Non solo asservimento alla famiglia Romito e legame coi Fatone alias Racastill, ras della municipalizzata dei rifiuti ASE spa, ma anche una smodata ambizione politica. E’ quanto viene tratteggiato dalla Guardia di Finanza rispetto all’ex assessore sipontino ed avvocato Angelo Salvemini, al centro dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Foggia, e partita nel lontano 2021, denominata “Giù le mani”. Com’è noto le indagini hanno condotto nelle scorse settimane a misure cautelari per sette persone tra cui Salvemini (domiciliari), Michele Romito (carcere), Michele Fatone (carcere), Raffaele Fatone (domiciliari), Grazia Romito (domiciliari), Luigi Rotolo (divieto di dimora) e l’ex segretaria generale del Comune di Manfredonia Giuliana Galantino (interdizione dai pubblici uffici e servizi per un anno). Tre filoni di indagine e svariati reati contestati a vario titolo: estorsione, concussione e corruzione, peculato, falso, lesioni personali, minacce e violenza privata. Sono attesi per lunedì prossimo gli esiti dei ricorsi al tribunale del riesame di Bari contro le misure cautelari. Chi spera di veder convertire il carcere nei meno afflittivi arresti domiciliari è soprattutto la difesa di Michele Romito – ovvero l’avvocato cerignolano Franco Santangelo. Al momento, stando a quanto appreso da l’Attacco, l’uomo della storica famiglia del clan sipontino si trova ristretto nella stessa cella di Michele Fatone. Le vicende penalmente rilevanti scoperte dagli inquirenti si intersecano strettamente con quelle politiche.
Già a giugno 2023 i pm chiesero misure cautelari per Salvemini&Co., richiesta rinnovata a novembre 2023 dopo la caduta dell’amministrazione Rotice a seguito delle dimissioni di tredici consiglieri comunali. I pm sottolinearono già allora come, dalle intercettazioni raccolte, emergesse un forte contributo di Salvemini rispetto alla disintegrazione della maggioranza e allo scioglimento dell’assise. L’irruente quarantenne, che era stato il più suffragato di tutti alle comunali 2021 con 719 voti, dopo aver perso il posto in giunta e la delega ai lavori pubblici, iniziò una durissima guerra contro Rotice atta proprio a provocarne la destituzione. Lo si vedeva pubblicamente, con le forti accuse lanciate via web, testate giornalistiche e tramite la famosa conferenza stampa su Engie spa per cui sperava, ovvero la proposta di progetto di finanza per la pubblica illuminazione da 31 milioni di euro per 20 anni.
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Ma non è tutto, perché in molteplici conversazioni intercettate lo stesso Salvemini racconta di esser stato l’autore o l’artefice di numerose lettere ed esposti anonimi contro l’amministrazione comunale. Difatti i pm parlarono giù lo scorso anno di una “capillare e diffusa attività di dossieraggio svolta da Salvemini rispetto a buona parte dei consiglieri di maggioranza, tra tutti l'ex vicesindaco Basta, anch'egli non a caso dimissionario”, sottolineando come “parimenti rilevante l'abitudine di Salvemini di colpire i propri avversari politici (in primis il sindaco Gianni Rotice) attraverso la predisposizione di scritti anonimi apocrifi”.
Proprio lo scioglimento del consiglio comunale rafforzò, agli occhi dell’accusa, le esigenze cautelari, giacché dalle intercettazioni delle Fiamme gialle fuoriusciva chiaramente la volontà dichiarata di Salvemini di “proporsi come prossimo candidato sindaco o, comunque, di continuare a svolgere un ruolo attivo nella futura amministrazione comunale”. Dunque il timore degli investigatori era che l’avvocato ed ex eletto continuasse ad agire, con altri (presunti) reati analoghi, anche insieme ad altri indagati, “per condizionare più direttamente l'operato della pubblica amministrazione ovvero la regolarità delle imminenti elezioni”. Ci sono, peraltro, varie intercettazioni che confermano come stesse ragionando sulla propria futura candidatura e sulle persone con cui ragionare, come gli ex eletti D’Anzeris a Ritucci. Salvemini rappresenta il fil rouge dei tre filoni di “Giù le mani”, inerenti ASE spa, il ristorante “Guarda che luna” e la nuova agenzia di onoranze funebri Santa Lucia dei Romito.
La maniera in cui si è speso per i Romito e per i Fatone ha, secondo l’accusa, la stessa radice: impegni politico-elettorali assunti dagli stessi indagati nel corso della precedente campagna elettorale del 2021, a garanzia degli interessi dei Romito e dei Fatone. Una circostanza inevitabilmente rilevante anche alla luce delle elezioni che vi sarebbero state dopo il commissariamento (e che dovrebbero svolgersi l’8 e 9 giugno prossimi).
Zone Transition
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Insomma, quel sistema svelato da “Giù le mani” avrebbe potuto mantenersi inalterato: ciò avrebbe significato che Salvemini ed altri indagati avrebbero potuto cercare nuove alleanze e nuovi accordi per raggiungere i rispettivi obiettivi, vale a dire conquistare il governo o comunque il controllo politico della città (per Salvemini), essere autorizzato allo stabile insediamento del “Guarda che Luna” (per Michele Romito), operare liberamente nel mercato dei servizi cimiteriali (per Grazia Romito), ristabilire il proprio dominio all’interno di ASE spa (per i Fatone). A tale riguardo l’odierno amministratore delegato di ASE, Massimo Leone, ha comunicato ieri di aver formalizzato le contestazioni disciplinari nei confronti dei due dipendenti arrestati, padre e figlio. Michele Fatone è però nel frattempo andato in pensione, peraltro premiato come sperava: col settimo livello e 7mila euro.