Monte Sant’Angelo verso il voto tra sospetti e veleni sui posti di lavoro, la denuncia dell’ex di Tecneco: “Soprusi, falsità e favoritismi”. Rignanese: “Non c’entriamo”

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Ci sono almeno due modi per leggere la vicenda che a Monte Sant’Angelo sta facendo parlare da diversi giorni, circolando sulle chat Whatsapp e nei bar del paese. Si tratta del procedimento penale contro ignoti aperto dalla Procura di Foggia, pm Giuseppe Mongelli, per possibile abuso d’ufficio ai danni del montanaro Giovanni Ciuffreda, che ha sporto denuncia contro l’ex concessionaria del servizio di igiene urbana Tecneco srl, nella persona del responsabile di zona Antonio Bove, e contro il Comune nelle persone del sindaco Pierpaolo d’Arienzo, del vicesindaco Michele Fusilli e dell’assessore Generoso Rignanese.

Di certo al momento c’è solo che Ciuffreda è stato iscritto nel procedimento come persona offesa. Non c’è notizia, invece, del punto al quale siano le indagini e se risultino indagati. Il primo contesto nel quale si inscrive tale storia, che tanta curiosità suscita in città, ha a che vedere con la fame di lavoro di una Monte Sant’Angelo che, nonostante i suoi due siti Unesco, fa i conti con un decremento demografico sempre più grave e scarsissime possibilità occupazionali.

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Una città che tra pochi mesi, in primavera, tornerà alle urne al termine della prima amministrazione ordinaria dopo il biennio commissariale seguito allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del consiglio comunale. Fu il primo caso in Capitanata nel 2015. Il clima da campagna elettorale fa il paio con i sospetti di chi un lavoro non ce l’ha e guarda i compaesani che svoltano, magari in enti pubblici, vedendoci la manina della politica. Gli stessi sospetti che Ciuffreda, stagionale per 10 anni, ha denunciato quando si è visto scavalcare da neo assunti privi dei suoi titoli di anzianità.

L’altra maniera di considerare il caso dell’ex dipendente Tecneco riguarda, invece, le interdittive antimafia e i loro effetti. La srl di Foggia fu colpita a novembre 2020 dallo stop del prefetto Raffaele Grassi e tuttora opera tramite il controllo giudiziario. Ciuffreda afferma che la motivazione fornitagli verbalmente per la mancata stabilizzazione atterrebbe a quell’interdittiva, in cui però il nome del 55enne non compare.

Un Ciuffreda c’è ma si chiama Antonio e ha 43 anni. Un equivoco sorto per via dell’omonimia?

Ad ottobre 2021 Tecneco Servizi Generali srl comunicò l’avvio del licenziamento collettivo di 10 dipendenti in conseguenza dell’interdittiva. Un’interdittiva con cui Giovanni Ciuffreda non c’entra nulla, come spiegò (invano) da subito quando gli fu detto che il suo impiego come stagionale, da ormai un decennio (da giugno 2012), non si sarebbe trasformato nell’attesa stabilizzazione ma sarebbe terminato con la scadenza del contratto il 31 dicembre 2020.

“Mi fu spiegato, verbalmente, che era a causa della mia presenza nell’interdittiva antimafia del prefetto, ma non è vero”, afferma Ciuffreda a l’Attacco. “La verità è che dovevano stabilizzare persone a loro gradite, di fiducia, vicine alla politica. Al mio punto stabilizzarono un neo assunto. Da quel momento mi rivolsi ad un legale, l’avvocato Centola, e denunciai quanto avvenuto ai miei danni a Comune, Prefettura, Carabinieri e Procura di Foggia. Peraltro, a giugno 2021 fui assunto come stagionale, per i mesi estivi, dalla partecipata del Comune di Manfredonia dei servizi ecologici, ASE spa. Mi recai dal sindaco di Monte d’Arienzo per dirgli che ASE non mi avrebbe mai potuto assumere se non avessi avuto tutto in regola. Si limitò a rispondermi che se qualcuno aveva sbagliato avrebbe pagato. Successivamente ho partecipato al concorso di ASE per le nuove assunzioni e sono arrivato nono”.

Secondo Ciuffreda il primo scontro risale al 2018: “Ci fu un diverbio col Comune e Tecneco, quando mi lamentai dell’assunzione nell’impresa di padre e figlio. Il sindaco ammise he queste cose non dovevano più accadere”.

