Manfredonia ha moltissimo su cui interrogarsi, a tre mesi dalle elezioni comunali. Dopo il vaso di Pandora scoperchiato dagli inquirenti rischia di avvenire di tutto, in un vero verminaio. Nel 2021 il più votato di tutti, con 719 consensi, fu l’avvocato Angelo Salvemini, poi diventato l’assessore di maggior peso con la delega ai lavori pubblici.
Colui che lo scorso anno si presentava come paladino della legalità invocando l’intervento dello Stato su Manfredonia è oggi al centro dell’inchiesta di Procura di Foggia e GdF che ha portato a misure cautelari per sette persone tra cui lo stesso Salvemini (domiciliari), Michele Romito (carcere), Michele Fatone (carcere), Raffaele Fatone (domiciliari), Grazia Romito (domiciliari), Luigi Rotolo (divieto di dimora) e Giuliana Galantino (interdizione dai pubblici uffici e servizi per un anno). Tre filoni di indagine e svariati reati contestati a vario titolo: estorsione, concussione e corruzione, peculato, falso, lesioni personali, minacce e violenza privata.
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Leggendo le intercettazioni raccolte nell’ordinanza della gip Eronia si fa davvero fatica a distinguere tra il tono usato dal penalista/amministratore comunale, da un lato, e, dall’altro, quello dell’imprenditore Michele Antonio Romito, fratello del defunto boss del clan Romito Mario Luciano, che gli inquirenti ritengono abbia ancora un ruolo da protagonista, specie dopo le indagini della maxi inchiesta antimafia della DDA di Bari Omnia Nostra.
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Stesse espressioni cariche di violenza e volontà intimidatoria a condire i piani comuni per tentare di salvare l’agenzia funebre di Grazia Romito e il ristorante Guarda che luna di Michele Romito. Vicende che, come quelle di ASE, l’Attacco ha seguito in modo capillare negli scorsi anni, avendone intuito la portata e i risvolti.