"Non ti lamentare che quando ti incontra in mezzo alla strada poi ti deve mettere sotto i piedi perché se ero io ti avrei spaccato la testa”, le parole di Salvemini all’indirizzo del funzionario comunale Antonio Lupoli. “Mongoloide fetente, adesso mi devi far parlare così con una femmina…adesso ti devo mettere sotto i piedi, femmina e bene. Ho detto come cazzo ti permetti quello è un cittadino di Manfredonia”, riferito alla collega assessora all’urbanistica Anna Trotta che si era rifiutata di incontrare Michele Fatone per i precedenti penali del dipendente ASE, presidente della coop edilizia Alfa Centauri. “Bastarda, scema, ciuccia, raccomandata” e “bastardo, “vin a qua”, “lo devo scannare, come un porco lo devo scannare!” e “lo devo sgozzare, adesso lo devo abbabbiare, lo devo fare da mezzo”, gli insulti invece di Romito contro la dirigente Tedeschi e Lupoli. Di esempi ce ne sono tanti nelle 190 pagine dell’ordinanza. Ma oltre a funzionari comunali e politici Salvemini rivolgeva minacce anche a l’Attacco.
Era novembre 2021 quando questo giornale, all’indomani delle comunali sipontine, scrisse che il più suffragato di tutti gli eletti, il civico roticiano Salvemini, era “uno dei professionisti più vicini alla famiglia Romito”, che l’aveva sostenuto in campagna elettorale. Ancora una volta si era colto nel segno, visto che le intercettazioni confermano in pieno tale sodalizio. Da lì in avanti sono state tre le querele per diffamazione presentate da Salvemini contro questo giornale, con tentativo recente di strappare smentite dietro la promessa di remissione. Ma nulla lasciava immaginare la violenza verbale con cui l’ex assessore si è rivolto a chi scrive. Il 25 novembre 2022 Romito e Salvemini parlarono degli articoli de l’Attacco sullo smontaggio del ristorante Guarda che luna. “Io ti dico un fatto qua. L’articolo sopra il giornale sempre di continuo… la foto del bambino… questo e quest’altro… io… sopra l’Attacco devi vedere che cazzo hanno combinato”, fu la lamentela del sempre più irato Romito perché era comparsa una foto del figlio Francesco, titolare della Bar Centrale sas proprietaria del ristorante. Agghiacciante fu la risposta, in stile paramafioso, da parte dell’amministratore comunale, riferendosi all’articolista: “No, quella morirà”.
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Michele e Raffaele Fatone
“L’azienda è libera!”. E’ l’urlo liberatorio che nella sera dello scorso 1 marzo ha accompagnato l’esplosione di fuochi d’artificio da parte dei dipendenti di ASE spa, la società in house del Comune di Manfredonia. Il festeggiamento, fatto all’esterno dello stabilimento aziendale, è stato organizzato dal personale per salutare il pensionamento del 63enne Michele Fatone, che per lunghi anni ha spadroneggiato e fatto da ras con metodi mafiosi e violentissimi, arrivando a picchiare e minacciare svariati colleghi. Non è l’unica novità che l’Attacco ha appreso rispetto al soprannominato “Racastill”, il quale ha invitato parenti, amministrativi e galoppini ad un pranzo di pensionamento, interpretato in ASE come la volontà di passare il testimone al figlio 22enne Raffaele.
Le posizioni di padre e figlio nella municipalizzata sono sempre state definite “protettissime”. Raffaele, pur essendo tra i più giovani, ha trovato subito collocazione lontano dalla ramazza e dalla strada, nelle comode postazioni di ufficio nei centri di raccolta. ASE ha comunicato ieri che il giovane dipendente è stato “sospeso dal servizio in attesa che la giustizia faccia il proprio corso”. L’indole è definita pari a quella paterna e pure dopo gli arresti domiciliari per l’odierna inchiesta della GdF i beninformati ritengono che il licenziamento sia solo un’ipotesi lontana ed aleatoria. Ci vorranno anni per l’eventuale condanna definitiva ma anche in quel caso servirebbe essersi macchiati di reati infamanti per l’impresa affinché sia deciso il licenziamento. Assai interessante è anche quanto avvenuto nei giorni scorsi a Michele Fatone, che pure da anni era sui giornali per il pestaggio di Manzella e le minacce all’amministratore unico Raphael Rossi. Quando c’era il tecnico torinese (oggi nel cda di Amiu Puglia spa per conto del Comune di Foggia) Michele Fatone provò a strappare un accordo per andare in pensione anticipatamente, senza riuscirvi.