Nella denuncia presentata all’Arma ad agosto 2021, Ciuffreda ha lamentato “ingenti danni, di carattere sia economico che personale”, che ne “hanno leso i diritti di lavoratore”.

“Nel 2018 si aprì la possibilità per i dipendenti stagionali part-time di poter essere stabilizzati in quanto alcuni colleghi si avviavano verso il pensionamento”, vi ha spiegato il montanaro. “La prassi prevedeva che la stabilizzazione avvenisse tramite il criterio dell’anzianità lavorativa. Io mi trovavo in seconda posizione, tra tutti i colleghi. Furono effettuate alcune assunzioni, ma io non vi rientrai. Per far valere i miei diritti fui costretto a denunciare i soprusi e le falsità che avevo a lungo dovuto sopportare per richiedere il lavoro che mi spettava e per il quale avevo fatto richiesta più volte. Nel 2018 il responsabile dell’azienda, Bove, ci comunicò che Tecneco avrebbe assunto il figlio di un lavoratore prossimo alla pensione. Il lavoratore che sarebbe andato in pensione nel breve termine, assunto a tempo pieno (6 ore), rinunciava a tre ore lavorative per far assumere il proprio figlio. Il padre svolgeva il ruolo di autista e il figlio è stato assunto a tempo indeterminato part-time con contratto J, senza alcuna esperienza lavorativa nel settore. Io e altri due colleghi, tra i primi interessati alla stabilizzazione, chiedemmo subito chiarimenti rispetto a questa tipologia di assunzione, per capire se fosse lecito o meno e se potesse essere stata un atto di favoritismo che andava contro gli interessi degli altri lavoratori e dell'azienda stessa. Le richieste non portarono alcun risultato, nessuna risposta alle nostre domande. Gli amministratori comunali furono informati di ciò che l'azienda stava facendo e concordarono con noi che potesse esserci una condizione di abuso, mostrandosi disponibili nel prendere eventuali provvedimenti”, si legge ancora nella denuncia di Ciuffreda.

“Infatti, a seguito delle nostre segnalazioni, ci fu un incontro tra Tecneco, gli amministratori comunali (i denunciati, ndr) e i rappresentanti sindacali. Poi il sindaco d’Arienzo ci informo di ciò che era emerso durante la riunione: l'azienda aveva ribadito che la sua intenzione era quella di stabilizzare i contratti dei dipendenti stagionali a part-time non appena altri colleghi fossero andati in pensione e la priorità per la stabilizzazione sarebbe spettata ai colleghi con maggiore anzianità aziendale. Nel 2019 si ripeté una situazione simile: pensionamento di un altro collega e assunzione part-time (3 ore) del figlio col contratto a tempo indeterminato. Dopo un nostro ulteriore tentativo di confronto per trovare una soluzione seguì una seconda assunzione: non la mia ma del mio collega, terzo per anzianità di servizio. Chiesi spiegazioni al responsabile Bove, il quale disse che dopo un controllo risultavo terzo per anzianità e non secondo come avrebbe dovuto essere”, vi ha aggiunto Ciuffreda.

“Nonostante abbia portato le evidenze che quanto sostenuto non corrispondeva alla realtà dei fatti, non fui considerato ma venni rassicurato che da lì a poco sarei stato stabilizzato anche io. Continuavo a tenere informato il sindaco d’Arienzo su ciò che mi capitava e su quello che stavo facendo per risolvere i continui problemi che si presentavano. Dopo la seconda assunzione chiesi ripetutamente - ad agosto, ottobre e infine a dicembre 2020 - al responsabile Bove se ci fossero delle novità sulla mia stabilizzazione ed egli ribadì che sarebbe avvenuta entro la scadenza del contratto, fissata al 31 dicembre 2020. Nel frattempo ci sono stati ulteriori pensionamenti, i quali non hanno mai portato al risultato concordato, ossia la stabilizzazione del mio contratto. A un mio collega, assunto per la prima volta a luglio 2020, prorogarono il contratto e tuttora lavora, mentre io ho terminato a dicembre 2020. Mi attivai nuovamente chiedendo più volte un incontro, un colloquio, senza riscontro, agli amministratori comunali e anche all'azienda, ma avevo la netta sensazione che volessero evitarmi. Dopo vari tentativi finalmente riuscii a ottenere un incontro con il sindaco, il quale mi mise al corrente che la mia mancata stabilizzazione e addirittura anche il mancato rinnovo del contratto erano dovuti al fatto che l’impresa aveva ricevuto un'interdittiva antimafia, alludendo al fatto che il mio cognome potesse essere un problema perché legato all'interdittiva”, la conclusione della denuncia.

