoli-Perna, che sebbene indebolito starebbe cercando di ricomporre il tessuto criminale. L’area di San Giovanni Rotondo rappresenta uno snodo strategico e di interesse per le altre espressioni criminali della zona.

Zone Transition

Zone Transition

A dimostrazione del carattere familistico della criminalità mafiosa garganica, nel semestre in esame non sono mancati episodi che hanno evidenziato il coinvolgimento diretto in eventi criminali dei rampolli delle famiglie mafiose. Anche nel Tavoliere sarebbero confermate la commistione d’interessi e le collaborazioni tra i gruppi criminali locali, foggiani e del Gargano.

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