Non c’è alcuna certezza in nessuno dei due principali schieramenti che tra otto mesi si sfideranno al fatidico appuntamento delle elezioni comunali di Foggia. I cittadini torneranno alle urne dopo un commissariamento dalla durata monstre di 29 mesi ma questo amplissimo lasso di tempo non ha affatto chiarito il quadro politico. Anzi, si dubita di ogni cosa.
Nel fronte emilianista formato da centrosinistra a guida Pd, civici del presidente e M5S nessuno mette la mano sul fuoco sul fatto che l’alleanza che ha vinto (di poco) le provinciali arrivi salda anche al voto per Palazzo di città, previsto per fine ottobre o novembre. In casa M5S da mesi gli animi sono galvanizzati dalla totale apertura fatta da Emiliano a Conte, cui ha lasciato la scelta del candidato sindaco di Foggia.
Carousel Banner 1
Carousel Banner 1
Carousel Banner 2
Carousel Banner 2
Ma nel capoluogo i contiani scontano almeno due problemi. Da un lato soffrono un’opinione pubblica, quella a loro vicina, che tollera poco o per nulla l’alleanza coi dem.
“I cittadini ci dicono che se corriamo col Pd perdiamo, dovremmo forse presentarci separatamente al primo turno e poi coalizzarci in sede di ballottaggio”, commenta a l’Attacco una fonte pentastellata. L’altro problema è legato al nome da lanciare: i più forti sono indubbiamente l’assessora regionale al welfare Rosa Barone e l’europarlamentare Mario Furore. Ma entrambi finora si sono sempre smarcati rispetto a tale prospettiva. Peraltro, per Barone c’è un veto posto dalle ancor rigide regole interne al MoVimento, per le quali dovrebbe dimettersi prima di candidarsi. In realtà la sensazione è che la farmacista foggiana stia bene a Bari e non ci pensi minimamente, a meno che non intervenga direttamente il leader Giuseppe Conte a indicarla.
Appaiono al momento cauti, per non freddi, rispetto alla tenuta del campo largo progressista anche i civici di Rosario Cusmai, che si limitano a far sapere che finora non ci sono stati tavoli sulle comunali e che non si potrà prescindere – nemmeno stavolta, come avvenuto per le provinciali – da un carnet di vari nomi, rispetto ai quali procedere per esclusione fino a convergere su quello dell’intera coalizione.
“Chi può dirlo che succeder da qui ai prossimi mesi?”, osservano alcuni beninformati vicini ad Emiliano. “Il M5S non ha voti ma basta presentarsi con 4 liste e arrivare al ballottaggio, da lì si può persino vincere”. Un grande punto interrogativo riguarda poi il Pd: che evoluzione ci sarà nel partito nazionale, e nei rapporti col M5S, dopo la presumibile vittoria di Bonaccini al congresso? Tra gli alleati del vicepresidente della Regione Raffaele Piemontese c’è chi dubita che il dominus dei dem possa davvero accettare, senza fiato, che il pallino per la città capoluogo stia in mano ai contiani. Sarebbe uno smacco troppo grande, dopo la clamorosa batosta presa da Piemontese alle politiche dello scorso 25 settembre, quando il secondo uomo più votato di tutto il Pd pugliese alle regionali 2020 si è ritrovato fuori dal Parlamento.
Va detto che Piemontese da qualche settimana tratta con toni di inusitata dolcezza il M5S, a cominciare dalla collega di giunta Barone con cui è rimasto memorabile il rovente scontro verbale all’aeroporto Gino Lisa di Foggia, lo scorso anno, sotto gli occhi di Emiliano e in favor di telecamere.
Oggi il rapporto appare al miele, complice il diktat del governatore, ma chi conosce Piemontese scommette che si stia comunque preparando un piano B nel caso andasse male col M5S e che tale seconda prospettiva porti a una interlocuzione con gli ambienti più moderati e civici del centrodestra.
In questo scenario tanto incerto circolano persino voci sull’ipotesi di discesa in campo dello stesso Piemontese, ma appaiono del tutto inverosimili oltre che ignote al suo stesso schieramento. Fine c’è da capire dove si collocherà il terzo polo Azione-Italia Viva. Il consigliere regionale calendiano Sergio Clemente ha garantito che il partito sarà col centrosinistra ma nessuno si fida né di lui né di Azione, che a livello nazionale ha un rapporto pessimo da tempo con Pd e M5S. Non va meglio nel centrodestra.
L’Attacco ha svelato settimane fa come, al di là dei partiti ufficiali (che dopo la sconfitta delle provinciali vogliono tenere la Lega fuori dal tavolo delle comunali), ci sia un centrodestra civico che stava ragionando sulla candidatura del noto imprenditore della sanità privata, editore ed ex amministratore Tito Salatto, in realtà poco propenso a farsi avanti. Da ultimo le indiscrezioni parlano invece di un tentativo, da parte di questo gruppo, di persuadere il prorettore di Unifg Agostino Sevi, ex direttore del dipartimento di Scienze agrarie, ritiratosi dalla corsa per il nuovo Magnifico dell’Ateneo daunio.
Zone Transition
Zone Transition
Qualcuno suppone addirittura che proprio la prospettiva delle comunali possa aver determinato la scelta di mollare in Unifg. Una ricostruzione errata, in realtà: Sevi, molto legato ai civici di Cusmai, ha fatto sapere di non essere affatto interessato a Palazzo di città e di non averci mai nemmeno pensato. “Non accetterebbe mai, per quanto possano corteggiarlo”, commenta un suo amico a l’Attacco. “Non si getterebbe mai nell’agone politico, men che meno in questa fase delicatissima di Foggia. Non è per questo pressing su di lui che non si è più candidato per le elezioni in Ateneo. Non è neanche vicino al centrodestra, peraltro”.