Giandonato La Salandra (FdI): “Cresciamo e ci radichiamo. Basta polemiche sterili e azioni antipartito”

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Non ci sta il deputato meloniano Giandonato La Salandra a sentir parlare di “partito inesistente” rispetto alla sua Fratelli d’Italia, primo partito del centrodestra nell’ultima tornata elettorale di giugno scorso. L’Attacco lo ha intervistato.

Qual è stata la vostra analisi post voto?
Nella riunione del coordinamento provinciale tenutasi la scorsa settimana sul voto europeo e amministrativo, occasione anche per i neo europarlamentari Ventola e Picaro di tornare a Foggia e ringraziare quanti si sono impegnati in campagna elettorale, l'esame del voto ci ha portati a fare due considerazioni. La prima è che il partito è cresciuto in termini di eletti e dunque il radicamento sul territorio è positivo. A San Severo, dove eravamo passati dal solo consigliere Stefanetti a zero eletti, oggi ne abbiamo sette, di cui cinque consiglieri e due assessori. Ad Apricena avevamo il solo Solimando e oggi ne sono due. Ci sono eletti anche nei comuni più piccoli. A San Severo abbiamo avuto ragione nel tenere la barra dritta costruendo un'alleanza di centrodestra che superasse i personalismi. Questa strategia è stata vincente, lo confermano gli stessi strascichi interni riguardanti Forza Italia e Rosa Caposiena. Se la politica la si riesce a fare fuori dai nomi, bensì su schemi progettuali, il centrodestra può vincere. Il centrodestra, come lo si immaginava in passato a livello amministrativo, lascia il tempo che trova. A Foggia non è andato al ballottaggio a ottobre 2023 perché gli altri partiti non si sono strutturati in modo significativo e, mentre FdI è cresciuta, altri non lo hanno fatto. Abbiamo discusso, poi, del gap tra il voto politico e il voto amministrativo, che può essere colmato ma va letto in maniera intelligente. Il voto politico assorbe anche il voto delle liste civiche, mentre quando ci sono le amministrative tende a estendersi anche alle civiche perché un elettore di FdI può votare per la civica in cui è candidato l'amico, parente o conoscente. Quindi tutte le critiche che vengono mosse su tale gap sono la lettura di persone prive di cognizione di causa, il pensiero di qualche meraviglioso perdente. 

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La diversità di vedute e le correnti sono normali in un partito.
Non sono mai stato contrario alle correnti interne ma devono essere produttive di qualcosa. Se uno al momento di fare le liste si tira indietro che senso ha creare le correnti? In Italia chi non sa fare si mette a dare lezioni agli altri. La verità è che esiste una particolare soddisfazione, a livello regionale come pure nazionale, per il risultato della Capitanata alle europee. Chi dice il contrario mente sapendo di mentire, specie perché questa era in Puglia l'unica provincia senza un candidato proprio. I dirigenti hanno dimostrato, anche rispetto al sistema delle preferenze, un'ottima capacità di agire sul territorio. I numeri sono quelli, non si può dire il contrario. 

Si rischiano deferimenti tra i meloniani, dopo questa tornata elettorale?
È pervenuta da Roma una circolare con l'invito a segnalare tutte le situazioni, alle amministrative e alle europee, di iscritti e dirigenti di FdI con comportamenti lesivi nei confronti del partito, ad esempio per sostegno elettorale a candidati di altre liste. Col coordinatore provinciale Giannicola De Leonardis stiamo lavorando ad una relazione, che credo sarà completata questa settimana. Ci sono state alcune situazioni particolarmente imbarazzanti.

Qualche esempio?
A San Severo il comportamento di Emilio Gaeta, che pretendendo chissà cosa, magari una solitudine di FdI, non solo ha creato disagio ma durante tutta la campagna elettorale ha danneggiato il partito. La stessa persona che, da iscritto FdI, alle regionali 2020 si candidò nella lista UdC. 

Ma i casi sono numerosi. A Cerignola c’è il giannatempiano e tatarelliano Luca Reddavide che, da iscritto FdI, ha fatto votare alle europee per il candidato leghista Patriciello. A Lucera il presidente del circolo di FdI Antonio Di Battista ha scritto un post pubblico in cui ha dato dei coglioni alla dirigenza sanseverese di FdI dicendo che avrebbe vinto il centrosinistra. Il caso del foggiano Luigi Miccoli, che ha candidato quattro propri uomini di FdI ad Apricena nella lista dello sfidante di Potenza, Zuccarino. Tanti di costoro sono vicini al cerignolano Fabrizio Tatarella e si vedono ai suoi eventi. Come reputa l’evento pubblico barese sul post voto, che ha avuto il sapore di una resa dei conti interna a FdI?
Lo scontro a Bari non è indifferente. Quello che posso dire è che confronto di momenti di confronto a Bari ce sono stati tanti, tutti antecedenti all'individuazione del candidato sindaco. Bisogna partecipare a questi eventi, anziché fare queste convention. I protagonisti di quell'incontro barese sono, per carità, pieni di buone intenzioni ma numeri alla mano mi sembra di scorgere veramente poco. La famiglia Tatarella esprimeva Futuro e Libertà, che prese dopo due anni di vita in Puglia lo 0,63% e che alle elezioni 2014 scomparve. Se qualcuno vuole contribuire al futuro del centrodestra deve farlo praticamente, non restando dietro ad una cattedra. Se prendiamo i dati di Foggia, ma anche quelle di Bari, FdI sta davanti agli altri partiti del centrodestra. Invito i critici a fare nomi e cognomi, dicendo dove si è sbagliato, evitando polemiche sterili.

