UniFG, Ateneo forte contro le diseguaglianze di genere e sociali, ma resta indietro sul placement

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Per uno studente la scelta dell’Università, della sede e del percorso di studi più adatto alle proprie capacità ed aspettative, rappresenta un momento tanto difficile quanto cruciale per la propria carriera. Il tempo di decidere è arrivato e l’Attacco a riguardo è andata ad indagare su alcuni determinanti parametri che definiscono la qualità e le prospettive offerte dallo studio accademico, con un focus sulla realtà foggiana. Lo strumento a riguardo più utile è senza dubbio il questionario ed il relativo rapporto annuale di AlmaLaurea. L’indagine, esistente dal 1999, restituisce un’ampia fotografia delle caratteristiche dei laureati, della loro riuscita universitaria, delle esperienze maturate durante l’università e della valutazione del percorso di studi concluso. A margine si integra l’indagine sulla condizione occupazionale dei laureati ad un anno dal titolo conseguito.

La rilevazione ha riguardato 299.320 laureati, per 77 atenei italiani coinvolti nell’anno solare 2021. Il tasso di compilazione del questionario, definito dunque come il rapporto tra il numero dei laureati che hanno risposto correttamente al questionario e il numero dei laureati che sono entrati a far parte dell’indagine, per il 2021 è pari al 93,9%, dato dunque molto rappresentativo. In questo stesso anno di riferimento i laureati dell’Università di Foggia sono stati 2.136, un dato in costante crescita negli anni, ed articolato così: 1.359 laureati di primo livello, 219 magistrali a ciclo unico, 554 magistrali biennali, e 4 nei corsi pre-riforma. I cinque gruppi disciplinari più numerosi sono il medico-sanitario e farmaceutico, educazione e formazione, economico, giuridico ed agrario. Classifica che si discosta dal livello nazionale dove invece spiccano l’economico, l’ingegneria industriale e dell’informazione, lo scientifico ed il politico sociale. Tra i laureati del 2021 hanno iniziato a manifestarsi alcuni effetti dell’emergenza pandemica, che nel 2020 non avevano ancora avuto il tempo di emergere dal momento che l’indagine monitora l’intera esperienza universitaria. In particolare, come ci si poteva attendere, sono diminuite in modo sostanziale le esperienze di studio all’estero ed è diminuita la fruizione di alcune strutture universitarie, quali le postazioni informatiche, le biblioteche, i laboratori e gli spazi per lo studio individuale.

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Unifg ed il gender gap al contrario
Le donne, che da tempo costituiscono oltre la metà dei laureati in Italia con il 59%, rappresentano in Unifg la straordinaria quota del 67% del totale. Percentuale ben distribuita tra i diversi livelli di laurea ma una con una diversa distribuzione tra i vari ambiti disciplinari. Anche a livello nazionale si registra la minore propensione delle donne a scegliere i percorsi in area STEM (science, technology, engineering, mathematics), mentre nei corsi di primo livello le donne costituiscono una spiccata maggioranza nei gruppi educazione e formazione (93,1%), linguistico (85,1%), psicologico (81,5%), medico-sanitario (75,6%).

Unifg quale catalizzatore della provincia
Nel 2021 in Italia quasi la metà dei laureati (47%) ha conseguito il titolo nella stessa provincia in cui ha acquisito il diploma di scuola secondaria di secondo grado e un altro 28% si è spostato in una provincia limitrofa. La restante parte vede un 24% spostarsi di regione, mentre solo l’1% proviene dall’estero. Le migrazioni per ragioni di studio hanno una direzione molto chiara, quasi sempre dal Mezzogiorno al CentroNord. Presso l’Università di Foggia gli studenti della stessa provincia raggiungono la percentuale del 70%, che da un lato vuol dire che l’Unifg rappresenta il principale polo di studio per la Capitanata mentre dall’alto mostra un valore migliorabile di studenti provenienti da altre province (21,2%). Dalle altre regioni il dato si assesta all’8,8%, ma è un trend ancora difficile da invertire se non è accompagnato da uno sviluppo dell’intera città e provincia su tutti gli aspetti infrastrutturali e di qualità della vita.

