La nuova campagna di scavi a Siponto sta portando alla luce straordinarie testimonianze del passato, celate per secoli alla vista e alla pubblica fruizione. La cultura, infatti, ha valore e significato soltanto quando è resa accessibile a tutti e va dato merito a tutti coloro che da due anni a questa via si stanno prodigando per recuperare anche solo un po' del tempo perso.
La seconda campagna con saggi di scavi nell’area della città antica e medievale di Siponto è condotta congiuntamente dalle Università di Bari e Foggia, e vede ancora una volta la partecipazione di numerosi studenti dei due atenei. Quest’anno è stato aperto anche un terzo cantiere archeologico nella zona del porto (ora interrato) dell’antica Siponto, dove le prospezioni geofisiche hanno evidenziato la presenza di "una struttura con abside, verosimilmente una chiesa di epoca tardo antica". L’area di indagine si aggiunge alle altre due già avviate lo scorso anno: quella coincidente con un’importante abitazione di epoca medievale, mentre la seconda si trova nell’area dell’anfiteatro.
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Le cazzuole usate con perizia dagli archeologi hanno permesso sin qui di ritrovare un tratto ben conservato del muro esterno dell’anfiteatro romano di Siponto, su cui si è sviluppato una porzione dell’abitato medievale. È stata così individuata la sepoltura multipla di sei soggetti, nel cimitero medievale accanto al muro dell’anfiteatro romano.
Come qualcuno ricorderà, era stato proprio l’Attacco a ridestare la sopita opinione pubblica locale, raccontando e documentando l’esistenza dell’anfiteatro nell’area. Il professore Giuliano Volpe si stupì che da queste stesse colonne avessimo anticipato quello che si stava preparando: una campagna di scavi partita pochi mesi dopo.
Qui di seguito il testo di quell’articolo di Matteo Fidanza che, per quanto risalente al 19 marzo 2021, resta comunque attuale.
Siponto aveva un anfiteatro, ancora prima che sorgesse quello noto come colosseo, a Roma, ma a differenza di quest’ultimo è sepolto sotto metri di terra. E chissà quanto ancora ci resterà. Un patrimonio sicuramente, del quale non si parla spesso ma che andrebbe tenuto nella giusta considerazione, in un sistema di valorizzazione dei beni architettonici, storici e culturali, con scontati riflessi anche sull’economia locale.
L’anfiteatro era situato a ridosso delle mura, verso nord, ed era imponente. L’annalista Matteo Spinelli scrisse che “la figura di un tal luogo è ovata, ed ha la circonferenza di seicento passi”. A questo, come rileva il professore Paolo Cascavilla, aggiunge che “nonostante le rovine, erano presenti ancora portici, pilastri e colonne e che la parte ancora in piedi dimostrava veramente la grandezza dell’opera”.
Di forma ovale, le sue dimensioni sono di circa 70 metri di lunghezza e una 50ina di larghezza. Questo è un dato certo, essendo riscontrabile anche a vista. Divergono molto le stime su quanti spettatori potesse contenere. L’ipotesi di Antonio Universi, che ha scritto ‘Manfredonia, storie e personaggi’ nel quale un capitolo è dedicato all’anfiteatro, è “sui 2.000”. Di tutt’altro avviso l’architetto Franco Sammarco, ex funzionario comunale e cultore di beni culturali e architettonici, che pensa potesse contenere “6.000 sicuramente, forse più nella fase finale”. Lo ritiene plausibile in virtù del fatto che “successivamente alla sconfitta dei cartaginesi di Annibale, che erano alleati con i sipontini, ad opera dei romani, furono inviati prima 13.000 e dopo altri 5.000 soldati romani a Siponto, per soggiacerla definitivamente ed espandersi verso il Pireo, l’attuale Albania”. Il presidente dell’Archeoclub di Siponto, Aldo Caroleo, si spinge a dire che poteva contenere anche più di 20.000 spettatori.
La datazione dovrebbe essere in un periodo a ridosso della nascita di Cristo, più precisamente tra il 27 a.C. e il 14 d.C., perciò nel periodo augusteo. Sull’arco d’ingresso, riferisce Universi, campeggiava una lapide dedicatoria sulla quale era scritto: “Ad Ottaviano Augusto, figlio di Cesare nell’anno del suo primo Impero. Per deliberazione del senato i decurioni posero”.
Zone Transition
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Giace ancora lì, sotto i ruderi della masseria Garzia, sorta nel XVIII secolo e di proprietà privata. Una particella di quelle che non sono comprese nel perimetro del Parco archeologico di Siponto, ovviamente, ma che aspetta da tempo di essere analizzata. L’antica Siponto era un centro florido e vitale, per i commerci nell’area mediterranea. I suoi tesori sono quasi tutti ancora lì, sotto 8 metri di terra. E sotto secoli di scarso interesse.