“I fatti giudiziari che riguardano la vita di mio fratello non hanno alcuna influenza né hanno mai condizionato la mia attività politica all’interno del Partito Democratico. E’ una triste vicenda privata”. Nel 2017 aveva 35 anni la commercialista Libera Scirpoli, allora segretaria del Pd di Mattinata, e con quelle parole ruppe finalmente il silenzio rispetto all’imbarazzante caso del fratello Francesco, all’epoca 34enne e considerato dagli inquirenti “esponente di spicco del clan Romito”, che era stato arrestato da ultimo nel 2016 col boss Mario Luciano Romito e altri.
Ne aveva parlato l’Attacco a lungo ma poi, ad ottobre 2017, lo fece dagli schermi di tutta Italia anche la trasmissione di Raidue Nemo. Uno scandalo per la piccola Mattinata, che giunse quando la commissione di accesso, voluta da Prefettura e Viminale, stava verificando possibili infiltrazioni mafiose negli organi di governo. Nel piccolo paese garganico i cittadini avevano sempre distinto Francesco Scirpoli dal resto della famiglia, fatta di persone oneste, ma al contempo molti avevano evidenziato come fosse mancata la capacità di dissociarsi pubblicamente dalle sue azioni, condannandole e rompendo ogni legame societario. “Si deve dissociare, glielo ordinerò io”, affermò il presidente pugliese Michele Emiliano a l’Attacco riferendosi alla segretaria Pd. Seguì il passo indietro di Scirpoli dal partito e dalla politica attiva, poi cinque anni di silenzio assoluto. Fino ad oggi.
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Libera Scirpoli, ora 41enne dipendente del DARe Puglia (il Distretto agroalimentare regionale controllato da Unifg) e compagna del primo cittadino di Manfredonia Gianni Rotice, ha deciso di parlare. Il direttore de l’Attacco l’ha intervistata.
La sua carriera politica ha subito uno stop importante a causa della vicenda di suo fratello. Com’è il suo rapporto con lui?
Fino al 2013 vissi a Roma. Il rapporto con mio fratello era normale, eravamo io e lui in famiglia. Nati e cresciuti in una famiglia di tutto rispetto, di professionisti e persone perbene. Lui, rispetto a me, nonostante i valori morali della nostra famiglia, si è ritrovato con cattive compagnie. Posso definirle così, da sorella maggiore. Ma i fatti che lo riguardavano io li ho sempre appresi solo dai giornali. Mio fratello è sempre stato un ragazzo normale, ha tanti amici. Questo vedevo. Certo, anche quando stavo a Roma, i fatti ovvero le vicende giudiziarie succedevano. Lui non ha uno stile di vita di chi si arricchisce in modo strano e non tracciabile. Questa è la conoscenza che ho di mio fratello. Un rapporto semplice e bello, dunque, tra due persone che si vogliono bene. Le volte in cui sono arrivate le notizie di suoi arresti c’è stato dolore in famiglia, questo c’è stato. Mai, però, abbiamo intravisto in lui comportamenti delinquenziali.
Né lei né i suoi genitori?
Le sue amicizie erano l’unica cosa di cui i nostri genitori si erano accorti. Io no, perché vivendo fuori non sapevo quali fossero e tuttora non riconoscerei quelle persone. E’ un ragazzo educato, che parla in italiano, uno che piange facilmente. Quando gliene ho chiesto conto si è sentito quasi attaccato da me. Io non capivo, di fronte ai suoi arresti, come fosse possibile visto l’ambiente familiare in cui era cresciuto, nel quale non gli era mai stato fatto mancare nulla e avrebbe avuto il budget economico per andare a studiare a Roma, Bologna o dove volesse, come me insomma.
Ancora oggi, dopo tanti anni, non riuscite a capacitarvi della sua situazione?
No. Il più delle volte ci si ritrova coinvolti in certi ambienti e con certe amicizie perché si proviene da necessità economiche, mancanza di lavoro, contesto familiare avvezzo. La nostra famiglia è sempre stata perbene, di alta moralità, anche avendo rivestito incarichi di potere in cui si potevano commettere reati di vario tipo, come il peculato. Ecco perché io, oltre alla sofferenza per lo stato dei miei genitori, non comprendo tuttora come mai lui si sia ritrovato in tale situazione. Non lo so e spero un giorno di poterlo capire. Vorrei che la mia famiglia ritrovasse la tranquillità.
Quindi suo fratello non hai mostrato disponibilità economiche sospette?
