Lago di Varano, l’uso consapevole del territorio per salvare le acque del Gargano: “Monitorare le sponde”

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“In che modo possiamo essere d’aiuto alle nostre lagune in agonia?”, per rispondere a questo interrogativo l’associazione Donne del Gargano in cammino ha organizzato la tavola rotonda intitolata L'acqua sorgente di vita, situazione idrica del Gargano, tenutasi venerdì pomeriggio nella sala conferenze della Asp Zaccagnino di San Nicandro Garganico. Sono intervenuti Carlo Russo, ricercatore dell’Università di Foggia; Nicola Ungaro, direttore dell’unità ambienti naturali dell’Arpa Puglia; Tommaso Scirocco, Irbim/Cnr Lesina; Caterina Foresta, biologa nutrizionista; moderati da Maurizio Marrese, presidente del Wwf Foggia. L’invito è stato esteso a tutti i Sindaci del Gargano e i rappresentanti dei vari enti che in qualche modo hanno a che fare con il contesto idrico del promontorio. Presenti anche numerosi imprenditori ittici, direttamente interessati allo stato di salute delle lagune. “Abbiamo pensato a questa iniziativa – ha illustrato la presidente dell’associazione Dina Crisetti – per provare a sciogliere i dubbi e capire quale sarà la strada da intraprendere per un uso consapevole e produttivo delle acque del nostro territorio, tale da consentire alla popolazione garganica di stare bene in salute e di sostenersi economicamente. Quando ero giovane il lago di Varano faceva vivere non meno di 750 famiglie nel solo comparto ittico, in un’area che ricade in tre comuni. Oggi invece non c'è più nessuno, o quasi. Il nostro ringraziamento va a coloro hanno accettato il nostro invito, la loro partecipazione ci è di conforto perché attesta la sensibilità verso la questione che stiamo trattando e perché consente di alimentare attese, di sperare che gli stimoli e le proposte che scaturiranno da questo incontro possano offrire spunti utili per la progettazione di politiche di sviluppo. Abbiamo bisogno di politiche di sviluppo perché siamo un po’ abbandonati a noi stessi. I tecnici, i ricercatori, i lavoratori, i rappresentanti del terzo settore, come è noto, hanno facoltà di parlare dei temi. Per legiferare, dettare disposizioni, prevedere misure e azioni, stanziare fondi utili per porre in essere strategie importanti, occorre la politica. Insieme possiamo crescere meglio ma dobbiamo unire le forze”.

Tra i (pochi) politici presenti in sala, i consiglieri regionali Paolo Campo e Paolo Dell’Erba. Sindaci invece per lo più assenti. Nella sua veste di primo cittadino di San Marco in Lamis ma anche di consigliere del parco del Gargano e dell’autorità idrica pugliese è intervenuto Michele Merla. “Un incontro sicuramente molto interessante, il nostro compito è quello di conoscere le esigenze di questo territorio, tengo a ringraziare l’associazione per quello che fa e ribadisco la disponibilità del Parco e dell’autorità idrica. I cittadini sappiano che i Comuni sono rappresentati anche all'interno delle strutture e degli enti preposti alla tutela delle lagune e non solo”.

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L’acqua non può essere più considerata una risorsa inesauribile, ha messo in chiaro Russo che nel suo intervento si è soffermato sulla situazione generale a livello internazionale delle disponibilità e fabbisogni idrici, per poi calarsi nella realtà locale, aprendo una finestra sull'acqua e sulla produzione di cibo, nonché sulle metodologie di analisi dell'uso e consumo di acqua, chiudendo con un decalogo per ridurre gli sprechi. Ancora più ne dettaglio è sceso Scirocco che da anni studia e monitora il territorio e che ha sottolineato come questi importanti ecosistemi siano estremamente fragili pur rivestendo un ruolo ecologico e culturale molto importante. Una delle problematiche ecologiche su cui ha posto l’accento è la presenza e diffusione incontrollata di numerose specie animali aliene nell’ecosistema lagunare di Varano che non si limitano al solo granchio blu. Ma di recente ha destato particolare allarme e la preoccupazione di amministratori locali e imprenditori ittici lo stato di salute dei due laghi sempre più esposti a fenomeni di anossia e di proliferazione di organismi che mettono a rischio la sopravvivenza del sistema delle lagune. 

A monitorare costantemente la situazione è l’agenzia regionale per la prevenzione e protezione dell’ambiente. Ma qual è lo stato di salute delle acque garganiche? “Le acque costiere sono in una situazione tra il buono e l’eccellente, caratteristica che accomuna tutte le acque marino costiere pugliesi – ha detto in premessa Ungaro a l’Attacco -. Invece le due lagune hanno bisogno di una maggiore attenzione in quanto, proprio per le loro caratteristiche, potrebbero essere soggette a fenomeni di eutrofizzazione, seppur temporanea. I nostri dati ci dicono che il livello di attenzione deve essere sempre mantenuto alto, comunque noi come Arpa monitoriamo costantemente e in caso di alert precoci cerchiamo di essere il più pronti possibile per avvisare tutti gli amministratori locali che sono interessati a una gestione delle due lagune”.

