Il posto della lotta alla mafia nei programmi dei partiti, Una cosa è certa: scioglimenti e interdittive hanno fallito

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L’intero istituto giuridico dello scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose non ha smesso di regalare sorprese e dimostrare la sua essenza da “lavori in corso” anche in questa estate. A luglio il Consiglio di Stato, con la sentenza 5460/2022, ha annullato il decreto di scioglimento del Comune di Guardavalle (Catanzaro). Su 371 decreti di scioglimenti emanati dal 1991 ad oggi, si tratta del 24° annullamento disposto dai giudici amministrativi (il 6,5% del totale). Uno scioglimento determinato di fatto da una trasmissione televisiva che secondo i giudici del Consiglio di Stato non ha dimostrato circostanze fattuali che restituiscano un quadro sufficientemente probante del condizionamento o del collegamento mafioso, bensì di una gestione non particolarmente efficiente ed efficace dell’attività amministrativa, che non può però giustificare lo scioglimento degli organi elettivi. E qui si traccia un’importante linea di demarcazione: un’amministrazione scarsa ed inefficiente (ad esempio nella gestione appalti e nel contrasto alla corruzione) non è automaticamente infiltrata dalla mafia.

A riguardo, tra le varie proposte di riforma della legge depositate in Parlamento, spicca il DDL 1630 del 2019, pronto ad essere rispolverato nella prossima Legislatura in arrivo. Esso dice esplicitamente: “Non sempre le ragioni addotte a sostegno del provvedimento di scioglimento resistono al vaglio giurisdizionale, dimostrandosi poi, nel merito, destituite di fondamento.

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Un caso emblematico è offerto dalla recentissima decisione del TAR del Lazio, che ha annullato l’atto di scioglimento del consiglio comunale di Lamezia Terme, disponendo, per gli effetti, la reintegrazione degli organi. In questa prospettiva, la presente proposta di legge introduce nel TUEL un nuovo articolo, l’articolo 143-bis, con il quale si prevede che, nei casi di scioglimento dei Comuni, l’impugnazione giurisdizionale del decreto sospende il decorso dei termini della consiliatura fino alla definizione del giudizio”. Per cui se il TAR o il Consiglio di Stato annullano il decreto, si ripartirebbe da dove è stata interrotta l’amministrazione.

l’Attacco in passato ha trattato anche le altre proposte di riforma discusse a più livelli, sia locale che nazionale: dall’istituzione di un Consiglio dei cittadini per monitorare il lavoro dei commissari, fino alla responsabilizzazione dei Dirigenti, passando per norme di stimolo ed obbligo ad una migliore azione amministrativa dei commissari.

In questa campagna elettorale se ne sta parlando diffusamente, ma il tiro è stato ulteriormente alzato, portando la tematica a motivo di aspri scontri ed accuse reciproche tra i partiti.

 

Centro-destra
La prima bomba della campagna elettorale l’ha lanciata il leader della Lega Matteo Salvini. E’ noto come il segretario del carroccio abbia l’ambizione di tornare a presiedere il Ministero degli Interni, che sulla questione scioglimenti delle amministrazioni locali ha pieni poteri. Si può considerare come estremamente evidente che con Salvini al Viminale (ad esempio nel Conte I) non ci sarebbe mai e poi mai stato lo scioglimento per Foggia, amministrata dal primo Sindaco leghista di una grande città del Sud, Franco Landella. Probabilmente non sarebbe neanche stata istituita la commissione di accesso agli atti, anche essa prerogativa dello stesso Ministero, cosa che successivamente ha decretato la ministra Lamorgese. Il polverone si è alzato con le dichiarazioni rilasciate proprio nell’incontro leghista a Foggia. Salvini davanti alla platea dei suoi ha assolto l’ex Sindaco di Foggia: “Franco non c’entra con la mafia, la giustizia farà il suo corso”. Chiaramente oltre alla questione mafiosa c’è da affrontare un processo per concussione e corruzione, ma di quello non si è parlato.

Il programma leghista per le politiche 2022 rilancia esplicitamente sulla necessità di stravolgere l’attuale normativa. «Attualmente», si legge nel documento, «quando in un Comune la commissione prefettizia accerta che la collusione con una organizzazione criminale sia di un singolo consigliere e/o funzionario pubblico, quasi sempre viene sciolto il Comune. Proponiamo invece che la decadenza riguardi solo la singola persona collusa. Nel caso di funzionario colluso, allontanamento dello stesso e creazione di un fondo ad hoc per i commissari prefettizi volto all’assunzione di personale esterno e quindi certamente non colluso, che vada a sostituire il funzionario corrotto». Il senso di questa riforma è che nega un sistema di collusione che coinvolga tutta l’amministrazione, ma la responsabilità ricade solo su un singolo funzionario-consigliere. Ad esempio nel caso delle famose verifiche antimafia non effettuate negli appalti foggiani, la responsabilità sarebbe potuta ricadere sul funzionario preposto e non sul sistema politico sovrastante. Uno stravolgimento di quanto visto finora, nelle cause e negli effetti.