Mai. Girava con un’auto normalissima, credo fosse una Fiat Punto. Per il denaro sapevamo a chi rivolgerci: ai nostri genitori. La casa è quella di proprietà della mia famiglia. Non faceva viaggi, nulla di nulla. I miei genitori hanno cercato di aiutarlo, questo è il senso anche del terreno sul mare acquistato. Mia madre proviene da una famiglia molto benestante, che aveva varie proprietà terriere sul mare. In quella zona c’era giù un’attività dal 2005, fu acquistato un altro pezzo di terreno per 400mila euro. Tra 2016 e 2017 Francesco fu arrestato e scattò un’indagine, per verificare cosa fosse connesso alle proprietà di mio fratello. Erano 200mila euro di mutuo, il resto con prestiti. Era un’operazione tutta tracciabile, lo disse la Guardia di Finanza. Oggi qualcuno è andato a ripescare una vecchia indagine per strumentalizzare la vicenda. Tutto quello che la mia famiglia ha è il frutto di stipendi del MEF, dell’Inps e del MIUR. Non c’è altro. Voglio raccontare anche cosa avvenne alla mia famiglia nel periodo in cui, negli anni Novanta, fu ucciso a Foggia Francesco Marcone, direttore dell’Ufficio del Registro. Mio padre era direttore dell’Ufficio imposte dirette Intendenza di Finanza. In quei mesi ci incendiarono una casa in campagna, io e mio fratello eravamo molto piccoli e ci fu data la scorta.
Come avete vissuto la scoperta dell’affiliazione al clan? Ha incontrato suo fratello negli ultimi anni?
Ora lui è detenuto ad Agrigento, non ha alcun contatto con la sua famiglia e coi nostri genitori se non in videochiamata. Mi ha scritto per gli auguri per i miei 40 anni, o vuol sapere che fa sua sorella. Talvolta ci sentiamo per un saluto veloce. Qui c’è un dramma, che può capitare in qualunque famiglia perbene. Un dramma al quale se n’è aggiunto un altro, per i miei genitori: veder colpita la figlia che aveva iniziato la propria carriera. Per me questa situazione è oggi un incubo. Mi ritrovo a vivere una cosa che non ci appartiene, che non appartiene nemmeno a lui. Tanti continuano a dirci che lui non era la persona che doveva ritrovarsi in questa situazione. Mi viene da dire solo che noi come parenti – ma vale per tutti i cittadini – dobbiamo avere fiducia nella giustizia e nella magistratura. Accettiamo i processi e i verdetti qualunque essi siano, è giusto che chi sbaglia paghi. Ma io, oltre questo, non so niente. Soffriamo noi, nella nostra famiglia, così come soffre la famiglia che Francesco si è costruito.
Quando chiamano suo fratello mafioso cosa pensa?
Non posso dire se lo sia o no. Se è successo qualche errore lo ha fatto, ma non so quale sia stato. Spero di saperlo.
Come ha vissuto nel 2018 lo scioglimento del Comune di Mattinata per infiltrazioni mafiose?
Ero segretaria cittadina del Pd. Come nel resto della provincia di Foggia la mafia esiste, non dobbiamo nascondercelo. Però conosco bene l’ex sindaco Michele Prencipe e l’allora giunta, persone che non sono associabili ad alcun fenomeno mafioso. Piuttosto, è stato un periodo in cui si è assistito a vari scioglimenti di consigli comunali.
La convincono misure preventive come gli scioglimenti dei Comuni per mafia e le interdittive antimafia?
Ho molto studiato la politica e la storia degli anni ’80 e ’90, ricordo quello che avvenne in Sicilia. Per ogni misura che sia volta a contrastare la mafia mi convince. Io da cittadina mi sento protetta. Credo, però, che qualcuno stia strumentalizzando quanto avviene. Lo scioglimento del Comune di Mattinata non mi ha convinto, gli amministratori erano persone perbene. Non è mia la competenza di indagare, è ovvio. Quello che è successo mi ha, però, catapultato su un ring sul quale ho preso tanti schiaffi.
In un paese piccolo come Mattinata si parlava di mafia e di chi ne faceva parte?
Come direttivo Pd prendemmo posizione. Quando ci furono gli arresti, tra cui quello di mio fratello, da segretaria Pd proposi di chiedere al Comune di costituirsi parte civile nel procedimento. Il mio operato da segretaria era del tutto incondizionato dalle vicende di mio fratello. Nell’ultimo Festa de l’Unità organizzata lanciammo l’idea di un festival della legalità, parlando delle cause che favorivano il fenomeno mafioso. Il problema non ero io: non avevamo consiglieri, eravamo solo un partito. Passammo da 30 a 300 tessere.
Ritiene che la sua vicenda familiare sia stata strumentalizzata nel 2017 all’interno del Pd?
