Sedi fantasma, fideiussioni dubbie e società con capitali sociali modesti. Giù la maschera, patron Favilla

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Dopo circa tre ore e mezza di rilievi e osservazioni, il Consiglio comunale di Manfredonia ha deliberato all’unanimità dei presenti l’ordine del giorno con cui Sindaco e Giunta si impegnano a fare proprie le perplessità circa gli investimenti che qualcuno – patron Favilla e Seasif – intenderebbe fare nell’area ex Enichem. Si proverà a riprendere il percorso che porta alla conversione paesaggistica ed ecologica di quella zona attraverso l’APPEA, così come previsto del PPTR della Regione Puglia, anche se su questa opzione c’è chi nutre qualche dubbio. Il capogruppo di Forza Italia, Vincenzo Di Staso, teme infatti che il primo cittadino di Monte Sant’Angelo, Pierpaolo d’Arienzo, non possa andare in direzione opposta rispetto a quella indicata dalla Regione Puglia. La sua preoccupazione, come ha spiegato in aula, è dovuta ad un verbale ASI del 16 aprile scorso nel quale è scritto nero su bianco che da Bari hanno chiesto di accelerare sul percorso autorizzativo di Seasif.

La massima assise cittadina ha visto gli interventi di numerosi consiglieri. Il primo a prendere la parola è stato il vicesindaco e assessore alla Transizione ecologica Giuseppe Basta. Ha ricordato che, una volta a regime, in quell’impianto lavorerebbero solo 25 unità, oltretutto altamente specializzate. “Il lavoro è sacro ed importante, certo – ha osservato -, ma non può prescindere dalla qualità della vita di una intera comunità. La salute è e sarà sempre il primo bene da conservare, poi viene tutto il resto”.

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La consigliera Mary Fabrizio (Strada Facendo), seguita da Liliana Rinaldi (Forza Italia), Sara Delle Rose (Io Voto Gianni), Massimo Ciuffreda (Progressisti Dem), Maria Teresa Valente (CON Manfredonia), Michele Iacoviello (Molo 21), Francesco Schiavone (Progetto Popolare), Gianluca Totaro (MoVimento 5 Stelle), Gianni Sventurato (Strada Facendo) e Marco Di Bari, hanno contributo alla discussione offrendo spunti originali.

Dalle ragioni ostative a norma di legge rispetto ad alcune autorizzazioni richieste da Seasif al monopolio delle aree retroportuali e di banchina, dalla richiesta di un commissario per la bonifica del SIN di Manfredonia alla richiesta di dare un indirizzo compatibile con l’ambiente all’area ex Enichem, fino alla pressoché unanime dichiarazione che non è una guerra di campanile con Monte Sant’Angelo ma piuttosto il desiderio di remare tutti nella stessa direzione.

L’attenzione della sala e del pubblico presente, alcuni da Monte Sant’Angelo e da Mattinata, è stata attirata magneticamente quando il consigliere Di Staso ha iniziato ad informare sulle ricerche che ha condotto tanto su Franco Favilla quanto su Seasif. I risultati sono stupefacenti agli occhi di chi non si era ancora interrogato su chi fossero i proponenti l’insediamento industriale. Su queste pagine, invece, è stato dato risalto in più occasioni ad un quadro d’insieme che non sembra credibile.

Di Staso ha verificato che Seasif ha “due bracci armati – così li ha chiamati – nelle società Terminal Geochem Logistics srl e Terminal 107 DCM srl”. La prima risulta iscritta nel registro delle imprese solo dal 4 febbraio 2021, con un capitale sociale di 40.000 euro (nemmeno versati tutti, per giunta) e 800 euro “investiti direttamente da Favilla”.

La Terminal 107 DCM ha un capitale sociale ancora più modesto: 10.000 euro, versati da Seasif e da una seconda società che avrebbe sede in comune in corso Cairoli 37, a Foggia. “Ci sono andato. Non ci ho trovato niente! Nulla e nessuno, se non un portiere che non sapeva di chi parlassi”, ha raccontato il capogruppo forzista. Che poi ha sdrammatizzato e fatte sorridere tutti quando ha aggiunto che “risultano 3 dipendenti complessivi. Con quelli che io e con il mio fatturato, a questi non li vedo proprio. A questo punto, le chiederò io quelle aree!”.

Inoltre, c’è un atto di sottomissione datato 27 luglio 2022 con il quale l’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale e la Terminal Geochem – facendo riferimento a una istanza depositata il 5 febbraio 2021, cioè il giorno dopo la nascita di quest’ultima – trovano l’accordo per i nastri trasportatori e per le banchine A1 e A2 del porto industriale. Il prezzo concordato era inizialmente di 390.000 euro annui, diventati poi 89.000 euro. Ne sono stati pagati 30.000, al momento, più circa 300 euro di spese per l’istruttoria della pratica.

Se questo non basta a suscitare forti perplessità, si può aggiungere che la polizza fideiussoria ammonta a 165.584 euro rilasciata da una società assicuratrice con sede a Stoccolma, in Svezia, che compare in svariate black-list perché ritenuta “non affidabile” e segnalata anche per alcune false polizze rilasciate in passato.

Da ultimo, l’avviso dell’atto di sottomissione – come prevedono le norme – ha ricevuto evidenza “grottesca” con la pubblicazione su un giornale a tiratura nazionale. “Sapete quale hanno scelto? Tuttosport!”, ha riferito Di Staso.

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Tutto ciò motiva il suo invito, che ha rivolto alla Procura della Repubblica e alla Guardia di Finanza”: Qualcuno dovrebbe cominciare a fare indagini”.

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