Il supermercato in generale è ormai come la parrocchia. Ogni zona ha il suo e lo frequenta quotidianamente. E se quello della sua parte di città non gli piace, si mette in macchina e va dove si sente accolto meglio, dove risparmia o trova i prodotti che preferisce. C’è chi ha il suo fisso, chi ne cambia un paio a seconda del tipo di spesa che gli serve. Ognuna, di queste moderne parrocchie, ha i suoi fedelissimi e cerca di non perderli. Come l’Esselunga per i milanesi, i foggiani hanno non il supermercato, ma i Mercati di Città e le rispettive ristorie. E anche se lo sforzo è quello di renderli tutti allo stesso livello, emergono le differenze. Sono soprattutto le persone a fare quella differenza che rende uno più speciale dell’altro, preferito perché trovi il macellaio che oltre a darti la carne buona, ti consiglia la ricetta, o alla gastronomia, trovi il salumiere simpatico, con cui scambiare la battuta. Sul prodotto non c’è storia. Più che un motto, un mantra, per Luigi Giannatempo, che guida l’azienda: amiamo il nostro territorio e amiamo la nostra città. e sullo scontrino ti scrivono pure quanto sei stato bravo a farlo anche tu, specificando in che percentuale hai contribuito a supportare l’economia locale. In procinto di aprire il tredicesimo punto vendita a Foggia, nella centralissima via Torelli, puntano anche alla provincia: San Severo e Manfredonia, per iniziare e poi, perché non pensare anche di andare oltre. Oggi, che la concorrenza è tanta e il momento è difficile, l’arma del volantino non basta più. Si combatte con la passione e con l’amore.
Mercati di Città è diventata un punto di riferimento sul territorio. Qual è la ricetta della fidelizzazione?
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Sicuramente tanta passione, tanta voglia di valorizzare il territorio. Abbiamo tanto e noi siamo innamorati del territorio. Scriviamo sui nostri bigliettini da visita questo. Orgogliosi della nostra terra e della nostra città. Noi ci crediamo tanto e ho sempre pensato di essere stato fortunato a nascere in una regione così ricca di tutto. A volte prendersela con il territorio per giustificare limiti e insuccessi è un alibi.
Si può vincere anche qui?
Di certo si può fare la differenza, anche se non è semplice. Bisogna lavorarci. Io faccio parte di un gruppo nazionale con sede a Milano, Coralis, dove sono raggruppati imprenditori di tutta Italia. Sono vicepresidente di questo gruppo, questo consorzio, e quando ci sediamo per parlare vedo che c’è una grossa differenza. Noi dobbiamo lavorare il doppio per portare i risultati e usare anche un po’ di forza. Però, alla fine, sono soddisfazioni, poi c’è inventiva e la convinzione che serva lavorare con umiltà.
Il cibo è quotidianità. Presenza ogni giorno.
I dettagli. Lavorare sui dettagli. Presentarsi in modo diverso, cercare di non omologarsi agli altri. Cercare il modo per fare la differenza, per dare ai clienti qualcosa di tangibile e di particolare, perché loro devono sceglierti ogni giorno. Allora tu devi dargli ogni giorno un motivo per scegliere te e per tornare.
Oggi c’è molta concorrenza.
Sì, ma noi abbiamo un obiettivo diverso ben chiaro: valorizzare il territorio e le eccellenze locali. Selezionare le realtà belle, perché c’è tanta brava gente che ha voglia di emergere, orgogliosa del proprio prodotto. E sia con i negozi, sia con la ristorazione lo facciamo.
La ristorazione ha una parte rilevante in questa fidelizzazione?
Fa molto. Hai la possibilità di mettere al centro il prodotto e valorizzarlo. Questo lo fai anche con una squadra ben affiata di ragazzi, che collaborano, che condividano il progetto dell’azienda.
Cosa vi dite?
Che dobbiamo fare la differenza, ma questo lo fai solo riconoscendo quali sono i valori. Con l’attenzione al dettaglio, con la cura al cliente, a fargli trovare negozi sempre in ordine, dando la possibilità di scegliere. Non è semplice, ma bisogna credici.
Veniamo fuori anche da anni in cui la pandemia per il vostro settore ha segnato un punto di svolta. Vi siete trovati nell’uragano, eravate punto di riferimento della comunità. Che ricordo ha?
Era vivere alla giornata. Ricordo le strade deserte, la fila della gente per fare la spesa, non si sapeva come sarebbe stato il futuro. E lì abbiamo svolto un ruolo molto importante.
Avevate paura?
Sì, perché non sapevamo cosa portavamo a casa. Cosa ti succedeva il giorno dopo. Tutti erano esposti. E ce l’abbiamo fatta. Mascherina, guanti, sanificanti, le file, la fretta. Mamma mia. Non ci posso neanche pensare…
Tutto questo vi ha uniti?
La squadra ha portato a casa il risultato. E oggi è un ricordo, uno di quelli che quando ci pensi ti fa male. Poi è passata la pandemia ma oggi siamo ancora in mezzo a emergenze. La crisi delle merci, l’aumento di prezzo, la guerra.
Voi siete la dispensa di casa. Come fate a resistere a quello che sta accadendo?
E’ una lotta continua con l’industria, perché devi mediare, far capire che sei un tramite e che devi rispettare i clienti. Quando devi fare i prezzi ti viene lo sconforto. Ma anche l’industria sta vivendo dei problemi. Gli aumenti dell’energia non sono uno scherzo. Il momento è pesante.
Come è cambiato il carrello delle famiglie?
Si fa molta più attenzione, si compra solo quello che è realmente necessario. Si compra poco, è vero, ma quello giusto. Si è alzata la qualità della spesa a scapito della quantità. La gente è molto più attenta sia per il prezzo, per gli aumenti, ma anche per questioni di salute. C’è più consapevolezza.
Quanto è scesa la spesa media?
Un 15% in meno.
Cosa non si vende più? Cosa è scomparso?
La pasta e il pane si comprano meno. Prima si buttava di più, oggi invece non vedi più i carrelli pieni di pasta, anche perché parliamo di bene per cui il prezzo è triplicato. Le carni sono aumentate. L’olio. Tutto il comparto alimentare.
Il Gruppo quando nasce?
Nasce a Foggia, l’11 marzo ‘91. Oggi abbiamo dodici punti vendita e stiamo per aprire il tredicesimo in via Torelli.
Siete presenti anche in provincia.
Lucera, Orta Nova e Stornara, dove c’è un negozio storico nostro, uno dei primi.
Zone Transition
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Come è cambiato il settore negli anni?
E’ cresciuto molto, perché la gente ha sempre più bisogno di garanzie. Sono bombardati di notizie e noi dobbiamo cercare di dare nel nostro piccolo le certezze. Il volantino prima era l’ultima arma da utilizzare… E con quello combattevi contro i tuoi competitor. Oggi è venuta fuori la necessità di specializzarsi. Il cliente spesso ne sa più di chi è dietro il banco. Per questo la formazione è importante.
(pubblicato il 10 febbraio 2023)