San Severo: rottura tra Miglio e Masucci, tra silenzi imbarazzati e sfidanti scatenati. “Ci parli di Damone...”

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Sta scatenando numerose reazioni a San Severo l’approfondimento dedicato ieri da l’Attacco alla rottura tra il sindaco uscente Francesco Miglio e il candidato sindaco del campo largo (e della continuità) Angelo Masucci, probabile successore alla guida dell’ente. Il motivo è indicato, dai beninformati, nel no di Masucci ai candidati dell’“ingombrante” Miglio (come egli stesso si è definito ironicamente) che erano confluiti nella lista dei Popolari di Mario Marchese, esclusa e confluita nella coalizione di Anna Paola Giuliani. “Preferisco non fare dichiarazioni. Dopo le elezioni faremo una bella intervista”, si limita a dire a l’Attacco Miglio. Totale silenzio, evidentemente imbarazzato, anche dell’assessora Simona Venditti, candidata di Masucci. In particolare è l’intervista a Masucci a sollevare critiche nelle coalizioni avverse, come pure in alcuni analisti di centrodestra. “E’ sicuramente un bravo ragazzo, ma le sue dichiarazioni denotano – oltre che una trasparenza d’animo – anche un’inesperienza politica che può rendergli difficile governare”, dice a l’Attacco un ex big, attento e navigato osservatore della politica locale. 

“Masucci appare eccessivamente sicuro di sé. Non doveva dirsi sicuro di vincere al primo turno, perché se perderà nessuno gli crederà più. Si è esposto troppo, poi, nel parlare di Napoleone Cera e Dino Marino. Si è fatto più nemici con queste affermazioni, non sono parole che creano consenso politico. Il campo largo a Foggia è nato con Italia Viva ed Azione, invece lui ha detto che non si poteva alleare con Marino per il “contrasto nazionale tra IV e M5S”. E pure invocare la Regione, dove sta succedendo di tutto, ha poco senso”, è il riferimento alle parole su Cera jr, all’opposizione rispetto a Emiliano. “Masucci sembra poco smaliziato rispetto alle questioni della politica. Non è saggio esporsi così, non è affatto furbo, al secondo turno si metteranno tutti contro di lui. Ha bacchettato Marino sulla coalizione con la Lega, a sostegno di Lidya Colangelo, dopo averlo messo fuori. E che senso ha personalizzare su Cera l’esclusione della lista dei Popolari?”, continua l’analista. “I due diventano, ora, suoi nemici a vita. Piuttosto, Masucci dovrebbe dire che pensa di Cecchino Damone, fittiano da una vita, proveniente dal centrodestra e principale mentore politico dell’attuale candidato sindaco”. 

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Inviperito è, infatti, il coordinatore provinciale dei renziani, l’ex dem Dino Marino. “A destra ci accusano di essere di sinistra, a sinistra ci accusano di essere di destra. Invece, è chiaro che uno come me che è stato consigliere regionale per 15 anni della sinistra si riconosce in un civismo alternativo al metodo Emiliano che può cambiare anche le forze politiche”, afferma Marino.  “Perché i bisogni dei cittadini di San Severo non sono né di destra e neppure di sinistra. Dai servizi che non funzionano alla leva per lo sviluppo e all’affossamento della qualità della vita, ci hanno fatto diventare l’ultimo comune dell’ultima provincia d’Italia. Ma difficilmente Masucci comprenderà cosa sia più importante per San Severo: il suo schematismo, aggravato dalla presenza di chi ha rovinato l’Italia, ovvero i 5 Stelle, non è utile alla città. Lui non ha portato niente di nuovo, anzi, in questi anni anche professionalmente ha fatto parte “dell’Ancien Régime”. A me però sembra sia più importante il progetto che superi lo schematismo degli schieramenti di destra e sinistra e pensi di mettere a centro i bisogni e le tante potenzialità della nostra amata San Severo. A giugno dello scorso anno gli avevo detto: ti chiameranno nel centrosinistra, puoi solo formare una coalizione che cambi passo e crei una discontinuità vera con il passato. Cosa che non è successa per la presenza dei soliti intoccabili, che insieme a lui stanno usando i 5 Stelle come una clava rivolta solo contro qualcuno, che forse sarebbe stato eletto prima di loro. Quindi nessuna pulizia: hanno solo cambiato cavallo, dando l’impressione che tutto cambi senza che nulla cambi. Questo è uno dei tanti motivi per stare con la coalizione di Colangelo”, continua l’ex consigliere regionale. 

“Ci dicono che siamo un’accozzaglia, invece come dice Lidya siamo un campo fiorito, in cui ci sono varie identità unite da valori forti quali l’amore e la costruzione di una vivibilità che renda attrattiva la nostra San Severo che deve tornare ad essere la capitale dell’Alto Tavoliere e locomotiva della transizione ecologica con tutto ciò che nel PNRR può darci già da subito. Invece dalla coalizione di Masucci molti scappano e penso che altri lo faranno nelle urne. Non perché lui rappresenta, come dice, un cambio di passo, ma perché candidati potenziali consiglieri, non in sintonia con i soliti noti campioni del trasformismo che da dieci anni hanno governano la città, se non li controllano non li vogliono. Oggi i 5 Stelle, primati del trasformismo, hanno messo in bella mostra Masucci a guidare un campo che più che largo è rotto e continueranno, se dovessero vincere, a provocare danni irreversibili per i cittadini di San Severo in ogni settore, alimentando una città per vecchi, senza futuro e senza speranze per i nostri ragazzi”.  

“Masucci finge di litigare con Miglio per proporsi come volto nuovo, dopo aver preso incarichi legali per anni e aver candidato tutta l’amministrazione uscente”, commenta Fabiola Florio, che sostiene la candidata sindaca forzista Rosa Caposiena. “O mente o si tratta di un clamoroso caso di ingratitudine, di quella cinica e bieca. Come in Edipo di Sofocle, uccide maldestramente il padre Laio per diventare Re di Tebe. Dai giornali si apprende di un litigio grande tanto da “non parlarsi neanche più” scaturito probabilmente dalla mancata candidatura dell’attuale vicesindaco Margiotta, considerato da Masucci forte nei consensi tanto da sbilanciargli i risultati già scontati delle liste, da lui calibrate per garantirsi una fedele truppa di consiglieri comunali pronti a votare sempre sì senza mai obiettare. Se non conoscessimo i precedenti tra Miglio e Masucci diremmo certamente che si stia assistendo a una farsa degna di una serie Netflix, in caso contrario si tratterebbe di un caso clamoroso in cui il successore cerca di eliminare il predecessore prima ancora di essere incoronato. Masucci esiste ma non si vede, non parla, non fa un comizio, non ha chiaro il perimetro del suo schieramento, avendo candidato dalla vecchia guardia comunista finanche a vecchi tesserati del MSI, ha imbarcato chiunque per poi probabilmente buttare a mare tutti quelli che precedentemente lo hanno aiutato. Semplicemente sta coerentemente dimostrando quello che abbiamo sempre pensato di lui: un grande opportunista asservito alle logiche di Damone&Co., pronto a fare tutto il contrario di tutto. Un film già visto e di quelli anche brutti”.

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Mentre l’avvocato Mauro Riccioni smentisce chi aveva asserito su queste colonne, da San Severo, che fosse stato sul palco domenica scorsa per la presentazione delle liste di Caposiena (“mai salito”), spiegando al contempo di non rivestire alcuna carica politica nel gruppo di Forza Italia.

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