A tre giorni dalle elezioni provinciali di domenica scorsa si è consumato definitivamente il divorzio tra Giuseppe Nobiletti, sindaco di Vieste e presidente della Provincia, e il dominus Pd Raffaele Piemontese. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la decisione di Nobiletti di dar vita ad una propria lista del presidente per le urne di Palazzo Dogana, ma la rottura era conclamata già da diversi mesi. Lo strappo finale è avvenuto ieri con l’annuncio delle dimissioni da ogni ruolo dei viestani piemontesiani Rossella Falcone e Dario Carlino, che hanno lasciato ogni incarico: lei da vicesindaca, assessora al turismo e consigliera; lui, segretario Pd nella città garganica, da assessore allo sport e consigliere. “Nel rispetto della democrazia e dell'etica politica, presentiamo le nostre dimissioni”, hanno affermato.
“È con immenso rammarico e con il cuore colmo di sentimenti contrastanti che prendiamo questa difficile decisione, motivata dalla necessità di preservare l'integrità e la coerenza dei valori che hanno guidato fin dall’inizio la nostra azione politica. Il nostro impegno in questi anni di mandato è sempre stato dettato dalla passione per il bene comune e dalla volontà di servire la nostra comunità con onestà, trasparenza e dedizione. Tuttavia, negli ultimi due anni abbiamo assistito con crescente preoccupazione al venir meno dei principi fondamentali che avevano contraddistinto il primo mandato amministrativo, ovvero la condivisione e l’opportunità dell’azione di governo, la costante trasparenza nelle decisioni, la lealtà politica, la coerenza tra le parole e gli atti, tutti elementi fondamentali su cui non possiamo accettare compromessi”, hanno aggiunto Falcone e Carlino.“Numerosi sono stati i tentativi di riportare al centro dell’azione amministrativa tali principi. Ma nonostante ciò nulla è cambiato, determinando il venir meno del rapporto di fiducia e stima che ci aveva permesso di raggiungere grandi risultati a favore della città”. Infine il velenosissimo saluto finale a Nobiletti: “Gli auguriamo tutto il successo politico che merita”.
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“Con grande rammarico prendiamo atto delle dimissioni”, il commento di Nobiletti. “L'amministrazione comunale ed il gruppo politico “Vieste sei Tu” hanno sempre posto al centro dei propri obiettivi il bene comune e la partecipazione democratica, garantendo la massima trasparenza nelle decisioni e assicurando che gli interessi personali non prevalessero sul bene della collettività. La politica deve essere basata su valori e ideali condivisi, cosa che da tempo, effettivamente, era venuta meno da parte dei due dimissionari”.
Quello che è successo nei mesi scorsi è stato anticipato su queste colonne più volte. Era nota già da tempo la profondissima irritazione del vicepresidente della Regione Piemontese per la maniera in cui Nobiletti “se ne va per i fatti suoi”, come riferito da fonti con cui si è sfogato il piddino, il quale ha tentato fino all’ultimo di convincere il viestano rispetto al raggruppamento unitario. Ma era chiaro che Nobiletti stava conquistando un’autonomia sempre maggiore da Piemontese e dal Pd in vista del prosieguo e del rafforzamento della propria, successiva carriera politica. I beninformati parlano anche di scontri, già lo scorso anno dopo l’insediamento alla presidenza della Provincia, su alcune questioni legate alla gestione di Palazzo Dogana, oltre che di un piccatissimo botta e risposta quando Piemontese ha provato invano a perorare la causa dell’assessora Falcone presso Nobiletti.
Zone Transition
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Come rivelato da l’Attacco mesi fa, il rapporto politico e personale tra sindaco e vicesindaca – sempre ottimo dal 2016 al 2023 – si è totalmente rovinato e mai più ricucito, tanto da far lamentare Falcone con Piemontese, rimesso al proprio posto da Nobiletti. Da ultimo la divergenza ha coinvolto anche le elezioni regionali 2025, cui guardano con interesse sia Nobiletti che Falcone, ormai accasatasi sotto l’ala protettiva del vicepresidente della Regione. Per frenare l’ambizioso viestano Piemontese, noto per l’indole vendicativa, gli ha tolto due eletti di peso della giunta, col chiaro intento di fargli guerra dopo anni di assoluta pace e in una monocolore amministrazione comunale, priva persino di minoranza.