Il grande show chiamato mafia. “Un alibi per molti e un fatto culturale per tutti gli altri in un Paese brutale”

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Angelo Riccardi torna sul tema dello scioglimento per infiltrazioni mafiose, in attesa di sapere se la Corte di Cassazione confermerà la sua incandidabilità, dopo che il Tribunale di Foggia si era espresso lo scorso anno in tal senso. l’Attacco lo ha intervistato. Io le cose le dico sempre prima e questa storia credo averla spiegata ampiamente in questi anni. Ridirla crediate sia utile? Non lo so… Perché guardi, sembra una lotta inutile. Parliamo di un provvedimento devastante, rispetto al quale la politica non riesce a fare nulla, non riesce a mettere in campo una riforma concreta. C’è una piccola apertura per le aziende, ma per gli amministratori di enti locali no. Nulla.

E come mai non si riesce a far nulla?

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Mah, perché è una materia scivolosa, discussa. Le soluzioni possibili e quelle proposte sono diverse e pertanto trovare un punto d’intesa diventa complicato. Sono misure arrivate e messe in campo, ricordiamocelo, dopo le stragi di Capaci e Palermo. Arrivano dopo eventi che hanno generato una carica emotiva molto forte e questo oggi influisce tantissimo, in maniera determinante direi, sulla loro contestualizzazione e anche revisione. Basta leggere le attività del Ministro e ci si rende conto di quanto funzionino come ideale, ma nella realtà la loro attuazione diventa difficile.

Dannosa? Perché?

Perché sono misure che entrano nella macchina amministrativa per puntare i riflettori su ingerenze, infiltrazioni, contaminazioni, ma troppo spesso le ripercussioni che hanno sono gravissime. E non solo sulle persone e sulle amministrazioni, ma su tutto il territorio. Immaginate un imprenditore che vuole venire qui a investire o che è già qui, sul punto di farlo. Secondo voi dedicherà tempo e destinerà risorse in un territorio che ha una macchia tanto grande, forte e spaventosa? Per me no.

E’ una macchina dannosa, se messa in moto?

Lo Stato non si rende conto della gravità che hanno nel tempo questi provvedimenti. Al contrario, alimentano una narrazione che nel tempo diventa propaganda.

Propaganda politica?

Anche. Ma lei pensa che così si risolvono i problemi? In questa terra la mafia è diventata alibi. La mafia è ovunque, in tutti i territori, non solo in questo. E’ ancora più presente nei territori in cui c’è più ricchezza, vive di compromessi ed equilibri sottili. Poi dobbiamo distinguere chi la combatte, che tipo di risultati produce. Cosa hanno prodotto, che risultati hanno raggiunto quelli che hanno sciolto per mafia i nostri Comuni? Le dico con certezza nulla. E aggiungo con altrettanta convinzione che da qui non se ne esce così.

Cosa è necessario fare a suo parere?

Intanto mi permetta di dire che certa stampa presta il fianco a certi sterili sensazionalismi. Le battaglie si fanno concretamente, non comodamente. Non sensazionalisticamente. Non strumentalmente.

Che vuol dire?

Che si deve fare repressione. Che questo argomento deve essere nella campagna elettorale. Che ci deve essere all’ordine del giorno dei programmi un’intenzione, una strada da percorrere, strumenti da mettere in campo. Che bisogna chiedersi, e io me lo chiedo e lo chiedo anche loro, quale ruolo ha la scuola in questa repressione, quali strumenti diamo alle famiglie, cosa fa la Chiesa. Invece vedo comunicati stampa ad ogni evento e fatti che vengono classificati come mafiosi in uno sterile stereotipo di frasi fatte. Non chiamiamo sempre gli stessi attori a dare soluzioni che abbiamo visto inutili, che non funzionano. Anche perché poi alla fine, tutti si smarcano.

Che intende?

Che questo, questo della mafia, è diventato un tema show. Anzi, il tema show, da distribuire ai cittadini. Da somministrare a piccole dosi a chi in fondo nutre ancora una speranza che la lotta funzioni, che le cose possano cambiare e che questo territorio possa risollevarsi.

E invece?

Invece non vedo, da cittadino, spazi per una guarigione. Perché la mafia è un fatto culturale. E la cultura come dicevo prima, si è smarcata insieme ad altri attori. La cultura non si spende per questo tema, anzi, si distanzia, si dissocia. Non è uno sfogo il mio, lo voglio sottolineare, è un ragionare, quello che provo da tempo a fare. Ma alla fine di questo ragionamento, vedo complicata la soluzione. Al netto, e mi riferisco anche alla vicenda che mi riguarda personalmente, siamo di fronte a un provvedimento anticostituzionale.  

Ha provato amarezza a leggere quelle notizie che la riguardavano, errate?

Zone Transition

Zone Transition

No. Non ho provato amarezza e non mi sono incazzato per me stesso. Io nel tempo ho maturato la capacità di assorbire il colpo. Però la gente non si rende conto che non è solo a me che fa del male. Io dei figli piccoli che si fanno e mi fanno delle domande. Che sono oggetto di battute a scuola e fra gli amici. Allora io non posso essere considerato mafioso e tacere, per loro. Per loro ho il dovere di intervenire, di staccare questa etichetta di mafioso. Ho sempre cercato di metterli al riparo, ma così non c’è un limite. Gli amministratori vengono messi al pari o considerati peggiori dei clan mafiosi. Sono mortificato e amareggiato per questo. E mi viene da dire che un Paese in cui questo accade non è un paese civile. Siamo a un declino profondo, perché non si fa prevenzione ma privazione. Provazione di dignità. Questo è un atto che segna la persona in modo irreversibile, che incide sulla sua sfera privata, sociale, e anche su questioni pratiche come i suoi rapporti con gli Istituti di Credito. Credo sia un fatto barbaro, che non auguro a nessuno, nemmeno al mio peggior nemico. Anche perché, la cosa che trovo più rivoltante è che io non ho fatto nulla, come sostengo e loro sostengono il contrario. Ma non mi viene detto, affinché io possa spiegarmi, difendermi, cosa ho fatto, o meglio come ho fatto a favorire questo o quello. Sembra che tu possa difenderti, ma così non è. E’ una difesa inutile. Peggio, il sistema ti scoraggia dal difenderti, perché diventano spese da pagare. Allora non ti resta che accettare e subire le conseguenze. E intanto i veri mafiosi continuano a fare affari, a restare ai loro posti mentre vedi la tua vita distrutta.

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