Spiragli di ottimismo dalle Rsa San Raffaele: “Avuto rassicurazioni, ma non basta. Dalla Regione tutto tace”

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Sono prudentemente rassicuranti le notizie che arrivano dal gestore delle Rsa San Raffaele di Troia e San Nicandro dopo un lungo periodo di criticità e incertezze. Anche se la situazione è lontana dall’essere definitivamente chiarita. E’ questo il succo dell’aggiornamento che questo pomeriggio renderà alle famiglie degli utenti ricoverati nelle strutture l’avvocato Giacomo Sgobba che segue per conto delle stesse la vicenda. Nel pomeriggio l’incontro a Foggia. L’interessamento del legale a questa specifica vicenda ha origine durante un precedente incontro, organizzato per una più ampia platea di famiglie alle prese con il nodo aumento tariffe disposto dalla Regione e annullato dal Tar, relativo a diverse strutture della Capitanata. In quella occasione a parlare del bubbone San Raffaele fu Antonio Cavallo, la cui madre è ricoverata nella struttura di Troia. L’uomo è noto per la sua personale battaglia a difesa dei fragili utenti condotta anche da queste colonne e che ancora intende continuare fino a che la controversia non troverà una quadra.

Da quel momento Sgobba cura anche gli interessi delle famiglie coinvolte nell’intricata questione del San Raffaele. “Dopo il nostro intervento – ha illustrato il legale a l’Attacco -, la situazione sembra essere migliorata. Era diventato tutto molto difficile, insostenibile direi: mancanza di personale, tensione, paventati licenziamenti, addirittura si vociferava anche la chiusura del San Raffaele. Sappiamo che il privato gestisce le strutture in proroga. E questa è una circostanza che destabilizza le famiglie, perché non vi è una stabilità tale da avere certezza anche per il futuro. Quindi abbiamo inoltrato una diffida alla Regione affinché predisponga quanto necessario per evitare questa prorogatio all'infinito della concessione e si proceda a bandire una regolare gara come è previsto dalla normativa di riferimento”.

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Sono due i livelli di criticità su cui si sta intervenendo, ricorda Sgobba. “Il primo è la carenza di assistenza in favore dei pazienti ricoverati.  Purtroppo in queste ultime settimane, siamo arrivati addirittura ai minimi storici in termini di personale e questo comporta dei disagi per le famiglie, che addirittura devono sopperire alla mancanza degli operatori, molti si recano in struttura per accudire i propri cari, per dar loro da mangiare, per cambiarli, per pulirli. Una situazione obiettivamente insostenibile”.

E poi anche al San Raffaele c’è il problema delle quote di compartecipazione alle spese da parte delle famiglie. “Come è noto, ad un iniziale aumento delle tariffe da parte della Regione sono seguite le sentenze del Tar che hanno annullato quei provvedimenti, in questo momento si è tornati quindi a un regime più calmierato. Resta il fatto che la struttura, per varie ragioni che noi non condividiamo, sta facendo richiesta di pagamento di tariffe aumentate. Il che dal nostro punto di vista è inaccettabile e su questo stiamo dando battaglia.  Nel frattempo la nostra iniziativa ha comunque sortito un effetto. Il San Raffaele ha risposto alla nostra diffida e di questo parlerò ai miei assistiti ma posso già dire che ci ha tranquillizzati”.

Invece dalle istituzioni, ovvero dalla Asl e dalla Regione, non è arrivato nessun riscontro. Silenzio assoluto. “Stiamo parlando di una situazione piuttosto complicata perché va a toccare il sociale e va a toccare le famiglie. I sentimenti delle persone coinvolte sono messi a dura prova e ci aspettavamo che la Regione, l'Asl ci dessero dei feedback che non sono mai arrivati. E non lo dico da ora, lo dico dall'inizio perché ancor prima di iniziare le cause, le associazioni di categoria e le famiglie si sono mosse affinché si potesse dialogare con una Regione che al contrario si è arroccata sulle sue posizioni. Non solo non parla a noi, non lo fa neanche con le strutture alle quali non ha fatto sapere neppure delle sentenze del Tar, di cui le abbiamo messe a conoscenza noi”.

Come detto l’avvocato Sgobba sta curando gli interessi di numerose famiglie i cui cari sono ricoverati in diverse strutture della provincia per gestire al meglio la matassa intricata delle tariffe. Anche perché molti gestori stanno chiedendo il pagamento delle differenze a loro detta dovute a partire da luglio 2023, quindi applicando i nuovi prezzi (comunque annullati) con effetto retroattivo. Ma il caso del San Raffaele ha delle peculiarità sue proprie su cui è montato anche un caso mediatico e su cui molti, compresi i gestori, aspettano una parola definitiva da parte della Regione. 

“Eppure non ha detto assolutamente niente. Almeno ad oggi. Mi auguro che il San Raffaele, che a sua volta si è rivolto a un avvocato importante di Bari, riesca a trovare il modo per parlare con gli uffici regionali e dirimere la questione. Ed in definitiva non possiamo certamente pensare che 70 pazienti allocati presso quelle strutture possano restare abbandonati a loro stessi”.

Zone Transition

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E quindi se dovesse persistere questa situazione le famiglie sono pronte, con il supporto di Sgobba, ad intentare un’azione di risarcimento dei danni. “Ma ancora prima abbiamo interesse affinché i nostri cari siano accuditi a dovere, in caso contrario procederemo ad esposti. Continueremo nella nostra azione che è un'azione dura, decisa ma corretta, stiamo chiedendo quello che ci è dovuto, non chiediamo di più di quello che in realtà il servizio sanitario locale deve fornire, anche perché questi servizi sono regolarmente pagati dalle famiglie. Credo che questa situazione vada seguita con molta attenzione perché è vergognoso che dopo il Covid, che ha messo a nudo tutta la debolezza proprio delle residenze per fragili, ci troviamo oggi ad affrontare di nuovo una situazione molto delicata che incide non solo sui pazienti ma anche sulle famiglie tenute in una insopportabile condizione di incertezza”.

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