Era stata salutata positivamente un mese fa la notizia della transazione firmata dai commissari straordinari del Comune di Foggia con Impredil srl in liquidazione. Ma, se da una parte si è risolto un contenzioso che rischiava di pesare molto di più sulle casse dell’ente, dall’altra parte resta l’impossibilità tuttora – dopo decenni di distanza dall’inizio di questa vicenda emblematica della grave emergenza abitativa del capoluogo daunio – di sgomberare quegli appartamenti.
A luglio 2007, il Comune di Foggia e la Impredil srl stipularono contratto di locazione col quale l’impresa concesse in locazione ad uso assistenziale 97 appartamenti e altrettanti box di pertinenza in località Borgo Mezzanone (dunque a Manfredonia), per una durata di 6 anni al fine di sublocarli e destinarli alla sistemazione provvisoria dei nuclei familiari alloggiati nello stabile ex-IACP di Via Fratelli Biondi a Foggia, viste le precarie condizioni strutturali ed impiantistiche dello stesso immobile.
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Nel 2012 il Comune comunicò a Impredil il recesso dal contratto di locazione a far data dal giugno 2013, impegnandosi a lasciare liberi gli immobili da persone e cose entro i successivi 6 mesi dalla ricezione della comunicazione. Ma, nonostante la comunicazione di formale recesso, Palazzo di città non restituì i 97 appartamenti entro i termini indicati, in quanto non ancora liberi da persone e cose. Gli uffici comunali sottolineano che tuttora c’è “l’oggettiva impossibilità di procedere al relativo sgombero, risultando gli stessi occupanti, per la massima parte, composti da nuclei familiari abusivi e/o, comunque, da soggetti diversi dai legittimi assegnatari ed in difetto di idoneo titolo giuridico”. Più precisamente, si tratta di pagare 1.591.872,21 euro a fronte di una pretesa iniziale pari 4.769.196,90 euro. Il sovraordinato Zuccaro (avvocato dell’Avvocatura dello Stato) e il legale incaricato dall’ente, Ciro Piacquadio, a maggio scorso hanno chiuso l’accordo transattivo con Impredil per 1,9 milioni di euro (somma cui è stato poi detratto l’importo della ordinanza di assegnazione di giugno scorso a conclusione di una procedura esecutiva in favore dell’impresa e in danno del Comune). Chi ha seguito sin dall’inizio il caso di Borgo Mezzanone è Paolo Belmonte, ex presidente dello IACP (Istituto autonomo di case popolari) di via Caggese.
“Si tratta di una storia nata nel lontano 1991, quando minialloggi da 45 mq circa in Via Fratelli Biondi furono assegnati a 134 nuclei familiari abbastanza nutriti, col risultato di una invivibilità a causa del sovraffollamento in quegli spazi così ristretti e inadeguati”, spiega Belmonte a l’Attacco. “Ma era una situazione emergenziale. Nel ’97, come presidente dello IACP, riuscii a far finanziare la ristrutturazione di quei minialloggi di Via Biondi. Sarebbero stati trasformati in 72 appartamenti più grandi, 36 dei quali sulla prima stecca e gli altri 35 sulla seconda stecca. Ma, per effettuare i lavori, era necessario collocare altrove quelle famiglie, trovando loro una sistemazione provvisoria. L’allora Sindaco Agostinacchio requisì 36 alloggi in via Lussemburgo, mentre le altre famiglie furono sistemate a Borgo Mezzanone. L’idea era che, finita la ristrutturazione degli alloggi di Via Biondi, vi sarebbero rientrate. Ma ciò non accadde”, continua Belmonte, “e si finì con l’aspettare la realizzazione di altre case a Foggia per permettere a tutte quelle 72 famiglie di tornare. Una cosa mai avvenuta. Peraltro, le palazzine Impredil a Borgo Mezzanone non avevano all’epoca neanche gli allacci al metano né l’abilitabilità. Impredil stipulò un contratto col Comune e il debito da quel momento crebbe sempre più da parte dell’ente. Intanto le 72 famiglie aumentarono e solo nel 2017 fu redatto un preliminare di vendita tra Comune e Impredil. L’impresa fece una proposta per circa 3,3 milioni per la cessione totale di quegli alloggi di Borgo Mezzanone, ne erano un centinaio coi relativi box auto. Ma tale operazione non andò in porto perché la legge finanziaria non permise al Comune di concluderla”.
Le ripercussioni sono evidenti ancora oggi. “Quelle famiglie, in quanto residenti a Borgo Mezzanone, non possono partecipare ai bandi del Comune di Foggia per gli alloggi di edilizia residenziale popolare. Io proposi invano al Comune, già anni fa, di fare un bando sovracomunale Foggia-Manfredonia per farsi localizzare gli 8 milioni di euro necessari per costruire un centinaio di alloggi. Quel mio suggerimento”, continua Paolo Belmonte, “non è stato mai recepito. La situazione poteva esser risolta con un bando come avvenuto per via San Severo. Invece oggi ci ritroviamo quelle famiglie escluse anche dall’ultimo bando del Comune di Foggia, rispetto al quale noi come Commissione provinciale ERP stiamo esaminando i ricorsi, e gli alloggi di Borgo Mezzanone non sono ancora sgomberati perché non si sa quale altra sistemazione offrire”.
Zone Transition
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La commissione straordinaria probabilmente avrebbero dovuto ascoltare chi si è speso per il territorio e per contrastare l’emergenza abitativa. Peraltro, quelle famiglie di Borgo Mezzanone hanno finora continuato a votare come cittadini del capoluogo e non come abitanti di Manfredonia. Un paradosso che la Prefettura di Foggia intimò di risolvere già dai tempi di Maria Latella.