“Nel 2019 l'azienda aveva chiesto ai dipendenti il certificato di buona condotta e che il mio non riportava carichi pendenti avendo la fedina penale pulita. Mi sento offeso, denigrato, vittima di soprusi, truffato e discriminato da un sistema clientelare nel quale anche gli amministratori comunali potrebbero aver contribuito ad agevolare e a far consolidare tali comportamenti. Sia fatta chiarezza sui comportamenti dell'azienda e degli amministratori comunali, per far luce sulla verità e ottenere ciò che mi spetta”.

Né io né gli altri amministratori comunali siamo stati ascoltati dagli inquirenti o abbiamo ricevuto notifiche per questo procedimento”, afferma a l’Attacco per tutta risposta l’assessore Generoso Rignanese, smentendo i rumors in paese su amministratori indagati. La Procura foggiana al momento ha aperto un procedimento contro ignoti.

“Nei bar se ne dicono di ogni tipo a fini strumentali, visto che siamo ormai in campagna elettorale. Il nostro atteggiamento è sempre stato lo stesso con tutti i dipendenti di aziende di servizi: noi non siamo i loro datori di lavoro né facciamo sindacato”, continua Rignanese, più volte vittima di attentati intimidatori.

“Le questioni devono discuterle con le imprese. Per quanto riguarda Ciuffreda, so solo che ha denunciato il Comune perché non gli è stato rinnovato il suo contratto stagionale quest'estate. Ma cosa c'entri il Comune non mi è chiaro. I motivi del mancato rinnovo non li conosco, gli dissi che era all'azienda che avrebbe dovuto chiedere informazioni e non a noi”, conclude l’assessore comunale.

Quanto alla foggiana Tecneco, a ottobre Raffaele Merola, titolare della srl - soggetta al controllo giudiziario – comunicò l’avvio della procedura di licenziamento collettivo per 10 persone, “conseguente all’informativa antimafia”.

“In particolare, il prefetto e, in una fase successiva, l’Autorità giudiziaria hanno disposto, per garantire la continuità aziendale nella gestione di appalti pubblici di servizi, il licenziamento per giustificato motivo oggettivo per contiguità con ambiente mafioso, di alcuni dipendenti impegnati nell’appalto pubblico di gestione dei rifiuti con il Comune di Monte Sant’Angelo e di un unico dipendente in servizio nell’appalto con il Comune di Mattinata, inseriti nell’interdittiva”.

Tra i dieci lavoratori spiccano cognomi che richiamano nomi noti dei clan locali: dal mattinatese Quitadamo ai montanari Miucci, Libergolis, Primosa e Ricucci. Pare che tutti i dieci siano rimasti al proprio posto di lavoro.

Non c’è più Tecneco a Monte, però. Il servizio è passato a Picon srl. Dopo l’interdittiva, nelle more della gara Palazzo di città avviò un’indagine di mercato per attribuire il servizio per 6 mesi, fino a marzo 2022.

L’unica manifestazione di interesse giunse dalla Picon srl di Modugno ma il 3 ottobre l’impresa comunicò l’impossibilità del subentro “in mancanza delle idonee e necessarie verifiche e preventivi nulla osta da parte della Prefettura di Foggia e delle forze dell’ordine competenti”. Il giorno seguente Picon richiese alla Prefettura la presenza di motivi ostativi all’assunzione del personale allegato.

E’ questa la situazione che costrinse il 4 ottobre 2021 il sindaco d’Arienzo ad ordinare a Tecneco, in via d’urgenza, la prosecuzione dei servizi.

Incredibilmente, andò deserta a ottobre la gara ponte, svolta tramite la SUA della Provincia, che partiva dall’importo di 4.421.440,20 euro. Poi l’inizio dell’attività da parte dell’impresa di Raffaele Picone, a partire dal 15 dicembre scorso.

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Da ultimo il sindaco ha disposto, in via d’urgenza, l’affidamento dei servizi di igiene urbana a Picon per un periodo transitorio pari a 6 mesi e, pertanto, sino al 14 giugno prossimo, salvo cessazione anticipata qualora, in tale lasso di tempo, si provveda alla definitiva aggiudicazione della gara.

 

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