Sì. Nella mia famiglia si mangiava pane e politica. Mio zio Peppino Scirpoli fu il primo sindaco di Mattinata. Fu colui che regalò il dono più bello alla città: l’autonomia. Ci vollero dieci anni di viaggi a Roma. Portò Mattinata alla modernità, fu per 40 anni segretario cittadino della DC, fu anche consigliere provinciale. L’unico ad andare oltre la galleria di Monte Saraceno, poi ci sarei stata io visto che facevo parte del direttivo regionale del Pd. Lui viveva a Foggia, dove lavorava all’Acquedotto Pugliese. Il sabato tornava a Mattinata e a casa c’era la tribuna politica. Io non potevo che appassionarmi, ero come sua figlia. Lui non ne aveva di suoi. Mio padre è stato dirigente dell’Agenzia delle entrate a Manfredonia per 16 anni, poi direttore provinciale di Foggia. Fece l’assessore, rinunciando anche lui ad ogni indennità. Sedeva nel direttivo della Margherita quando Gaetano Prencipe ne era segretario. E’ sempre stato riconosciuto come persona competente e onesta, io ho cercato di seguirne i passi. Tornai a Mattinata dopo essermi laureata con lode alla Sapienza e dopo una tesi sperimentale in diritto tributario. Lavoravo in uno studio importante di Roma e collaboravo con l’associazione Lavoro&Welfare dell’ex ministro Cesare Damiano. Una volta tornata mi cercarono proponendomi la candidatura al consiglio comunale, i problemi di mio fratello già esistevano. Presi 200 voti, c’erano 4 liste. Fui la prima delle non elette. Andrò benissimo, tant’è che l’anno successivo tutti i candidati alla Regione vennero a cercarmi per un aiuto e la mia esposizione pubblica. Feci la campagna per il Pd, il partito arrivò primo alle regionali a Mattinata.
Si arrivò al congresso Pd, mi dissero che potevo far crescere il partito e che dovevo fare la segretaria. Creammo un bel gruppo, portai il metodo di Roma nel mio paese. Fui eletta democraticamente segretaria e quando non ce la facevamo per l’affitto intervenivo coi miei fondi. Non avevo ambizioni di candidatura, diedi tutta me stessa e istituimmo anche i Giovani Democratici. Ero in crescita anche fuori da Mattinata, entrai nel direttivo regionale. Tra 2016 e 2017 fu davvero un bel periodo. Eravamo lanciati, nessuno mi accostava a mio fratello sui giornali. Politicamente non c’entrava nulla la sua vicenda. Era una primavera per Mattinata, si intravedeva anche il percorso per le successive amministrative. Mi rendevo conto che ero un soggetto positivo da proporre. Arrivammo a ottobre 2017 al congresso, ero l’unica candidata. Mentre ero a Reggio Emilia arrivarono notizie del servizio della trasmissione di Rai2 Nemo, dedicato a Mattinata. Fu pesante, finii in prima serata su Rai2. Non la vidi per una settimana, intanto arrivò un centinaio di messaggi e chiamate. Mi sentii schiaffeggiata. Tornai a Mattinata e incontrai i vertici provinciali del Pd, oltre al gruppo locale. Convenimmo che la cosa migliore sarebbe stata che io mi tranquillizzassi e non mi candidassi. Quei giorni in cui dovevamo scegliere un altro candidato furono tetri, il circolo si chiedeva perché non dovessi farlo io ed erano molto arrabbiati col gruppo dirigente provinciale. Pensavano che bastasse difendermi e che si potesse andare avanti. “E’ la persona su cui avete investito, perché ora ci lasciate?”. In effetti il livello provinciale non lasciò me, ma l’intero circolo. Tant’è che il giorno in cui andai via il circolo Pd chiuse, senza che si fosse macchiato di alcunchè. E nessuno fece nulla per recuperare quei 300 tesserati.
Ha la sensazione che la Federazione provinciale del Pd si sia comportata in maniera poco chiara con lei?
Secondo me non hanno saputo gestire la situazione. Io ero molto stimata.
E’ vero che le sue quotazioni erano in ascesa come possibile futura segretaria provinciale del partito?
Non lo so, non se ne parlò mai. Penso che almeno una parte del partito mi apprezzava.
Quindi chi avrebbe strumentalizzato politicamente la sua vicenda?
Ci fu senz’altro mancanza di coraggio nel mio partito, quello a me sarebbe servito tanto. Quel partito che mi aveva cercato fortemente. Dall’altro, si era compreso che non ero la velina, la ragazza dai sogni di gloria ma accreditata anche fuori di Mattinata. Qualcuno può aver avvertito invidia, potrei aver detto qualche no.
A chi?
A chi mi aveva chiesto di candidarmi. Sciolto il Comune per mafia, bisognava dare evidentemente segnali di rottura.
E ora, dopo cinque anni, cosa avviene?