Va subito detto che Lesina e Varano sono due realtà diverse tra loro, sia dal punto di vista naturale che delle attività produttive. Ma per entrambe si può dire che le minacce arrivino dalla presenza dell’uomo, o meglio dal modo in cui l’uomo sfrutta, in modo più o meno lecito, l’ambiente. I dati illustrati dal dirigente Arpa infatti parlano chiaro: fermo restando che i parametri che pure destano maggiore preoccupazione sono entro i limiti di sicurezza fissati dalle norme, nazionali e comunitarie. “La percezione può essere diversa dalla realtà – ha chiarito Ungaro -, ovvero non è detto che quello che i cittadini valutano come brutto sia veramente brutto. Noi guardiamo i dati che riguardano le caratteristiche chimico fisiche dei corpi idrici, ma anche le caratteristiche biologiche ed ecologiche. Andando infatti a valutare cosa vive in un corpo idrico indirettamente si può capire qual è la qualità di quel corpo idrico”.
I dati relativi al triennio 2019-2021 dicono che tutte le acque di transizione della Puglia, comprese le lagune garganiche, sono in uno stato prevalentemente sufficiente. “Non siamo riusciti a raggiungere il livello buono – ha aggiunto il dirigente Arpa -, ma questo succedeva anche nei trienni precedenti, quindi non è una novità”.

Ancor più nel dettaglio l’Arpa evidenzia che nel periodo 2010-2022, la temperatura media delle lagune di Lesina e Varano è più o meno in linea con quella di tutte le acque di transizione pugliesi. “Per quanto riguarda la salinità – ha proseguito Ungaro -, tra le due lagune c’è un andamento diverso ma il dato è vicino alla media pugliese anche in questo caso. Anche per la saturazione di ossigeno abbiamo una situazione abbastanza buona, stessi risultati per la clorofilla che è un indice di produzione proprio di una laguna, così come per l'azoto disciolto e il fosforo totale. Anche l'inquinamento da metalli pesanti è praticamente in linea a tutte le altre lagune della Puglia, non ci sono criticità”. 

Fin qui i valori presi nel loro complesso ma all’interno delle stesse lagune si registrano dati diversi in diverse aree. “Prendiamo ad esempio la temperatura. A Varano che c'è una zona, tra Cagnano e Carpino, che di solito è tendenzialmente più calda rispetto al resto della laguna mentre la parte verso Ischitella è mediamente più fresca. Vale lo stesso per la salinità, in corrispondenza di Foce Capoiale, l'acqua è leggermente più salata, come potremmo ragionevolmente aspettarci. Fin qui tutto bene ma poi ci sono cose che ci preoccupano di più. Abbiamo individuato zone in cui sembra che ci sia mediamente più clorofilla e, guarda caso, in quelle zone c'è anche più azoto e fosforo”.
Non solo, le stesse zone sono interessate anche da una maggiore presenza di Escherichia coli ed enterococchi intestinali. “Tutti valori nella norma, lo chiarisco subito ma dalla visione di come è distribuita questa contaminazione possiamo capire molte cose.  Se non ci fosse l'uomo o gli allevamenti non ci sarebbero in acqua quei microrganismi, vuol dire che quella è la traccia di una attività dell’uomo, come l’allevamento”.

Già nel suo intervento, Scirocco ha esposto il fatto che le lagune siano estremamente ricche di nutrimento tale da favorire la proliferazione di tante specie animali e vegetali, fenomeno confermato anche da Ungaro. Ma questo dato che all’apparenza può sembrare positivo in realtà è alla base di quello che accade sempre più di frequente nei due laghi e che mette in allarme i cittadini. “Negli ultimi anni sembra che nel lago di Varano la salinità media stia leggermente salendo. Chiaramente non dipende dal fatto che arrivi più acqua di mare. Le ipotesi sono due: o arriva meno acqua dolce o ne evapora di più, non tanto perché la temperatura media è più alta, ma per i picchi di temperatura. Se osserviamo la percentuale di ossigeno registrata nel 2022, è molto alta. I non esperti potrebbero pensare che il lago stia benissimo ma non è proprio così. Quando l'ossigeno è troppo alto, vuol dire che ci sono molte microalghe che lo stanno producendo, quindi c'è molta biomassa vegetale, ecco che incominciamo ad avvicinarci al problema che osserviamo negli ultimi anni: ossigeno alto e salinità che sta crescendo. Ovviamente cresce anche la clorofilla, vuol dire che c'è più plancton vegetale. Sta diminuendo l'azoto organico disciolto, anche questo è un dato che ci dice di una elevata biomassa fitoplantonica che ‘mangia’ il concime per crescere, che quindi scompare dalle acque. Lo scorso anno nel lago di Varano c’è stata una proliferazione di cianobatteri che ha provocato quella colorazione dell’acqua che ha allarmato tutti. Quando questa grande quantità di biomassa comincia a morire toglie ossigeno dai fondali provocando quella condizione di ipossia che l’anno scorso ci aveva veramente preoccupati”. 

Zone Transition

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Ma da che cosa può essere causata questa distribuzione dei valori e questi effetti? I monitoraggi evidenziano che le zone in cui c’è una maggiore concentrazione di quelle sostanze che favoriscono l’iper proliferazione delle biomasse che danneggiano l’equilibrio delle acque sono le stesse in cui la pressione antropica è più evidente, con la presenza di scarichi di due depuratori ma anche in prossimità di terreni coltivati in modo intensivo e allevamenti. L’impronta di quelle attività, apparentemente staccate dall’ecosistema lagunare, si riverbera direttamente sulla salute delle acque. “Per minimizzare, mitigare, prevenire gli effetti sul lago dobbiamo tenere d'occhio soprattutto ciò che avviene sulle sue sponde – ha confermato il dirigente Arpa -. Se questo succedesse in mare non ci accorgeremmo di nulla perché il mare ha una resilienza enorme, essendo in grado di diluire ogni cosa ma le lagune sono diverse. Se vogliamo porre attenzione alla gestione dei laghi dobbiamo porre attenzione a quello che viene fatto sulle sponde valutando quali sono gli impatti che possono dare le pressioni antropiche”. Il monitoraggio è costante da parte dell’Arpa e soprattutto, ha tenuto a precisare Ungaro, i dati sono trasmessi regolarmente agli uffici regionali e alla politica che ha il compito di decidere come gestire le criticità e i problemi.

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