Mafia&Rifiuti, il settore è sempre nel mirino della criminalità organizzata. Dalle assunzioni agli appalti, alle richieste estorsive

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C’è la mano della mafia dietro i molteplici attentati ai danni dei mezzi e dei depositi del servizio di igiene urbana? Pochi giorni fa la prefetta Marilisa Magno, commissaria straordinaria del Comune di Foggia, parlando agli studenti, presso il dipartimento di Giurisprudenza di Unifg, ha ricordato come edilizia e rifiuti siano i settori più attenzionati dalla criminalità organizzata, insieme al movimento terra.

“I settori più soggetti alle infiltrazioni criminali sono, storicamente, quelli dell’edilizia, del movimento terra, dei rifiuti, dei servizi cimiteriali. In generale, dove arrivano finanziamenti pubblici la mafia tenta di inserirsi cercando di ricavare il proprio tornaconto”, le sue parole.

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La DIA (Direzione investigativa antimafia) dedicò un focus importante sul comparto dei rifiuti nel 2020.

“Il crimine ambientale è un fenomeno in preoccupante estensione perché coinvolge, trasversalmente, interessi diversificati. Il prodotto di tali comportamenti illeciti interferisce sull'ambiente e sull'integrità fisica e psichica delle persone, ledendone la qualità della vita, con conseguenti rilevanti costi sociali”, fu l’allarme lanciato dalla DIA.

Dall'analisi delle indagini svolte sul territorio nazionale negli ultimi anni, “emerge il tentativo della criminalità organizzata di acquisire gli appalti per il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani (prima fase del ciclo dei rifiuti), nonché di acquisire le attività di bonifica dei siti”.

Secondo la Direzione investigativa antimafia, “particolarmente aggressivi si sono rivelati i tentativi di condizionamento delle procedure di appalto attraverso le intimidazioni in danno di imprese concorrenti, ma anche attraverso accordi e relazioni con esponenti delle istituzioni locali e del mondo imprenditoriale”.

“Quando, invece, l'intervento mafioso si è realizzato nella fase di esecuzione del rapporto contrattuale, i sodalizi hanno imposto alle imprese aggiudicatarie del servizio di raccolta e smaltimento l'assunzione di manodopera, l'affidamento di attività connesse al ciclo dei rifiuti ad imprese riconducibili alle organizzazioni criminali o il versamento di quote estorsive per evitare il danneggiamento ritorsivo dei mezzi d'opera”.

“Tutto ciò”, sottolinearono gli analisti della DIA, “ha talvolta consentito quasi un regime di monopolio nei servizi di rimozione e trasporto da parte di imprese direttamente controllate dalla criminalità organizzata: da vittime gli imprenditori sono divenuti 'soci' delle compagini mafiose, acquisendo benefici in termini di volume di affari”.

Risale al 16 febbraio scorso l’ultimo atto criminale. Si tratta dell’incendio che ha distrutto tre mezzi della molisana Ecogreen, che si occupa della raccolta dei rifiuti urbani a Peschici. E’ il terzo episodio nel giro di tre mesi: a novembre 2021 in fiamme mezzi e altro materiale nel centro di raccolta rifiuti; a dicembre ad andare in fumo furono due cassoni pieni di rifiuti, destinati allo smaltimento, sempre stoccati presso il CCR. “La malavita spadroneggia”, è stato il commento, nei giorni scorsi a Primonumero.it, dell’ex amministratore delegato Enrico Perretta, la cui auto era stata presa di mira un mese fa a Peschici. “L’atto delittuoso ha come finalità imporre la volontà e la supremazia del clan locale”.

A gennaio 2020 a San Severo un incendio distrusse 23 mezzi della campana Buttol mentre a luglio 2019 erano stati distrutti dalle fiamme 33 mezzi della Tekra a San Giovanni Rotondo e qualche mese dopo un incendio divampò nel capannone della Sia a Carapelle.

A febbraio 2021, avvenne l’ennesimo atto incendiario contro la foggiana Tecneco, a Monte Sant’Angelo, con la distruzione di tre mezzi e alcuni cassoni, nonché di parte del CCR, il centro comunale di raccolta. Non si contano gli episodi criminali contro la srl, destinataria nel 2020 di una interdittiva antimafia e poi tornata in attività grazie al controllo giudiziario. A ottobre 2020 un altro incendio a Monte Sant’Angelo all’interno del CCR, mentre a febbraio 2020 un rogo colpì alcuni mezzi situati a Carpino. A ottobre 2019 c’era stato il sesto attentato in 3 anni a Monte Sant’Angelo ai danni della srl con sede nella Zona Industriale di Incoronata: in quella circostanza fu data alle fiamme l’auto della Tecneco in uso al responsabile servizi e addetto alla sorveglianza. Gli inquirenti pensarono subito al malcontento già palesato in passato dai lavoratori precari e assunti solo per pochi mesi.

Tecneco era stata vittima, nemmeno dieci giorni prima, di atti intimidatori a Chieuti (dove ignoti avevano distrutto 13 mezzi), ma chi indagava non ritenne che la regia fosse unica. Tra 2017 e 2019 l’impresa era stata colpita da altri cinque atti nella città garganica, con vari incendi nel CCR. In passato Tecneco disse agli inquirenti di ritenere, in una circostanza, che l’atto potesse ricondursi alla rabbia di quattro stagionali non riconfermati, che si erano fortemente lamentati della mancata assunzione. Ma l’impresa non denunciò vere e proprie minacce. Un altro elemento che ha sempre dato da pensare è la cospicua presenza di persone riconducibili per legami familiari o precedenti penali ai clan. E difatti questo è uno degli elementi che portarono all’interdittiva antimafia. In quel momento Tecneco gestiva i rifiuti in ben 16 comuni dell'area garganica e del basso Tavoliere. L'attenzione della Prefettura si era concentrata sulle imprese dell’ “ambito nevralgico dei rifiuti, oggetto di forte attenzione da parte delle organizzazioni mafiose”. 

A ottobre 2021 la proprietà di Tecneco comunicò l’avvio dell’iter per il licenziamento collettivo di 10 persone come conseguenza dell’interdittiva, perché contigui ad ambienti mafiosi. Cognomi che richiamano nomi noti dei clan locali: dal mattinatese Quitadamo ai montanari Miucci, Libergolis, Primosa e Ricucci. Come Giuseppe Ricucci, fratello del boss Pasquale detto Fic secc (ucciso a Macchia nel 2019) del clan Romito-Ricucci-Lombardi-La Torre. Giuseppe uscì indenne da un agguato a maggio 2021, mentre guidava un mezzo della Tecneco. Nel 2021 la gara ponte da oltre 4,4 milioni per l’affidamento del servizio rifiuti a Monte Sant’Angelo, dopo la fine del contratto con Tecneco, andò deserta.

L’altra impresa del settore rifiuti colpita da interdittiva nel 2020 è stata Interambiente Radatti - di Apricena ma legata al sammarchese Antonio Radatti -, anch’essa tornata in attività (l’ultima gara vinta è quella per i servizi cimiteriali a Monte Sant’Angelo).

Zone Transition

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Ad Apricena nel 2018 un incendio distrusse un capannone e poco dopo la concessionaria foggiana MEA cedette il ramo d’azienda ad Interambiente Radatti. Interdittiva antimafia anni fa anche per la salentina Gial Plast, che era presente pure nel Gargano.

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