Ho trascorso 5 anni nell’anonimato, lontana dai riflettori. Due mesi dopo Nemo mi nascondevo, vissi un periodo psicologicamente pesante. Decisi di chiudere con Mattinata, non faceva per me quell’ambiente. Reinventato il mio percorso professionale, mi mancava la politica e dentro di me avevo il rimpianto di quello che non ero più riuscita a fare. Amo il mio lavoro ma non mi occupo più di politica, mi sono quasi sentita minacciata. Lo so che è un termine forte ma è così. Se dovessi candidarmi qualcuno farebbe uscire articoli e illazioni. Arrivo nel 2022 con la mia vita privata e il mio lavoro, ritrovandomi di nuovo con strumentalizzazioni e persecuzioni.
Lei oggi è la compagna del Sindaco di Manfredonia Gianni Rotice. Ritiene che questa rinnovata attenzione mediatica nei suoi confronti sia figlia di un pregiudizio nei confronti di Rotice e che si voglia colpire lui tramite lei?
Sì. Anni fa fui colpita da chi evidentemente non voleva che il Pd crescesse a Mattinata e la doppia colpa fu di chi mi attaccò e di chi non mi difese. Mentre adesso sono una cittadina comune e l’attacco è al Sindaco di Manfredonia, che sta conducendo una vera battaglia per la legalità. Il problema, forse, è questo. Se sei troppo onesto ti devono dare fastidio o forse c’è qualche forza politica che vuole attaccare il Sindaco? Ho tanti quesiti aperti. Qualcuno forse approfitta di questa situazione per stalkerizzarmi e diffamarmi, per ledere la mia dignità nuovamente.
Chi lo sta facendo?
Credo che ci sia qualcuno che invidia la situazione di chi, dopo esser stato schiacciato, è rinato. Viviamo in uno strano mondo. Ma l’obiettivo principale è politico. Io non ho fatto del male a nessuno. Nessuno può per vendetta ledere la mia dignità. Il Sindaco sta facendo un lavoro di sacrifici e rinunce. Si infliggono altre sofferenze alla mia famiglia.
Perché non ha parlato prima, 5 anni fa?
Credo di aver sbagliato, avrei dovuto farlo prima per me e per il circolo Pd. Avrei dovuto essere più coraggiosa, loro hanno creduto in me. Dovevo essere una guida e non l’ho fatto. Ero ancora immatura, non avevo ancora capito cosa stesse avvenendo. Oggi ho la maturità e il coraggio. E oggi non mi sento più sola.
Pensa di tornare a fare politica e di tornare sulla scena pubblica?
Ho sempre la mia identità di centrosinistra, non è che ho cambiato idee perché sto col Sindaco di Manfredonia. Io penso che, anche come donna, non sia stata difesa dal partito. Oggi mi sento di essere coraggiosa, mio padre mi ha sempre insegnato a essere libera e a non compromettermi in alcun modo. Non permetterò più a nessuno di rovinarmi la vita. La politica si può fare in tanti modi. Mi voglio sentire libera di decidere se fare solo la mia professione o, un domani, di candidarmi o partecipare a iniziative politiche. Sarebbe il mio sogno impegnarmi di nuovo pienamente in ambito politico ma non mi è permesso. C’è un giornale che mi attacca continuamente di nuovo.
Pensa che ci sia un ispiratore dietro certe scelte?
Eh…Forse.
Che idea si è fatto degli attacchi contro Rotice? Ci sono anche ambienti legati allo Stato, oltre alla fisiologica dialettica politica?
Non credo che ci siano settori dello Stato ostili nei suoi confronti, ma piuttosto che qualcuno voglia far arrivare il messaggio che il Sindaco di Manfredonia sta con me per far cadere l’amministrazione. Si sfrutta questo problema familiare e personale mio, non credo che arrivi dallo Stato né dall’opposizione sipontina. Penso a persone di Manfredonia e Mattinata.
Lei era considerata molto vicina alla parte politica sconfitta nel 2019 da Rotice, ovvero il gruppo dirigente Pd di Manfredonia. Ritiene che questa parte politica stia giocando un ruolo non chiaro rispetto all’amministrazione comunale?
No. Il Pd è molto frastagliato, la parte che era molto vicina a me – al di là della mancata difesa nei miei confronti, non lo farebbe. Quelle persone non arriverebbero a questo. Penso che stimino Gianni. Credo che possa centrare, magari, qualcuno del Pd ma non loro.
Che idea ha dell’attuale amministrazione comunale di Mattinata?
Zone Transition
Zone Transition
Conosco il Sindaco Michele Bisceglia da quando eravamo piccoli. Vivo più a Foggia che a Mattinata. Per me può essere anche una buona amministrazione ma manca la politica. Manca un polmone. Sono persone perbene ma mancano i partiti, i dibattiti.
(a cura di Lucia Piemontese)