Unifg quale motore di scala mobile sociale
A livello nazionale con riferimento alla mobilità sociale, tra i laureati analizzati, sono sovra-rappresentati quanti provengono da ambienti familiari favoriti sul piano socio-culturale. Considerando congiuntamente i livelli di istruzione dei padri e delle madri dei laureati analizzati, si osserva che il 30,9% ha almeno un genitore con un titolo di studio. Per Foggia il dato scende al 18,2%, segno che, al contrario, sono nettamente sopra le media nazionale gli studenti che intraprendono il percorso di studi senza avere in famiglia genitori laureati. Questo dato nel medio e lungo periodo può voler significare un importante aumento della scolarizzazione specializzata media di generazione in generazione. Il trend di equilibratore sociale per l’Unifg è confermato anche nel paragrafo del rapporto Almalaurea 2022 sulle professioni dei genitori dei laureati. I laureati con origine sociale elevata, ossia i cui genitori sono imprenditori, liberi professionisti e dirigenti, sono il 12,6% (contro il 22,3% nazionale). Di converso, i laureati di estrazione sociale meno favorita, i cui genitori svolgono professioni esecutive (operai ed impiegati esecutivi), sono il 30,8% (contro il 22,1% della media nazionale). Dunque a Foggia ci sono in media molti più studenti provenienti dalle classi meno abbienti, perché “anche l’operaio vuole il figlio dottore”, come si diceva una volta. Questi dati si invertono inevitabilmente per percorsi di studio magistrale o a ciclo unico. L’iscrizione ai percorsi a ciclo unico comporta inevitabilmente una previsione di investimento di durata maggiore rispetto alle lauree di primo livello, investimento che spesso proseguirà con ulteriori corsi di specializzazione. È anche per questo motivo che i laureati magistrali a ciclo unico costituiscono una popolazione di estrazione sociale relativamente elevata, in particolare quelli del gruppo medico e farmaceutico.
Per quanto riguarda il background formativo dei laureati vi è una prevalenza dei diplomi liceali, in particolare di quelli scientifico, posseduto dal 33% per Unifg, mentre in Italia il dato sale al 40,4% dei laureati.

Unifg, rigore nei tempi ed eccellenza nei voti
Se nel 2011 concludeva gli studi in corso il 38,9% del complesso dei laureati, nel 2021 la percentuale raggiunge il 60,9% nazionale. A Foggia si supera questo dato arrivando al 62,3% dei laureati regolari. All’opposto, se dieci anni fa a terminare gli studi con quattro o più anni fuori corso era il 14,3% dei laureati, oggi la quota si è più che dimezzata. In base al corso di studi si noti che in Italia conclude nei tre anni previsti dagli ordinamenti ben il 72,1% dei laureati del gruppo psicologico, stesso vale per il 77,8% dei laureati nel gruppo educazione e formazione, ed in minor misura il 52,6% del gruppo medico e farmaceutico. All’estremo opposto, riesce a laurearsi in corso il 39,8% dei laureati del gruppo architettura e ingegneria civile, così come sono regolari solamente il 24,1% dei laureati in architettura e ingegneria civile e il 37,3% del gruppo veterinario. Tempi di laurea che vanno tenuti conto per chi sta per effettuare una di queste scelte. Il voto medio di laurea rilevato come media nazionale è del tutto simile a quello di dieci anni fa (103,5 su 110 nel 2021, era 102,9 su 110 nel 2011). A Foggia questo dato tocca un interessante 106. Studenti più bravi o corsi più semplici? Sul piano nazionale, tra i laureati del 2021 si registrano apprezzabili differenze per tipo di corso: 100,4 fra i laureati di primo livello, 105,7 fra i laureati magistrali a ciclo unico e 108,1 fra i laureati magistrali biennali. Per Foggia i voti medi sono per tutte e tre le categorie superiori: 104, 108 e addirittura 110 per i magistrali biennali. I magistrali a Foggia rappresentano l’eccellenza.

Zone Transition

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Percorso post universitario: nota dolente?
In primis si evidenzia come più del 31% dei laureati a Foggia partecipa ad almeno un’attività di formazione post laurea, dato che tocca l’80% per chi ha svolto una magistrale a ciclo unico (e come detto è propenso ad una specializzazione postuma).
Per quanto riguarda l’inserimento nel mondo del lavoro, ad un anno dalla laurea emerge che a lavorare è il 45,7% dei laureati, il 36,5% non lavora e purtroppo non cerca neppure, mentre il restante 17,8% non lavora ma è in cerca di occupazione. Il dato degli occupati sale fino al 56% per i laureati di magistrale biennale, segno che una maggior specializzazione aiuta anche in un contesto difficile come questo. A livello nazionale il confronto è di quelli che fanno male. In Italia il tasso di occupazione è pari, a un anno dal conseguimento del titolo, al 74,5% tra i laureati di primo livello, mentre tra i laureati magistrali biennali lo stesso sale al 76,5%. A Foggia quindi la disoccupazione colpisce duramente anche i laureati facendoci segnare ben 30 punti di distacco dalla media nazionale.
Preoccupante il tasso dei NEET, gli sfiduciati, coloro che il lavoro neanche lo cercano. Le responsabilità chiaramente non possono ricadere sull’Università alla luce di un mercato del lavoro così poco sviluppato e con diverse patologie di precariato e lavoro nero.

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