E’ durato sostanzialmente poco tempo la sfilata di ieri mattina dei dieci detenuti della polizia penitenziaria che sono stati sottoposti all’interrogatorio di garanzia da parte del gip Carlo Protano. Le ipotesi di reato, a vario titolo e in concorso, sono di tortura, abuso d’ufficio, abuso di autorità contro arrestati o detenuti, omissione d’atti d’ufficio, danneggiamento, concussione, falsità ideologica commessa da un pubblico ufficiale in atti pubblici, soppressione, distruzione e occultamento di atti pubblici. Le indagini avrebbero fatto emergere gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli indagati, indiziati di aver partecipato con ruoli diversi a un pestaggio compiuto l’11 agosto 2023 nei confronti di due detenuti, di cui uno in condizione di fragilità. Contestualmente all’aggressione, altri due sarebbero stati inoltre arbitrariamente sottoposti a misure di rigore non consentite. Nel corso delle investigazioni sarebbe stata documentata la predisposizione e la sottoscrizione di atti falsi finalizzati a nascondere successivamente le violenze perpetrate e a impedire che venissero emesse a carico delle persone offese le diagnosi delle lesioni riportate. Sarebbero state, inoltre, accertate minacce e promesse di ritorsioni attraverso le quali due indagati avrebbero costretto le vittime a sottoscrivere falsi verbali di dichiarazioni, in cui era riportata una versione dei fatti smentita dagli esiti delle indagini.
La condotta processuale è stata quella di avvalersi della facoltà di non rispondere, tranne che per il sovrintendente Vincenzo Piccirillo, 53 anni, assistito dagli avvocati Michele Di Gaetano e Matteo Perchinunno, il quale ha respinto le accuse, dichiarandosi innocente in relazione al suo capo di imputazione, ritenendo di essere estraneo ai fatti contestati anche ai colleghi.
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Per il resto, la prudenza dei legali è massima, peraltro confermata dalla circostanza che nessuno avrebbe ancora avanzato richiesta di misura alternativa alla detenzione ai domiciliari che sta riguardando da lunedì scorso anche l’ispettore Giovanni Di Pasqua, 56 anni, il sovrintendente Vittorio Vitale, di 54, la vice ispettrice (e dirigente nazionale del sindacato Sinappe) Annalisa Santacroce di 47 anni, l’agente scelto Flenisio Casiere di 38 anni, gli assistenti capo coordinatore Nicola Calabrese di 50 e Massimo Folliero di 52, l’assistente Raffaele Coccia di 38, gli agenti Pasquale D'Errico di 28 e Giuseppe Toziano di 26.
Sono indagate a piede libero altre cinque persone, come l’agente Matteo De Luca, di 58 anni, il medico della casa circondariale Antonio Iuso di 71 anni, i colleghi Romolo Cela di 72 anni e Francesco Balzano di 69, e la psicologa della struttura, Stefania Lavacca di 47.
Lo spiega meglio l’avvocato Francesco Di Battista che assiste Calabrese: “Vogliamo prima vedere il materiale audio e video in possesso della procura, e poi possiamo fare una valutazione delle accuse e delle posizioni da tenere, perché così al momento è tutto generico”.
La procura stava indagando da almeno sei mesi su questa vicenda, partita da una lettera ricevuta pochi giorni dopo l’accaduto, uscita direttamente da Via delle Casermette, scritta dalla presunta persona offesa ma in una busta strategicamente riportante il nome di un altro detenuto che avrebbe assistito almeno in parte alla scena di quella mattina, così da non destare sospetti nella verifica della corrispondenza. In effetti, nella sua richiesta il pubblico ministero ha parlato di “diffusissimo clima di omertà, quando non di fattiva collaborazione nell'ostacolare le indagini, riscontrato tra il personale in servizio presso la casa circondariale (tanto tra la polizia penitenziaria quanto tra le persone che prestano servizio in carcere con differenti funzioni) e la capacità degli indagati di ottenere la collaborazione di detenuti differenti dalle persone offese al fine di depistare le indagini e di intimidire le stesse vittime delle violenze”.
Il riferimento è al fatto che alcune informazioni utili sarebbero emerse a seguito di intercettazioni telefoniche sulle utenze di alcuni indagati, e non dalle dichiarazioni che avevano reso in sede di escussione come persone informate sui fatti. In un altro passaggio dice così: “Il grado di influenza di alcuni degli indagati all'interno della casa circondariale (e, potenzialmente, di altri istituti di pena, avendo le intercettazioni dimostrato come gli indagati possano godere della solidarietà e dei consigli di soggetti ben conosciuti negli ambienti della polizia penitenziaria) si è rivelato elevatissimo, come comprovato dall'audacia dimostrata nell'aggredire i detenuti dinanzi alle telecamere di sicurezza nella convinzione dell’omertà dei colleghi preposti al controllo oltre che da tutti i tentativi di inquinamento probatorio, messi in atto persino inducendo altri detenuti ad affermare mendacemente che le lesioni (visibili dalle telecamere e attestate dai medici) non fossero presenti alla data dell'aggressione”.
Zone Transition
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E poi ci sono altre situazioni inquietanti su cui i magistrati vogliono vederci chiaro, come il tentativo di mettere le mani sulle immagini registrate e contenute nella sala regia della struttura, oppure l’inspiegabile sparizione di una pagina del registro sanitario, proprio in relazione a quei giorni convulsi in cui i detenuti si erano fatti visitare dal medico interno che poi ha denunciato l’accaduto.