Se ne parla anche nell’ordinanza di “Giù le mani”: l’uomo spiegò all’assessore Salvemini che aveva perso in primo grado il contenzioso con ASE per il riconoscimento di mansioni superiori ed era stato condannato a versare alla spa le spese legali. La sua assurda proposta era rinunciare all’appello se l’impresa avesse rinunciato alle spese legali e avesse garantito l’assunzione di suo figlio. Sollecitò Salvemini anche a organizzare un incontro col sindaco Rotice per parlargli della questione. Ebbene, fonti interne ad ASE spiegano ora a l’Attacco che la nuova governance aziendale ha firmato l’accordo riconoscendogli, a quanto pare, il settimo livello e 7mila euro (che di sicuro lo hanno ripagato delle spese legali). In pensione premiato e contento, insomma. Un altro capitolo opacissimo della spa.
Grazia Romito
Fu l’Attacco a rivelare nel 2019 per primo che l’agenzia di onoranze funebri di Grazia Romito, sorella del defunto boss Mario Luciano, era stata colpita da interdittiva antimafia da parte della Prefettura di Foggia. E fu sempre su queste colonne che si evidenziò come la quarantenne si fosse poi rimessa al lavoro gestendo di fatto le Onoranze funebri Santa Lucia, impresa costituita ad aprile 2022 e per la quale era stato messo come prestanome il foggiano Luigi Rotolo. L’Attacco aveva ricevuto le segnalazioni di tanti manfredoniani (privati cittadini e studi medici), i quali raccontavano come fosse sempre lei a presentarsi come la vera titolare. E’ tutto un “amore” e “tesoro” nelle conversazioni intercettate con Salvemini, che ancora una volta si è posto al totale servizio della causa dei Romito.
Giuliana Galantino
In queste ore per qualcuno è un vero paradosso che le due amministrazioni comunali guidate da referenti dell’associazione Avviso pubblico (nata per “promuovere la cultura della legalità democratica”), ovvero Monte Sant’Angelo e Mattinata, si siano ritrovate con la propria segretaria Giuliana Galantino interdetta dagli uffici pubblici per 12 mesi. L’accusa le contesta un vero e proprio scambio di favori con Salvemini: da lei un aiuto alla causa dei Romito, da lui una mano per agevolarla nello scontro giudiziario con la dirigente dei servizi finanziaria Carmen Distante, che ha denunciato Galantino per mobbing.
Antonio Lupoli
Chi scrive delle vicende dei Romito da anni, su questo giornale, abita a pochi metri dal luogo in cui si trovava il ristorante Guarda che luna fino allo smontaggio dello scorso anno. E’ così anche per il funzionario dell’Ufficio tecnico comunale Antonio Lupoli, con cui si sono condivisi – sia pur senza mai parlare della vicenda – anni di ansia per la continua presenza di Michele Romito in zona o di chi per lui. Ogni giorno costretti a guardarsi attorno nell’eventualità che qualcuno potesse spuntare all’improvviso e scagliarsi contro. “Tutelatemi” è stato l’appello commosso rivolto agli inquirenti da Lupoli, che dalle carte dell’inchiesta emerge come una delle vittime più minacciate. Romito e Salvemini tramavano contro il funzionario e la sua famiglia, ritenendolo responsabile insieme alla dirigente Tedeschi dello smantellamento del ristorante. Nel quadro avvilente di diversi dipendenti comunali assoggettati, Lupoli fa da contraltare per l’agire corretto e la coraggiosa denuncia.
Rosa Tedeschi
E’ davvero un peccato che l’ex dirigente dell’Ufficio tecnico comunale di Manfredonia, l’ingegnera Rosa Tedeschi, abbia deciso di lasciare il Golfo per lavorare in Regione. Quanto svelato dagli investigatori dimostra infatti come Tedeschi non si fece intimidire dagli insulti e dalle pressioni del duo Romito&Salvemini. Anche quando si rese conto che qualcuno, negli uffici comunali, non obbediva alle sue disposizioni rispetto al Guarda che luna o spifferava informazioni a Romito sulle mosse dell’ente, la dirigente continuò a tenere la barra dritta. Alcuni inquirenti hanno riferito a l’Attacco di non aver mai assistito prima ad una scena simile a quella avvenuta davanti al cantiere del ristorante, quando Michele Romito e il suo avvocato Pierpaolo Fischetti urlarono come pazzi e il primo insultò la dirigente. Tutto sotto gli occhi di vigili e forze di polizia.
