Manfredonia, il centrosinistra si riprende la città dopo la parentesi Rotice: “Classe dirigente nuova”

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Non c’è stata sorpresa a Manfredonia, dove come da previsioni il nuovo sindaco è Domenico la Marca, operatore sociale e candidato del ricompattato centrosinistra. Netta la distanza rispetto al rivale del centrodestra, il dirigente Arif Ugo Galli, andato prontamente a congratularsi con la Marca: su 17.500 votanti e 17.199 voti validi, in favore del neo primo cittadino si sono espressi in 10.213, pari al 59,38%, contro i 6.986 voti andati al figlio dell’ex procuratore capo di Foggia, pari al 40,62%. Il dato dell’affluenza ha confermato tutta la disillusione della comunità sipontina dopo le vicende degli ultimi anni e a fronte di candidati sindaci mai apparsi carismatici e in grado di conquistare l’elettorato. Il Golfo ha registrato il primato negativo di persone che si sono recate alle urne per il ballottaggio: un pessimo 36,29%, dopo il già sconfortante 58,18% del primo turno. Un dato più basso di tutti quelli raggiunti in Puglia e in Italia, enormemente al di sotto del 51,23% di San Giovanni Rotondo e del 43,65% di San Severo. 

Se il ballottaggio in Puglia ha visto l’affluenza al 44,09%, in provincia di Bari è stata del 40,20%, in Capitanata del 42,17% (per colpa principalmente di Manfredonia) e in provincia di Lecce pari al 59,19%. I sipontini venivano dallo scoramento e dall’esasperazione del pre-dissesto finanziario, dello scioglimento per infiltrazioni mafiose del 2019, degli oltre due anni di gestione commissariale, del mandato a metà dell’amministrazione Rotice con la connessa inchiesta giudiziaria “Giù le mani” di Procura di Foggia e Finanza. Il ritorno alle urne non ha coinciso con un rinnovato entusiasmo per la popolazione, che sia nel primo che nel secondo turno ha preferito in massa restare a casa. 
La vittoria di la Marca è ascrivibile all’agguerrito e “militarizzato” centrosinistra, che non si è fatto sfuggire l’occasione di riagguantare Palazzo San Domenico dopo l’implosione del sistema di potere imperniato sulla triade Riccardi-Campo-Bordo, gli scandali e la sconfitta di tre anni fa contro il centrodestra di Gatta e Rotice. Di nuovo in sella come per 25 anni ininterrotti, prima della parentesi nera 2019-2024.

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“Un periodo così lungo e travagliato, con una città mal governata da altri nella fase intermedia quando si sperava che l'alternanza potesse portare novità e slancio, credo che abbia veramente sfibrato il tessuto democratico”, afferma a l’Attacco, parlando dell’affluenza scarsissima, l’ex primo cittadino Gaetano Prencipe, la cui civica Molo 21 lanciò  mesi fa la Marca come candidato sindaco. “Questa comunità non si illude facilmente di nuovo e non si entusiasma di fronte a formazioni messe insieme per la campagna elettorale. Mi auguro che ci sia un lavoro politico oltre ad un serissimo lavoro amministrativo. Siamo riusciti ad avere una coalizione compatta, il che ha fatto la differenza non solo in termini numerici ma anche nel ricostruire uno spirito adeguato a mettere da parte ferite non rimarginate e problemi non ancora chiariti. L’unità premia, la comunità vuole vederci capaci di mettere da parte le divisioni e le questioni anche di carattere personale”, continua l’avvocato. “Domenico ha potuto fare la propria campagna elettorale sapendo di avere persone che erano al servizio di un obiettivo comune senza il bisogno di mettersi avanti”. 

Preoccupa l’inesperienza dei neo eletti, a cominciare da la Marca? “Non tutti i neoeletti di maggioranza sono alla prima esperienza politica, alcuni sono stati nella scorsa consiliatura durata due anni. La differenza con chi ci ha preceduto”, è il riferimento all'amministrazione Rotice, “è la mancanza di presunzione: qui non si pensa di poter fare attività amministrativa senza dover studiare, senza confrontarsi né approfondire le questioni. Il neo sindaco sa di poter avere il contributo di tanti e ha una sensibilità politica di base che gli consente di stare sui binari. Sono sereno. Ha voglia di fare ed è consapevole dei propri limiti e del fatto che ci sono persone, a partire da me, che sono disponibili a dargli dare aiuto e suggerimenti senza chiedere nulla in cambio”. 

Si prevedono tempi brevi o lunghi per la giunta? “Bisognerà vedere”, la risposta di Prencipe. “Si sconterà il fatto che non è stato prestabilito nulla, non ci sono pre-intese e non sono state poste condizioni. Il sindaco potrà dunque decidere senza aver firmato cambiali in bianco. Spero che il criterio seguito sarà quello della competenza, come si è detto a partire dallo stesso sindaco. Un criterio da coniugare con i riscontri differenti che hanno avuto le varie forze politiche e anche con la necessità di far rientrare qualcuno che è rimasto fuori dal consiglio e che può dare un contributo importante. La scorsa amministrazione ha insegnato che c’è bisogno anche di validi consiglieri e non solo di validi assessori”. 

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Ma le fratture nel centrosinistra sono davvero acqua passata? “Noi vogliamo darle per accantonate. Oggi in campo c'è una nuova generazione. Il sistema della rottamazione non ha mai funzionato da nessuna parte ma credo che qui si possa parlare di una classe dirigente nuova, capace di imporsi sulle questioni del passato e su rapporti personali difficili da rimarginare. La sconfitta del 2021 aveva fatto riflettere tutti e credo anche la città, che penso abbia compreso come il nuovo a qualunque costo non sia la soluzione migliore. Non bisogna sottovalutare nulla, siamo attesi al varco. C’è un nuovo centrosinistra con nuove persone che hanno preso le redini in mano”, conclude Prencipe giudicando “sicuramente ininfluenti” i due gruppi esclusi rispetto all’esito del ballottaggio e sperando che “i complimenti di Galli a la Marca siano un segnale di buon auspicio per la città”.

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