A distanza di otto mesi dall’inizio dell’udienza preliminare, la giudice Maria Luisa Bencivenga ha disposto il rinvio a giudizio per 29 persone coinvolte a vario titolo nella presunta fabbrica di diplomi falsi per operatori socio-sanitari allestita a San Nicandro Garganico e che vede come principali imputati l’ex Sindaco e deputato Nicandro Marinacci, 69 anni, il figlio Vincenzo di 31 e il segretario della scuola privata “Manzoni” Roberto Melchionda di 38. Il primo venne arrestato l’11 gennaio 2013 e gli altri due posti contestualmente ai domiciliari.
Il processo derivante dall’indagine denominata “Azzeccagarbugli” prenderà il via il prossimo 22 maggio e alla sbarra si presenteranno anche dipendenti della struttura e fruitori dei servizi erogati sul posto. Nello specifico, si tratta di Maria Rosaria Martino, Graziana Marinacci, Angelo Giordano, Mario Lucio Giordano, Piera Arcangela Radatti, Rita Radatti, Katiuscia Bongiorno, Michele lervolino, Libera Quagliano, Carmine Grimaldi, Giuseppe Urbano, Angelo Marinacci, Vittoria Lombardi, Ivana Sacco, Angela Santucci, Giovanni Corleone, Angelo Galasso, Angelo Villani, Giuseppe Pompeo Maratea, Mario Di Nauta, Giuseppe Linzalata, Carmine Antonio Stallone, Concetta Falco, Maria Tenace e Sonia Di Tullio.
Al processo si sono costituite 10 parti civili tra le 34 persone offese individuate in un primo momento. Tutti i difensori invocano l’innocenza per i propri assistiti, mentre il pubblico ministero è arrivato a contestare per alcuni l’associazione per delinquere, ma pure la truffa aggravata e falsità materiale ed ideologica in atti pubblici commessa anche mediante induzione in errore dei pubblici ufficiali, oltre a contraffazione ed uso di falsi sigilli provenienti da enti come Unione Europea, Repubblica Italiana e Regione Campania.
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La vicenda era scoppiata a marzo 2021, quando gli attestati rilasciati dall’istituto non furono riconosciuti dal servizio sanitario pubblico. l’Attacco aveva dato notizia di diverse decine di operatori, vincitori del “concorsone” espletato nel 2018 dal Policlinico Riuniti di Foggia, si ritrovarono esclusi perché risultati in possesso di titolo considerato non valido pur essendo stati ritenuti idonei all’impiego. Partirono le prime denunce che poi fecero scattare l’inchiesta da parte della Guardia di Finanza di Foggia (con la partecipazione dei colleghi dei comandi provinciali di Napoli, Salerno, Avellino, Pescara e Bat) e i successivi e clamorosi provvedimenti (tra cui numerose perquisizioni) promossi dalla magistratura e che ora avranno quindi una discussione processuale.
Secondo l’accusa, i reati contestati sarebbero stati commessi attraverso la formazione di falsi diplomi e altra documentazione equipollente, attestanti titoli mai conseguiti e, successivamente, utilizzati dagli acquirenti per l’assunzione lavorativa presso strutture private, o la partecipazione a concorsi e selezioni pubbliche oppure ancora per l’iscrizione nelle graduatorie del personale scolastico Ata. Nel dettaglio, sarebbe emerso che anche in altre sedi della Capitanata venivano organizzati corsi con la garanzia di rilascio di titoli anche a soggetti che non avevano completato il percorso formativo o, comunque, privi dei requisiti richiesti dalla normativa vigente.
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Dalle indagini svolte è emerso che alcuni degli indagati abbiano corrisposto cospicue somme di denaro, da centinaia fino a migliaia di euro, per ottenere quanto richiesto senza adeguata preparazione, e in alcuni casi i titoli sarebbero stati rilasciati a favore di soggetti consapevoli, per i quali sono scattate le contestazioni di reato. Ma c’erano pure persone ignare della situazione e quindi convinte della genuinità dei diplomi e attestati ottenuti a seguito di corsi o tirocini proposti dal sistema messo in piedi dai Marinacci fin dal 2007, anche se la scuola era stata aperta venti anni prima sempre nel settore della formazione scolastica e professionale. Le presunte vittime li presentarono serenamente alle selezioni pubbliche, sia nel settore sanitario che scolastico, dimostrando vanamente competenze non riconosciute.