Vincenzo D’Anzeris e Giuseppe Di Tullo
A fare da contraltare a figure come Tedeschi e Lupoli ci sono funzionari comunali che appaiono agli inquirenti assoggettati a Salvemini e, dunque, ai piani pro Romito. Il primo è il comandante della Polizia Locale Vincenzo D’Anzeris, parente dell’ex sindaco Riccardi. Avrebbe reso al pm “dichiarazioni false o comunque taceva in parte ciò che sapeva”. Esce male dall’ordinanza della gip anche il tecnico comunale Francesco Borgia, indagato con la stessa accusa di D’Anzeris. Mentre il dirigente dei lavori pubblici Giuseppe Di Tullo, non indagato, emerge come persona gradita a Salvemini e Romito, che hanno manovrato per tentare di sottrarre alla dirigente Tedeschi il fascicolo del ristorante e di farlo attribuire a Di Tullo.
Michelangelo e Giuseppe Basta
Il dirigente di Forza Italia Michelangelo Basta e suo figlio Giuseppe, che è stato fino a pochi mesi fa il vicesindaco di Rotice, saranno testi dell’accusa nel processo. Il loro caso è l’esempio lampante, per gli inquirenti, dell’attività di dossieraggio e ricatti messa in piedi da Romito e Salvemini. Come in un film del Padrino, Michele Romito ammette nelle intercettazioni di aver estorto una confessione all’avvocato Michelangelo Basta, costringendolo a dire di aver baciato il mafioso di Macchia Pasquale Ricucci (assassinato anni fa, uomo del clan Romito-Ricucci-Lombardi) così come si vede nella foto oggetto del ricatto. Già dai tempi lontanissimi della maxi inchiesta della DDA barese Iscaro Saburo Basta e l’avvocato Pietro Schiavone seguivano Romito, di cui erano anche amici. Ma, mentre Schiavone ha continuato negli anni a mantenere quel rapporto professionale ed amicale, Basta se n’è distaccato fino a ritrovarsi vittima del tentativo di costringerne il figlio Giuseppe a sostenere la linea filo-Romito di Salvemini in giunta comunale.
Gianni Rotice
E’ scontro politico tra l’ex sindaco Gianni Rotice e il Pd su quanto emerso dall’indagine delle Fiamme Gialle. L’edile sottolinea di essere stato colpito dai dossier di Salvemini e dalla guerra scatenatagli dall’ex assessore con Michele Romito, che nelle intercettazioni lo definiscono asservito alla Prefettura per evitare scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose e interdittiva antimafia nei confronti della propria impresa. L’errore di Rotice è stato a monte. “Si farà molto male con Salvemini”, fu la facile previsione di un ex amministratore comunale quando l’avvocato fu rieletto nel 2021. Qualcosa del personaggio si doveva averlo intuito sin dalla consiliatura nata nel 2015 intorno al sindaco Angelo Riccardi, di cui Salvemini fu consigliere di maggioranza fino al divorzio e al passaggio all’opposizione.
Ma c’è di più: quando ancor prima dell’insediamento dell’amministrazione Rotice l’Attacco scrisse della vicinanza di Salvemini a Michele Romito (suo sponsor elettorale) e poi anche della frequentazione con pregiudicati come Giuseppe Lorusso detto “Mussolini” e Lele Russo (presunti sostenitori elettorali), il primo cittadino tutto avrebbe dovuto fare fuorché conferirgli le deleghe più pesanti in giunta.
Non avrebbe dovuto valere la regola del record di consensi di fronte a tali indiscrezioni, che a l’Attacco venivano confermate da cittadini che sostenevano di aver ascoltato Romito chiedere voti per il quarantenne, da chi garantiva che Salvemini ne fosse diventato il riferimento, da coloro infine che lo vedevano chiacchierare quotidianamente al bar con Lorusso. Aver pensato di poter gestire Salvemini è stato una delle peggiori ingenuità di Rotice e questo spiega perché difficilmente riuscirà a far valere, sul piano elettoralistico e del prosieguo della carriera politica, l’essersi ritrovato sul fronte opposto rispetto ai due sodali per il Guarda che luna e per il dossieraggio seguente. Già si sta assistendo a possibili alleati che corrono in direzione contraria, per paura di legarsi a persone comunque facenti parte dell’ex maggioranza di centrodestra.
Zone Transition
Zone Transition
Ma fu un errore madornale anche recarsi nella stanza dell’allora amministratore unico ASE Raphael Rossi con Michele Fatone tentando di intercedere in favore di quest’ultimo, come pure aver sollecitato poi le dimissioni di Rossi che con le proprie denunce era stato determinante nel portare alla luce quanto avveniva nella spa.