Nel capitolo legato alla lotta alla mafia si cita esclusivamente la “Mafia Nigeriana, che si muove dal dark web ai riti voodoo, dal narcotraffico alle truffe telematiche e può essere affrontata solo dal punto di vista di forze dell’ordine ma anche da quello culturale”. Non si citano le quattro grandi mafie della penisola e si ignora la Quarta Mafia che proprio in questo 2022 sta allungando imperterrita la sua scia di sangue. Due righe contate dedicate alla cultura della legalità nelle scuole ed il contrasto alle ecomafie. Nulla sul caporalato, fenomeno criminogeno da 430 mila schiavi l’anno (Rapporto Flai Cgil). Secondo il sesto Rapporto EURISPES (2019) il volume d’affari complessivo annuale delle agromafie raggiungerebbe 24,5 miliardi di euro, grosso modo equivalenti al 10% del fatturato complessivo criminale del nostro Paese. Non una parola, neanche nel capitolo dedicato all’Agricoltura.

Il programma del partito primo in tutti i sondaggi, Fratelli d’Italia guidato da Giorgia Meloni, sul tema mafie si trincera dietro lo slogan “lotta senza tregua a tutte le mafie, al terrorismo e alla corruzione”. Non viene fatta nessuna proposta specifica e programmatica che vada oltre l’adeguamento del personale nei corpi di polizia ed il potenziamento dell’Operazione Strade Sicure con la reintroduzione del poliziotto di quartiere. La questione scioglimenti non è trattata ed in generale non c’è traccia neanche di proposte sugli Enti Locali o riforme di tipo amministrativo, a dimostrazione di un partito molto forte a livello nazionale ma scarsamente rappresentato sui territori e con pochi amministratori locali.

Forza Italia fa ancora peggio e risolve l’intera questione con 6 parole: “Lotta alle mafie ed al terrorismo”. Fine.

 

Centro-sinistra
Il Partito Democratico sta affrontando la questione a gamba tesa e specialmente con il suo commissario pugliese e candidato al Senato Francesco Boccia ha sventolato lo scioglimento per infiltrazioni di Foggia come tema principale della campagna elettorale. “La destra foggiana o è infiltrata dalla criminalità o la infiltra. Altrimenti non si spiegano gli scioglimenti dei Comuni di Foggia e Cerignola. E Salvini e Meloni che fanno? Anziché scusarsi con i foggiani vengono qui e dicono che non c’entrano nulla con questo scempio. Anzi, vengono qui e assolvono al posto della magistratura i protagonisti di questi disastri”. Sono dichiarazioni estremamente forti che hanno provocato reazioni furibonde nel fronte avversario, che prontamente ha evidenziato lo scioglimento dell’amministrazione di centro-sinistra a Manfredonia. Le accuse di collusione non hanno risparmiato gli attuali candidati, innescando una polemica che il territorio si porterà fino alle elezioni comunali del 2023.

Il programma PD sul tema antimafia è molto vasto: “il contrasto alle mafie non è un fardello burocratico: è la condizione per liberare le energie nella ripartenza”. Si propone di riprendere e rilanciare il lavoro degli Stati generali della lotta alle mafie del 2017, con le proposte sintetizzate nella “Carta di Milano”, proteggere i fondi del PNRR dall’infiltrazione mafiosa e non manca anche su questo fronte una decisa “riforma della legge sullo scioglimento dei comuni”. La chiave per il PD è la prevenzione, rompere i vincoli parentali con percorsi ad hoc per le donne e i minori che intendano allontanarsi dalle famiglie mafiose, oltre alla tutela dei testimoni di giustizia. Per farlo si predispone anche un sostegno economico e l’accesso reale al lavoro nella P.A., proposte che inevitabilmente creeranno attacchi da parte dei fautori della repressione e del securitarismo.

