Ho aspettato la fine della campagna elettorale per le comunali di Manfredonia per fare qualche considerazione sulla qualità della città. Mi aspettavo e auspicavo che, di fronte ad una città agonizzante da tempo, i candidati sindaci affrontassero i problemi: della mancanza di lavoro, con tassi di occupazione di poco superiore al 45%, colpiti in maniera drammatica le donne e i giovani con tassi di occupazione al di sotto del 30%; dei livelli di povertà assoluta e relativa delle famiglie, pari al 75% del totale (il 37% e il 40% vive con un reddito dichiarato medio mensile lordo di 374 euro e di 1.200 euro); dei livelli di disuguaglianza di ricchezza e di opportunità insopportabili (il 5% della famiglie possiede il 70% della ricchezza totale). Invece, silenzio assoluto. Nemmeno è stata affrontata l’emigrazione di massa di giovani e meno giovani, che vanno via per trovare lavoro e dignità in altre parti del Paese e all’estero. Un fenomeno che ha portato ad una riduzione della popolazione significativa negli ultimi venti anni, pari ad un calo di circa 4mila persone, ed un invecchiamento progressivo con una età media che supera i 45 anni. In un recente articolo su questo giornale ho espresso tutta la mia disperazione su questa progressione dell’età media della popolazione: se non si pone un freno, la città potrebbe raggiungere il punto di non ritorno (48 anni di età media), in meno di un decennio. Nonostante il grido disperato nessuno ne parla.
La città in questi ultimi anni ha perso totalmente la propria identità, poiché non può considerarsi destinazione turistica: l’incidenza del settore turistico sul PIL totale è meno dell’1%. Ma non è neppure una città manufatturiera: poche imprese (54) hanno un fatturato superiore ai 700mila euro e non producono né trasformano alcunché.
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Manfredonia non è neanche città dei servizi: quelli innovativi sono una chimera, quelli esistenti (commercio in particolare) sono agonizzanti da tempo, e sopravvivono grazie ad evasione fiscale, opacità e illeciti vari.
La pesca come comparto importante per l’economia non esiste più, se non in modo marginale: contribuisce al PIL della città per meno dell’1% e in termini occupazionali per lo 0,5%. La città si regge, per oltre il 92% del proprio reddito complessivo, grazie al lavoro dipendente per lo più pubblico e alle pensioni. Le imprese contribuiscono solo per il 2,77%.
Su 22.682 contribuenti totali ben 9.003 (il 39,69%) non pagano alcuna imposta sui redditi dichiarati poiché troppo bassi e per le diverse detrazioni e deduzioni di cui beneficiano. La tassazione media dei contribuenti sipontini è pari al 15,67% (imposte dichiarate 87 milioni di euro su un reddito imponibile di 555 milioni di euro).
E che dire del bilancio pubblico dell’ente comunale, strumento principale e indispensabile per allievare povertà ed emarginazione, nonchè per innescare un percorso di crescita e sviluppo economico e sociale? Le entrate tributarie del bilancio consuntivo 2022 ammontano a 30 milioni di euro circa, meno di quanto spendono i manfredoniani per scommesse e giochi vari. La Tari (tassa sui rifiuti) è stata nel 2022 pari a 7 milioni di euro circa a fronte di un costo sostenuto per la gestione del servizio tramite la partecipata ASE spa pari a 12 milioni di euro (oltre un terzo della spesa corrente), con un’evasione fiscale del 41,6%. Si è proprio così: oltre il 40% delle famiglie e delle imprese non pagano la tassa sui rifiuti.
La seconda voce di spesa corrente, dopo la gestione dei rifiuti, è la missione diritti sociali (welfare- servizi sociali) pari a 7,1 milioni di euro, che se rapportata alla popolazione della città fa registrare una spesa media pro capite per abitante annua di 134 euro. Zero spesa corrente per cultura (0,53%), turismo (0,41%), sviluppo economico (0,58%), politiche del lavoro (0,01%), agricoltura e pesca (0,11%), energia (0,25%). Zero investimenti strategici che fanno da moltiplicatore allo sviluppo e crescita economica.
A tutto questo si aggiunge un disavanzo ancora da ripianare nei prossimi sei anni, pari a circa 14 milioni di euro (2,4 milioni di euro annui), che ha portato l’ente ad una situazione di pre-dissesto finanziario. L’ammontare di residui attivi non svalutati ammonta a oltre 40 milioni di euro, l’indebitamento residuo genera 1,7 milioni di euro di soli interessi passivi annui.
Di fronte a questo scenario della città abbiamo quattro candidati sindaci (tutti uomini, altra anomalia di Manfredonia), e uno di loro dovrà farsi carico di gestire e risolvere i tantissimi problemi della città con un bilancio pubblico e una situazione economica e sociale drammatici, e con l’enorme responsabilità del momento storico particolare in cui la città è messa a serio pericolo di sopravvivenza.
Non conosco la competenza dei candidati né quale sia la visione che loro e i futuri assessori hanno della città. So però con certezza che, prima di prendere una decisione così determinante per la vita di migliaia di persone, va applicato rigorosamente quanto detto da Luigi Einaudi: “Conoscere per decidere e deliberare”. Ovvero che ognuno sappia bene le difficoltà, i limiti e i vincoli a cui deve far fronte, e conosca bene e chiaramente le possibili soluzioni da adottare. Se così non fosse siamo di fronte a soggetti irresponsabili nella migliore delle ipotesi e a persone senza etica e morale nella peggiore.
Qualche giorno fa un ex candidato sindaco delle scorse elezioni mi ha etichettato “mister catastrofe” per i miei articoli sulle condizioni in cui versa la citta sipontina, paragonandomi, follemente, ad uno dei più bravi economisti mondiali, che veniva appunto chiamato così, quando avvertiva il mondo intero che era imminente la più grave crisi economica per l’umanità che poi si avverò nel 2008.
Zone Transition
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Spero ovviamente di sbagliarmi clamorosamente sul futuro di Manfredonia ed è molto probabile che sia così viste le mie limitate capacità. Alla politica chiedo comunque di tener almeno conto delle cose che dico poiché, senza considerare alcun numero e dato, basta farsi una passeggiata per la città per constatare che i numeri descrivono in modo verosimile la situazione in cui si ritrova oggi la città.