Le elezioni comunali di Manfredonia si profilano come una sfida tra Ugo Galli e Domenico La Marca per il sicuro ballottaggio. Non paiono esserci dubbi, infatti, sull’esito del primo turno. Troppa la distanza tra le due principali coalizioni – la Manfredonia 2024 dell’avvocato, dirigente Arif e figlio dell’ex procuratore capo di Foggia, da un lato, e il centrosinistra dell’operatore sociale sostenuto dalla Diocesi sipontina – e le restanti due, capitanate dall’ex parlamentare Antonio Tasso, supportato dalle proprie civiche e dal M5S, e dall’ex capogruppo forzista Vincenzo Di Staso, che aggrega roticiani, UdC e Lega. A qualche giorno di distanza dalla presentazione delle liste negli addetti ai lavori è più chiara la situazione che si prospetta rispetto all’8 e 9 giugno prossimi. “Il nome di Galli tira parecchio in città, è assai probabile che prenderà più voti delle proprie sette liste, al contrario di La Marca, che sarà trainato dalle sei liste che lo accompagnano”, dicono a l’Attacco alcuni beninformati. “Galli esprimerà il massimo al primo turno, ma al ballottaggio i più staranno con La Marca. Sia Tasso che i contiani erano ad un passo dal fare l’alleanza col Pd, staranno con La Marca. Quanto ai roticiani, ci sono troppi veleni e denunce incrociate perché ci possa essere un ricongiungimento con Giandiego Gatta e gli altri pezzi di centrodestra”.
L’esser stato segretario generale di un ente pubblico quale la Comunità montana del Gargano rende Galli più ferrato sulle questioni amministrative rispetto all’operatore sociale, ma almeno due ordini di elementi lo indeboliscono: le presenze imbarazzanti nella coalizione e le liste deboli, sette sulla carta ma meno pesanti delle sei di La Marca. Per colui che ha posto “l’etica della legalità” al primo dei dodici punti del proprio programma elettorale è un problema il chiacchiericcio, in città, sugli ex roticiani Libero Palumbo e Michelangelo Basta. L’ex assessore, nome forte della lista Città Protagonista, stando a rumors insistenti da diversi mesi potrebbe finire coinvolto in una indagine della Procura foggiana sulla gara per la gestione del cimitero comunale. Quanto ai Basta sia il padre che il figlio Giuseppe, ex vicesindaco di Rotice, compariranno come testi dell’accusa nel processo “Giù le mani”, dopo il presunto tentativo di condizionarli da parte dell’ex assessore Angelo Salvemini in combutta con Michele Romito dello storico clan locale per via di una foto col mafioso Pasquale Ricucci, il sodale dei Romito a Macchia.
Carousel Banner 1
Carousel Banner 1
Carousel Banner 2
Carousel Banner 2
Dietro le quinte c’è un gran parlare anche della presenza con Galli di Dino Salice, salito sabato sera sul palco per presentare la lista di Fratelli d’Italia al posto del commissario cittadino Lo Riso. Un nome che ancora ricorda, nel Golfo, quando ai primi Duemila il consiglio comunale rischiò per la prima volta lo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Salice, che fu assessore della prima giunta Campo dal 2000 al 2003, fu allontanato dall’esecutivo, dal sindaco, perché si riteneva che avesse legami e frequentazioni con Michele Romito. Dopo un lungo peregrinare tra vari partiti (AN, Lista Dini, UDEUR, Forza Italia) da ultimo Salice fa parte dei meloniani. Quanto alle liste di Galli non pare esserci stata una capacità attrattiva di personalità rilevanti grazie alla sua discesa in campo.
Ben più forte appaiono, agli analisti locali, le sei liste di La Marca, che sconta come argomento negativo il ricompattamento dei vari ex big dem (Riccardi, La Torre, Campo, Bordo, Zingariello, Prencipe, etc.). Nel Pd tireranno maggiormente l’ex consigliera comunale Rita Valentino, il medico Matteo Pacilli (sponsorizzato dall’ex eletto Michele La Torre, a capo della coop Santa Chiara che gestisce numerose strutture in campo sociosanitario), Gino Castriotta che gestiva il LUC (Laboratorio urbano culturale), il referente di Smart Lab Matteo Gentile (per cui si spenderanno i Campo, attivi anche per l’insegnante Cecilia Simone), Gianluca Bordo cugino dell’ex onorevole Michele Bordo e supportato anche dall’ex assessore Pasquale Rinaldi, Raffaele Rinaldi nome dell’ex assessore Adamo Brunetti.
E’ tornato nel Pd e si è riavvicinato al consigliere regionale Paolo Campo l’ex assessore Tonino Angelillis, che aveva lasciato il partito anni fa dopo la rottura con l’allora sindaco Angelo Riccardi. Nella civica Progetto Popolare il nome più forte è quello dell’ex eletto Francesco Schiavone, storicamente legato all’ex vicesindaco Salvatore Zingariello e a capo della locale Pro loco. Stavolta è della partita anche la sua compagna Simona Santovito, docente. Ma viene indicato come quotatissimo il ticket tra Sara Delle Rose e Gianpio Ognissanti: quest’ultimo incasserà i voti della famiglia dell’ex consigliere regionale Pd Franco Ognissanti, mentre Delle Rose (da lunghi anni pupilla dell’avvocato Stefano Pecorella, già capo di gabinetto di Rotice) è stata consigliera di maggioranza nell’ultima consiliatura e, dopo la rottura con l’edile, ha fatto il salto nel centrosinistra. Il bacino di Delle Rose è legata a numerosi esercizi commerciali della città, da lei assistiti come consulente. Si scommette anche sull’ex eletta Antonietta D’Anzeris, che figura in ticket con Antonio Santoro.
Zone Transition
Zone Transition
Nella civica emilianista CON c’è l’ex candidata sindaca Maria Teresa Valente e alcuni nomi riccardiani, come Maria D’Ambrosio, figlia del dipendente comunale Vittorio, da sempre legato a Riccardi e presente anche in varie realtà del mondo associativo a cominciare dalla propria Diomedes. Stando a quanto trapela Riccardi sosterrà anche Michele Arminio, figlio di un ex dipendente della municipalizzata ASE spa. Notoriamente amici del due volte primo cittadino anche la candidata Teresa Musacchio, imprenditrice, e suo marito Cosimo Di Lauro.