Particolare attenzione restando in tema di antimafia si pone al sostegno ed alla protezione della stampa: “Mafie e corruzione tendono sempre a consolidare sistemi di potere occulti, che ambiscono a condizionare la stessa democrazia. Il giornalismo libero e serio è da sempre un presidio irrinunciabile nel contrasto a questi sistemi, che infatti si accaniscono contro di esso in un modo o in un altro. Non possiamo dimenticare che negli ultimi anni in Europa sono stati proprio i giornalisti le vittime della violenza mafiosa: Dafne Caruana Galizia (Malta), Jan Kuciak (Slovacchia), Peter de Vries (Olanda). Anche in Italia ricordiamo le giornaliste e i giornalisti uccisi, mentre ancora aperta è la ferita per la morte di Ilaria Alpi; numerosi ad oggi sono le persone sotto scorta perché minacciate o oggetto di attentati solo in ragione del proprio lavoro. La lista “Italia Democratica e Progressista” lavorerà per una migliore tutela della libertà di stampa a cominciare dal contrasto alle così dette querele bavaglio”.

Per colpire la criminalità organizzata il PD propone di legalizzare l’autoproduzione di cannabis per uso personale e fare in modo che la cannabis terapeutica sia effettivamente garantita ai pazienti che ne hanno bisogno. A corollario un paragrafo sulle riforme del sistema carcerario sfruttando le potenzialità delle misure alternative e di comunità. Sul caporalato si intende portare avanti le proposte di legge per aumentare i controlli ed impedire le pratiche sleali nel commercio applicate dalla grande distribuzione (da anni bloccate nei due rami del Parlamento, colpevolmente).

La coalizione Democratici e Progressisti vede anche il contributo della lista Alleanza Europa Verde e Sinistra Italiana particolarmente attenta al contrasto delle eco-mafie e delle agro-mafie. Partendo con la famosa citazione di Peppino Impastato: “per noi la mafia è una montagna di merda”, si snocciolano una serie di misure per la maggior parte indirizzate al contrasto della criminalità ambientale (es. maggiori pene, maggiori controlli con utilizzo di strumenti innovativi, ed istituzione di Commissioni regionali di inchiesta su ecomafia, ecc...). Sugli scioglimenti delle amministrazioni si recepiscono le proposte presentate a l’Attacco dal consigliere regionale campano dei Verdi, Francesco Borrelli, relativamente alla rotazione automatica del personale della tecnostruttura anche con possibilità di trasferimento presso altri enti e di sostituzione con l’istituto della mobilità.

 

Movimento 5 Stelle
Il programma del partito di Conte è costituito da un’infografica di 13 pagine, per cui tutti gli argomenti sono trattati per titoli o sommi capi. Sul tema antimafia si riporta l’intero paragrafo così com’è.
“Contrasto alle Mafie. Potenziamento degli strumenti di contrasto già esistenti. Completamento della riforma in tema di ergastolo ostativo. Tutela dei principali presidi antimafia come il 41 bis, le misure di prevenzione personali e patrimoniali. Lotta alla corruzione, maggiore trasparenza e controllo dei fondi del Pnrr e implementazione delle tutele per il lavoratore che denuncia (‘whistleblowing’) e per i testimoni di giustizia. Contrasto alla agromafie ed ecomafie, tutelando il diritto alla salute attraverso un efficace sistema di repressione delle attività della criminalità organizzata e dei reati ambientali in generale. Regolamentazione della coltivazione della cannabis per uso personale, al fine di contrastare il business della criminalità organizzata e superare le criticità connesse alla produzione limitata di cannabis per uso terapeutico. Superamento dell’improcedibilità nel processo penale”.

Sono titoli, anche interessanti alcuni, ma il come non viene esplicitato. Stranamente nulla è detto sugli scioglimenti delle amministrazioni per infiltrazioni mafiose, anche se il Senatore Nicola Morra, Presidente della Commissione Antimafia che tanto ha detto e fatto a riguardo, è stato espulso nel 2021 dal gruppo.

 

Azione + Italia Viva
Il Terzo Polo guidato da Carlo Calenda propone come programma un corposo libricino di 70 pagine. “La lotta alla mafia, a trent’anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, deve fare passi avanti. Il fenomeno deve essere contrastato con una maggiore integrazione delle forze di polizia e della magistratura a livello internazionale, potenziando il progetto della Procura nazionale europea. Deve essere inoltre modificata la legge per lo scioglimento dei Comuni infiltrati dalla mafia, garantendo risorse adeguate e strumenti efficaci.” Si prosegue sul rafforzamento degli strumenti a disposizione delle forze di polizia, un adeguamento del personale ed un inasprimento delle leggi sulle armi.

Zone Transition

Zone Transition

Il teorema conclusivo è che Foggia (come successo per Manfredonia, Cerignola e Monte Sant’Angelo) sia schiacciata in un istituto giuridico che non piace a nessuno e che tutti propongono in vari modi di trasformare. In questo senso le prossime elezioni politiche del 25 settembre sono fondamentali.

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