Il campo largo del centrodestra, sua idea vincente a San Severo, è un modello da replicare?
Assolutamente sì, va replicato. Abbiamo delle componenti sostanzialmente di centro, come Azione e Italia Viva. Se si offre un progetto politico credibile si può vincere, lo abbiamo dimostrato a San Severo come in Basilicata. 

Non la preoccupa l’eterogeneità della coalizione di Colangelo?
Sarebbe data dalla presenza di persone intellettualmente oneste e autorevoli come l'avvocato Guido de Rossi? San Severo è un laboratorio risultato positivo, dove la candidata sindaca ha guidato una coalizione che è sempre stata presente. Non ci sono stati i soliti protagonisti. Andremo prossimamente al voto a Lucera e Orta Nova. Se non riusciremo a capire che bisogna offrire un progetto politico serio il centrodestra continuerà a perdere.

Stando ai rumors il presidente del circolo lucerino di FdI, Antonio Di Battista, sta lavorando per candidare come sindaco il proprio figlio Nicola, che era il vicesindaco di Pitta. Da qui il gelo con Forza Italia, che invece sostiene Pitta.
Se il centrodestra non si ricompatta su progettualità concrete si rischiano i narcisismi ed un Caposiena 2.0 a Lucera e Pitta si farà un secondo mandato. Il centrodestra che immagino tiene ferma l'idea di Agostinacchio, che quando si candidò a sindaco per la prima volta lo fece col proprio partito e un’area centrista, rappresentando un modello alternativo a un determinato sistema, pur ponendosi contro a Forza Italia che allora andava per la maggiore. Allo stesso modo, penso che FdI debba porsi al centro della costruzione di un modello nuovo, aggregando attorno a sé tutto quello che non è sinistra e conservando il centro. Come è avvenuto a San Severo.

E’ legata all’ex parlamentare e sindaco Agostinacchio, da poco scomparso, anche l’operazione su cui lei sta lavorando.
La costruzione di una classe dirigente di qualità passa attraverso una vera e propria scuola di formazione politica, che spero sarà ispirata e intitolata a Paolo Agostinacchio. Vedrà come formatori non solo gli amministratori locali ma anche autorevoli figure di governo. 

Quando potrebbe nascere?
Penso che possa essere inaugurata a ottobre, con figure importanti come Isabella Rauti che ebbe un rapporto stretto e diretto con Agostinacchio, il quale rappresentò anche un argine alla decentralizzazione di Foggia. E’ un progetto a cui sto lavorando, sono sicuro che troverò il sostegno di quanti sono stati vicini ad Agostinacchio. E se a qualcuno non piacerà ricorderò che i partiti sono aperti sia in entrata che in uscita. Pensiamo anche una serie di circoli ambientali, cui collegare questa scuola. Foggia deve tornare ad essere centrale. La Capitanata è nell'agenda politica di governo, ci sono progetti già finanziati. La diga di Piano dei limiti è diventata strategica. Si sta facendo un lavoro non indifferente tramite la commissione agricoltura, così come ci insegnò Agostinacchio. Foggia ha vissuto una fase politica di totale oscuramento degli scorsi anni, sia con la folta pattuglia pentastellata in Parlamento che prima. Adesso, invece, i risultati si stanno vedendo concretamente.

Zone Transition

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Rispetto alla presidenza del Parco nazionale del Gargano circolano i nomi dell’uscente Pasquale Pazienza, di Giovanni Terrenzio, Patrizia Lusi e Raffaele di Mauro. Come vi state muovendo?
La nomina arriverà entro agosto. Io sono convinto che o il Parco si qualifica come una realtà positiva, uscendo dalle logiche campanilistiche del Gargano, oppure resterà solo una poltrona da assegnare. Il Gargano si deve mettere a regime con tutta la regione, non può costituire una realtà a sé stante con la mera rivendicazione di un presidente garganico. Gli Uffizi a Firenze e la Reggia di Caserta hanno fatto enormi passi in avanti con vertici non locali, addirittura stranieri. Pazienza ha incontrato ostilità nel proprio mandato anche per via di questi campanilismi garganici. Noi stiamo discutendo su quale sia la figura migliore che possa portare l’ente ad essere una realtà centrale della provincia e non solo del Gargano.
(Pubblicato nell’edizione in edicola martedì 16 luglio 2924)

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