“Gentile direttore, scrivo questo perché a questo punto della storia, cioè quella che non sembra avere fine nonostante la mannaia efficacissima
della giustizia che da tempo sta operando al meglio su tutto il territorio, Le chiedo di lasciarmi completare le mie semplici considerazioni perché, sintetizzate in tessere di mosaico discontinuamente pubblicate, sembrano assumere la caratteristica della banalità.
In un mio post social all’indomani della strage di San Marco, espressi tutta la mia “tecnica” amarezza sul livello di barbarie raggiunto e la Gazzetta del Mezzogiorno proiettò sulla prima pagina quel pensiero, dedicandogli poi una intera pagina interna. Quelle parole girarono poi sul web con commenti salaci ma sostanzialmente in linea con lo spirito dell’espressione.
Mi è anche capitato, e me ne dolgo, di fare dell’ironia sulla situazione, al punto che un qualificato testimone mi ha ricordato che, passando prima di Natale, davanti alla profumeria oggetto della barbarica e delinquenziale azione in San Severo, ebbi a profetizzare: - Questi pagano, pagheranno o salteranno.- Ipse dixit”.
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“Il sanseverese prefetto Bruno D’Alfonso, anche lui come me in pensione, ha commentato: - Allora sei uno jettatore.- Sul social ho replicato che avevo previsto la sortita del 70 sulla ruota di Torino, fenomeno statistico evidente in accoppiata con altri due numeri e la sorte della stupenda profumeria nell’amata San Severo. Mentre la spiegazione dell’avvenuto sorteggio si rinviene appunto nella statistica, per chi ci crede, quella delle nuove bombe sanseveresi si trovano paradossalmente proprio nei successi delle forze di polizia che, assicurando molti delinquenti alla giustizia, hanno “generato” bisogni di sussistenza delle famiglie rimaste senza i proventi della droga non gradita a Brumotti.
E poiché a San Severo non vi sono gli specialisti cerignolani che assaltano i furgoni blindati al Nord, ecco che gli “scioppaspesa” indigeni delinquono a “chilometro zero”.
Così pensavo durante il giro pre-natalizio per rifornirmi di taralli nella città dei campanili, prima di tornarmene a Forlì, passando per lo spaccio di bufaline. Altro che cocaina”.
“Vengo al dunque: l’ottimo Beniamino Pascale ha ben sintetizzato il mio pensiero ma non ha esplicitato la genesi di esso nel punto che riguarda il tentativo di conciliazione del privato dissidio, che compete agli Ufficiali di PS delegati dall’Autorità di Pubblica Sicurezza che, lo ricordo, a San Severo come in tutte le città ove ha sede il commissariato, è il dirigente e non il Sindaco”.
“Cosa c’entri la composizione del privato dissidio è presto detto. Le forze di polizia, ipocrita chi afferma il contrario, illustrano i risultati sia per dimostrare quanto alto sia l’indice motivazionale verso il lavoro e sia per infondere fiducia e sicurezza”.
“La litigiosità umana, vieppiù frequente in zone a consistente disagio sociale (confrontate i dati con quelli di Merano), chiede una emotiva giustizia subitanea. A San Severo, molti scazzi si risolvono con il consumato -te e fa chiamà-. Traduzione: farò in modo che a ora di pranzo la pattuglia in divisa ti notifichi l’invito.
La vendetta si risolve nel pubblico ludibrio, duecento euro all’avvocato per l’esposto, duecento per la replica della controparte, talvolta si finisce in querele e, come si chiamano in gergo, controquerele, cioè quei fogli che restano negli armadi dei tribunali per essere discussi dai pronipoti, perché a San Severo la responsabilità non è personale ma si tramanda nell’inventario ereditario per almeno sette generazioni.
Con tutto il da fare che c’è in un ufficio di polizia, cosa volete che gliene impipi all’ufficiale di PS di tentare davvero la composizione bonaria del privato dissidio?”.
“Ed è invece è qui una delle tessere essenziali dell’attività investigativa. Il successo di una attività di composizione non solo è prevenzione strategica ma si traduce in prestigio, “autorevolezza dell’autorità”, e quindi genera fiducia e una rete di potenziali informazioni”.
“A San Severo non accade e non può accadere nulla che non si sappia o che non si possa sapere anche se poi tramutare la notizia, l’indicazione, il sospetto in fonte di prova e quest’ultima in prova è attività per professionisti dell’indagine e della sicurezza”.
