Debacle doveva essere, così come anticipato su queste colonne da molte settimane, e debacle è stata per il centrodestra alle elezioni provinciali di secondo livello svoltesi domenica scorsa a Foggia. C’era piena consapevolezza, nel centrodestra di Capitanata, delle limitatissime possibilità delle due sole liste in campo, ovvero quella di FdI e la lista di FI.
Nel nuovo consiglio provinciale siederanno otto eletti del campo largo e due del centrodestra. La lista più votata con 31.044 consensi, quella Pd, ha 4 consiglieri: il sindaco di Torremaggiore Emilio Di Pumpo, la foggiana Anna Rita Palmieri, il sindaco di Troia Leonardo Cavalieri e il sangiovannese ex UdC Giuseppe Mangiacotti.
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Segue la lista del presidente Giuseppe Nobiletti con 24.422 voti e tre eletti: il contiano foggiano Mario Dal Maso, il consigliere di Azione-Tempi Nuovi Antonello Di Paola e il cerignolano Gerardo Valentino. Tre gli eletti anche per la civica emilianista CON, che ha incassato 20.029 voti: l’ex sindaco di Panni Pasquale Ciruolo (attuale consigliere comunale a Foggia), il riconfermato lucerino Tonio De Maio e il rignanese Giosuè Del Vecchio. Penultima è la lista di FI con 9.569 voti e il sannicandrese Antonio Berardi unico eletto; ultima quella meloniana fermatasi a quota 9.210 e all’unico consigliere, il foggiano Maurizio Accettulli.
Ma all’indomani del voto i due eletti, per quanto previsti, sono la cartina tornasole di tutte le lacerazioni e cause interne di malcontento. Nel giro di pochi giorni, peraltro, sulla coalizione è piombata la seconda figuraccia. Appena venerdì sera c’era stata la clamorosa sconfessione delle mosse locali confluite nel famigerato comunicato stampa sulla ricandidatura dell’ex sindaco Gianni Rotice a Manfredonia estromettendo FI dalla coalizione.
Sono dovuti intervenire i vertici regionali di FdI, FI, Lega , UdC, Noi Moderati e Liberali e Riformisti Nuovo PSI per bloccare qualunque decisione locale estemporanea e indicare la necessità di un tavolo romano per le comunali dell’8 e 9 giugno. Si è in pratica assistito ad uno spettacolo mai visto prima, col meloniano Marcello Gemmato che ha smentito l’operato del coordinatore provinciale Giannicola De Leonardis e con Morgante di Noi Moderati che ha fatto lo stesso col gruppo locale, mentre la Lega che aveva firmato il via libera a Rotice nemmeno esiste più nel Golfo.
Il vertice romana dei vertici regionali è previsto per domani: “Nelle more della riunione, chiediamo di non assumere decisioni in nome e per conto dei rispettivi partiti per i comuni di San Severo, Manfredonia, Torremaggiore e San Giovanni Rotondo soprattutto quando esse determinano spaccature dell’alleanza".
”L’ira è palesissima, specie tra quanti – come il deputato FdI Giandonato La Salandra – si sono sentiti offesi da quel comunicato per il Golfo. Ed oggi, dopo questi scivoloni e l’esito del voto di Palazzo Dogana, appaiono ulteriormente accresciuti i malesseri interni. “Gli scontenti? Non li conteniamo più".
"Le provinciali ci hanno insegnato che disuniti si perde e anche come singolo partito è evidente che quando perdi l'identità gli effetti sono questi”, spiegano fonti interne alla coalizione, stigmatizzando “i partiti all’interno dei partiti, come è avvenuto in Forza Italia e come sta avvenendo adesso in FdI”, come pure le ormai numerose “delegittimazioni consumatisi nel tempo”.
Nel partito meloniano tra i più scontenti c’è l’ex consigliere provinciale sannicandrese Roberto Augello, che lamenta di non esser stato sostenuto da FdI; mentre rispetto a Cerignola si parla di “tradimento” dell'ex sindaco Antonio Giannatempo per non aver supportato il proprio concittadino Netti. “La sola nota positiva è il lucerino Di Battista, andato molto bene”, spiegano da FdI.
“A Lucera si sta facendo un ottimo lavoro e c'è da vedere cosa succederà all'amministrazione Pitta dopo le ultime esternazioni di De Maio”. Se FI è per lo meno contenta di aver superato FdI, tra i meloniani si sottolinea come l’UdC Andrea Agnelli, ospitato in lista, abbia portato appena 565 voti. “Il fallimento è enorme, De Leonardis non si è voluto imporre nell'invogliare le persone a candidarsi. Il risultato è stato che ci siamo aperti anche a persone che non hanno portato niente al partito”.
L’aria è magmatica, adesso, rispetto alle amministrative. A Manfredonia Rotice ha fatto un passo indietro, essendosi reso conto di esser stato usato da chi voleva evitare che la partita si chiudesse intorno all’ex capogruppo azzurro Vincenzo Di Staso per ottenere un duplice effetto: mettere fuori totalmente FI a San Severo estromettendo l’ipotesi della forzista Rosa Caposiena candidata sindaca e lasciando sul piatto della bilancia la neo UdC Anna Paola Giuliani e la meloniana Luciana De Lallo. Ma su entrambe ci sono forti dubbi".
"In queste ore c’è chi ricorda che “l’ex sindaco Gennaro Giuliani nel 2014 fece un risultato fallimentare a San Severo”, sottolineando che “l'operazione nostalgia oggi non funziona più”. “Anna Paola Giuliani evocherebbe tutte le vicende dello scioglimento di Foggia".
"Il M5S, che sta agitando lo spettro dello scioglimento bis a Manfredonia, ricorderebbe il caso Foggia in caso di candidatura di Giuliani, visto che lei è stata l'assessore di più lungo corso di Landella, in giunta fino all'ultimo minuto”, si evidenzia. Mentre di De Lallo si ricorda l’inizio dell’esperienza amministrativa col sindaco Francesco Miglio (e dunque col centrosinistra), “votando alcuni provvedimenti anche critici sul piano ambientale”, come pure gli appena 280 voti del 2019. “Qualcuno si assumerà le conseguenze di una matematica sconfitta a Manfredonia e a San Severo”, dicono fonti di centrodestra a l’Attacco.
A Torremaggiore – dove è stato fatto il nome della dirigente scolastica Margherita Di Pumpo, indicata da FI ed espressione dell’ex primo cittadino Lino Monteleone - la sconfitta è ritenuta non così matematica perché in presenza di più candidati sindaci si arriverà quantomeno al ballottaggio.
Zone Transition
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Mentre a San Giovanni Rotondo l'ultimo ostacolo da superare per la candidata sindaca Floriana Natale, una figura terza che pare andar bene a tutti, sono i capricci del forzista Mimmo Longo che però sono ritenuti di poco conto. Al momento su Natale c'è già il placet di FdI, Lega e due civiche.