Foggia e la sua comunità perdono un grande spirito guida religioso, pienamente compenetrato nel cristianesimo, nel suo stile controcorrente e avverso alle rigide regole dell’apparato cattolico e per questo non di rado inviso alla Curia. E che come tutti i nemo propheta in patria 35 anni fa aveva lasciato la sua terra d’origine per venire a servire e rigenerare un pezzo di capoluogo dauno, grazie al suo pensiero critico e al suo amore per la vita con cui ha formato diverse generazioni di foggiani poi in parte protagonisti del rinnovamento socio-culturale della città giunto fino a oggi. Nelle scorse ore si è spento padre Valter Maria Arrigoni, monaco cistercense diocesano di origini bergamasche, tra le figure più schiette, libere e intellettualmente curiose della comunità ecclesiale di Foggia, dove era stato ordinato da monsignor Casale, dove risiedeva da molti anni e dove ha amministrato diverse importanti parrocchie, tra cui l’Annunciazione del Signore e la Madonna del Rosario.
In città era molto conosciuto e amato, oltre che per il suo profilo sui generis, ben lontano dalle ingessature da abito talare, anche, come detto, per la grande attività di animazione giovanile che ha sviluppato nel tempo in diversi quartieri, con esperienze e movimenti da lui fondati, specie negli anni ‘90 e ‘2000, che hanno rappresentato una vera e propria ventata di freschezza per la comunità del territorio cittadino. Tra essi si ricorda il centro di aggregazione per ragazzi “Logos”, in una viale Francia che all’epoca rappresentava il primo asse di sviluppo di un quartiere Macchia Gialla ancora tutto in via di costruzione.
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Restano memorabili, nella testa di molti adolescenti e ventenni dell’epoca, i viaggi a Taizé, nel grande campus estivo cristiano - frequentato da migliaia di giovani da tutto il mondo - fondato sui valori dell’aggregazione sociale e della fratellanza tra i popoli; o le tappe di viaggio intermedie nel monastero di Chiaravalle, dove padre Valter, che lì aveva esperito il monacesimo cistercense, portava i giovani a respirare l’aria mistica e affascinante di quei luoghi. Ma se si arrabbiava, ricorda qualcuno, iniziava ad imprecare letteralmente in aramaico, lingua che conosceva. Sintomo, una volta di più, della sua grande passione e visceralità per la vita. Negli ultimi tempi, visibilmente debilitato nel corpo ma non nello spirito, padre Valter aveva trovato il suo buen retiro presso la Casa del Clero alle spalle di via Napoli, di proprietà dell’Arcidiocesi Foggia-Bovino.
A fine agosto dello scorso anno l’Attacco era andato a trovarlo per una chiacchierata a tutto tondo sul capoluogo dauno, che usciva da due anni di commissariamento per infiltrazioni mafiose mentre prendeva il via la campagna elettorale per il ritorno della politica a Palazzo di Città. Padre Valter aveva accolto l’Attacco su una carrozzina per evitare il peso di una sempre più faticosa deambulazione, assistito da una donna di servizio. Erano sempre gli stessi il sorriso sornione disegnato sul suo volto e la verve animica del suo eloquio, pur se velati da una certa stanchezza.
Ma come sempre non aveva lesinato dichiarazioni forti. “Cambiano le facce ma la corruzione è sempre la stessa – era andato tranchant nell’analisi consegnata qualche mese fa -. Foggia è peggiorata, in modo addirittura commovente. Quando sono arrivato 35 anni fa, questa città – aveva rievocato - era un laboratorio a cielo aperto. C’erano, per esempio, gli istituti missionari e le loro guide. Qui vennero i preti del Pime (Pontificio istituto missionario, ndr). C’era padre Fabrizio che lavorava con noi giovani. C’erano i comboniani di Troia con cui operavamo in sinergia. C’erano delle suore, delle piccole sorelle molto in gamba. C’era una scuola di politica. E una grande attività di solidarietà guidata, tra gli altri, dal dottor Antonio Scopelliti (fondatore di Solidaunia, ndr) attraverso cui cominciarono le missioni di carità in Guinea Bissau. E poi c’era il Foggia di Zeman, con cui la squadra di calcio della città approdò in Serie A. Quella squadra, per la comunità dauna, significava anche incontri e scambi con altre importanti comunità italiane; rappresentava un input per stimolare la curiosità, ed anche l’economia. C’era, in sostanza, un fermento sociale, sportivo, religioso, che vedeva impegnati anche i preti, la Chiesa”. Questa la fotografia di padre Valter di quegli anni così intensi vissuti in pieno contatto con la comunità locale, che per molto tempo ha aperto le proprie case al frate che aveva abbracciato il cammino del Poverello di Assisi.
“Sono fondamentalmente un anarchico – aveva proseguito -. Mi piace creare. Percepii subito che la mia presenza qui, in quel momento storico, era appropriata. Perché trovai un territorio e una chiesa aperti alle novità. E io venivo da fuori, portando una novità. Ovvero il gruppo Effata, fondato da me. Un gruppo che andava benissimo per i giovani. Nel primo periodo di permanenza nel capoluogo dauno trovai Tamburrino (dal 2003 al 2014 arcivescovo della Diocesi Foggia-Bovino, ndr), monaco anche lui e figura attraverso cui fui spinto a fermarmi definitivamente in questa città, diventando poi un monaco diocesano”.
Zone Transition
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Padre Valter fondò addirittura un gruppo che si chiamava Anarchici cattolici, “partendo – spiegò a l’Attacco - da una frase bellissima che aveva proferito don Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione, movimento da cui provenivo. E cioè che ci sono due posizioni veramente umane: l’anarchia e la fede cristiana. L’anarchia perché prospetta una grande fiducia nell’uomo, quindi non ha bisogno di fondarsi su una religione basata sul timore, sulla paura, sul terrore. E poi la fede cattolica perché è la religione che afferma quanto l’uomo, la persona, sia una creatura talmente bella da riflettere, da contenere in sé, l’immagine di Dio. Dunque una fede che riconosce Dio soprattutto nell’uomo”. La salma di padre Valter è stata esposta nella Cappellina della Casa del Clero, le sue esequie avranno luogo oggi alle ore 16:00 presso la Cattedrale di Foggia.