Per il procuratore capo Ludovico Vaccaro all’incontro “Cultura e legalità” del nuovo Piano strategico Unifg “la maggior parte dei fenomeni criminosi esprimono la povertà culturale di chi li compie. Contesti nei quali la povertà culturale porta all’uso delle armi per dirimere le contese”.
A un certo punto, però, è arrivato il passaggio più forte del suo intervento. Sollecitando tutta la comunità a remare insieme nel percorso di legalità, Vaccaro ha chiamato in causa i giornali. “La maggior parte dei media locali collaborano per trasmettere i messaggi positivi veicolati dalla Squadra Stato. Non cerchiamo elogi per il nostro lavoro – ha precisato –. Ma devo dire che c’è ancora qualcuno che non perde occasione per gettare fango e ombra sulle istituzioni”.
Carousel Banner 1
Carousel Banner 1
Carousel Banner 2
Carousel Banner 2
Un’invettiva che non è passata inosservata nel direttore de l’Attacco, Piero Paciello, presente in platea. Proprio ieri mattina su queste colonne era stata data voce alla denuncia degli ambientalisti che, ribadendo la loro idea circa una gestione opaca della tutela ambientale sviluppata dal Parco nazionale del Gargano, si chiedono “perché le denunce formulate alla Procura dalle associazioni ambientaliste non vanno avanti”.
Il pezzo fa riferimento anche al convegno di San Giovanni Rotondo, che sabato vedrà ospite dell’Ente Parco proprio il procuratore capo. Il quale, nel discorso in Unifg, non ha mai citato l’Attacco, ma non appare insensato pensare al nesso. Paciello, ha dunque chiesto la parola al Rettore per replicare a Vaccaro. Quest’ultimo, prima che il direttore potesse cominciare il suo intervento, ha salutato tutti ed è andato via, anteponendo impegni di lavoro, seguito da Magno e Valiante. Solo il questore Rossi resterà fino alla fine del convegno.
“Ritengo straordinari questi quattro giorni di apertura al territorio dell’Unifg – ha esordito Paciello –. Li stiamo raccontando tutti. Ma mi hanno fatto molto riflettere le parole del procuratore, da cui mi sento pesantemente chiamato in causa – ha sottolineato il direttore –. I giornalisti fanno un altro mestiere rispetto a procuratori e forze dell’ordine. La verità di un giornalista è diversa da quella giudiziaria. I miei giornalisti sono stati più volte destinatari di minacce per le inchieste che conducono, spesso in splendida solitudine. Ed io rivendico il mio ruolo, sono abituato a fare nomi e cognomi. E se 95 volte su 100 scrivo dell’impegno della Squadra Stato – ha continuato Paciello – lo faccio perché sento che davvero siamo a un punto di svolta. Se poi, però, 5 volte scrivo che le cose non vanno perché la Squadra Stato sbaglia, io lo devo scrivere, perché è il mio mestiere, attraverso il quale rivendico il mio diritto di critica”.
Zone Transition
Zone Transition
“Penso, infine, che il lavoro di ricerca dell’Unifg andrebbe orientato sulla crisi di quel ‘patto sociale del grande partito della spesa pubblica’, consacrato in passato dallo Stato. E’ evidente – ha concluso il direttore de l’Attacco – che oggi ci dobbiamo fidare della Squadra Stato, ma bisogna essere esigenti rispetto ad essa, perché è lo stesso Stato che, per 30 anni, dentro quel modello ha costruito logiche di assimilazione dell’area grigia e della devianza nelle istituzioni. E questo è successo non solo qui a Foggia ma nel Mezzogiorno d’Italia”.