“E veniamo al Reparto Prevenzione Crimine, quello che l’allora Ministro Minniti chiamava in più filmini Reparto Prevenzione e Crimine, con ciò dimostrando di non conoscerne le competenze e la effettiva operatività. L’averne portato la logistica a San Severo ha sicuramente innalzato il livello di controllo del territorio. Ma il Reparto a San Severo ci è sempre andato, in giorni concordati con il dirigente del commissariato, per finalità stabilite, con strategie pensate, organizzate e senza dare l’impressione di una superflua ed anzi dannosa militarizzazione del territorio, talvolta ai danni della massaia multata per lo specchietto esterno pendente, senza infastidire il pregiudicato con lo scooter che riconosce le pattuglie sulle strade principali e imbocca i vicoli per non essere sorpreso con la pistola nella cintura”.
“Chi pensava che il Nucleo sarebbe stata la panacea, non conosce la macchina sicurezza. Il Nucleo comporta l’utilizzo di cinquanta unità. Assegnare venti uomini al commissariato, alle sole Volanti, significa mettere in strada due equipaggi automontati in più, turno in quinta, cioè 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, più dieci uomini alla giudiziaria, e cinque alla Digos per investigare sui colletti bianchi, siamo a 35 unità. Se vengono assegnati altri 5 graduati, siamo a quota 40, cioè un risparmio di dieci uomini rispetto ai 50 del Nucleo, correlativamente a una rivoluzione totale in meglio del sistema sicurezza”.
“Spiego meglio: che differenza c’è tra un agente del Nucleo e uno delle Volanti? Teoricamente nessuna. Praticamente c’è una montagna. Il Nucleo controlla il territorio (come le Volanti) ma non opera in regime di pronto intervento, come la Volante, se non a richiesta espressa, rara ed anzi eccezionale. Ne consegue che la doppia funzione in carico a tutti i poliziotti (agente di Pubblica Sicurezza prima del reato, e quindi alle dipendenze del dirigente/questore, agente di Polizia Giudiziaria al momento e dopo il reato e quindi alle dipendenze del Procuratore della Repubblica per il tramite dell’Ufficiale di Pg) per l’agente della Volante si esplicita in toto, in modo funzionale e complesso e per l’agente del Nucleo si risolve in modo molto diverso, risolvendosi dinamicamente nel secondo ambito solo euristicamente”.
“Un organico notevolmente rafforzato del commissariato, che assurge così a dignità di piccola questura plasticamente votata all’investigativa e quindi alla giudiziaria (commissariato da prima dirigenza, come quello di Manfredonia) con il presupposto già spiegato di un buon legame con la popolazione locale, è la migliore risposta tecnico-politica alle offensive criminali.
Ma valga anche l’altro verso: a San Severo, per forza di cose vi è una sorta di contiguità tra le fasce sociali e quella politica, che ha bisogno del consenso e cioè del voto (libero, uguale e soprattutto segreto), non solo non si sottrae alla regola ma da essa dipende sino ad entrare in situazione di pericolo quando non sta ai patti, quelli esplicitati, espliciti, sottointesi o silenti. Che poi essi patti vengano rispettati con appalti equivoci, consulenze agli amici, concorsi con riserve acrobatiche in fatto di posti ad personam, è fenomeno trasversale tutto italiano ma che diventa vieppiù irritante se le fasce sociali dedite al crimine per tradizione, necessità, proclività, si sentono in qualche modo giustificate sia per la contingenza dei tempi e sia per la puzza di zolfo che proviene dalle stanze dal palazzo”.
Zone Transition
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“Chiedo e mi chiedo: perché un Sindaco viene scortato e un assessore no? Perché un funzionario integerrimo non ha paura e un personaggio politico sì?
La risposta non è solo nella sintassi comunicativa ma nell’etica comportamentale; non nella retorica delle frasi altisonanti pronunciate con la dizione del teatrante da palco elettorale ma dalla probità dell’uomo umile che si propone anche come ascoltatore piuttosto che amministratore delle cose altrui come se fossero proprie. La sicurezza, per esempio.
Per quanto si pensi il contrario, a San Severo come in tutta la Capitanata c’è tempo, spazio e occasioni per ripartire alla grande. Il bandolo della matassa è nella prevenzione, quella vera è politica e non è nelle mani della Polizia; l’altro capo è nella repressione. Ma quando si aspetta la giustizia vuol dire appunto che il gomitolo si è già dipanato e non è saggio riavvolgerlo con direzione inversa. I guasti di oggi sono il prezzo degli errori di ieri. Quelli di domani saranno più gravi se oggi non si provvede a monte: è di lì che partono le valanghe”.
(Claudio Lecci, ex dirigente P.S. di San Severo, ha lavorato anche in missione presso i commissariati di Cerignola e Manfredonia e quale titolare di quello di Lucera e del nucleo operativo speciale sul Gargano)