A Manfredonia, dove il Comune è retto dalla commissaria e viceprefetta Rachele Grandolfo, si sta intervenendo con forza sul versante degli abbattimenti degli immobili abusivi nella zona demaniale dei Polder di Siponto. Nel 2019 la relazione prefettizia sulle infiltrazioni mafiose negli organi di governo dedicò un ampio capitolo alle situazioni di illegalità più eclatanti quando ad abusivismo edilizio, come le occupazioni senza titolo nei Polder e la presenza, tra tali occupanti, di pezzi da novanta della mafia sipontina e garganica. Come il caso del boss Matteo Lombardi, che da decenni aveva presso il podere numero 17, lungo viale dei Pini, la villa di famiglia, sorvegliata da svariate telecamere e simbolo finora dell’abuso incontrastato. Le ruspe sono intervenute anche a danno di colui che negli scorsi anni prese le redini del clan Romito-Ricucci-Lombardi (egemone tra Manfredonia, Mattinata e Monte Sant’Angelo e alleato col gruppo viestano del boss Marco Raduano), oggi all'ergastolo per l'omicidio di Giuseppe Silvestri, vicino al clan rivale dei Libergolis, ammazzato a marzo 2017 a Monte Sant'Angelo. Ma l’attenzione sulla zona dei poderi, sottoposta a numerosi vincoli ambientali e paesaggistici, è quotidiana da parte dell’ente commissariato. Un’azione del tutto legittima e sacrosanta quella di Grandolfo e della tecnostruttura comunale, che però ora sta per colpire un diciottenne.
Nella relazione sullo scioglimento del Comune si parlava anche del caso di Grazio Palumbo, che fu coinvolto in un procedimento penale a carico soggetti di spicco della criminalità organizzata di stampo mafioso quali, a titolo di esempio, Emiliano Francavilla, Enzo Miucci e Mario Lanza. Palumbo era accusato di essere un fiancheggiatore del capomafia Franco Li Bergolis, attualmente detenuto per associazione per delinquere di stampo mafioso, del quale avrebbe concorso ad agevolare la latitanza. Si diceva, sempre nella relazione della commissione di accesso, che dopo la diffida a demolire del 31 ottobre 2005, il 3 marzo 2006 la polizia locale comunicò all’allora dirigente comunale che Palumbo non aveva ottemperato alla diffida e il 10 ottobre 2006 l’Ufficio anagrafe del Comune gli rilasciò la residenza all’interno dell’immobile abusivo. Una situazione incredibile e surreale. L’uomo, che peraltro era stato assolto in quel procedimento per presunto favoreggiamento, è morto nel 2020 e nella villetta abusiva vive il figlio Raffaele, classe 2005.
Carousel Banner 1
Carousel Banner 1
Carousel Banner 2
Carousel Banner 2
Lo scorso 20 maggio il dirigente comunale Giuseppe Di Tullo (Settore urbanistica ed edilizia, Servizio vigilanza abusivismo edilizio-demolizioni) ha comunicato a Raffaele Palumbo e alla sua legale Innocenza Starace che, “così come stabilito dal tavolo tecnico tenutosi il 30 aprile scorso presso il Commissariato di Manfredonia, il prossimo 27 maggio alle ore 07.00 personale di questo ente, congiuntamente al personale dell’impresa appaltatrice, si recheranno presso l’area in questione per l’inizio dei lavori di demolizione”. Nell'atto si spiega che a ottobre 2005, con rapporto del comando di polizia locale, fu contestato a Grazio Palumbo la realizzazione di un immobile, in assenza di permesso di costruire, nel potere 12 di Siponto. Fu emessa la diffida a demolire e da quel momento ci sono state varie altre contestazioni, spiegando che l'area di circa 1.500 metri quadri era stata per la maggior parte recintata.
A fine dicembre 2023 fu emessa la diffida nei confronti di Raffaele Palumbo quale erede di Grazio Palumbo, deceduto nel 2020, e a febbraio 2024 l'avvocata Innocenza Starace presentò istanza di differimento dell'ordinanza di demolizione al Comune, al prefetto e alla Procura di Foggia. Per tale motivo a marzo scorso, a seguito della prima istanza di differimento dei termini, la Procura concesse 40 giorni per lo sgombero a partire dal 13 marzo. Ad oggi “l'immobile è ancora occupato dal signor Raffaele Palumbo”, afferma Di Tullo motivando l’atto. Ma la difesa di Palumbo chiede altro tempo in considerazione del caso delicato del giovane, per cui l’immobile rappresenta l’unica casa, un tetto che gli viene tolto mentre restano nel frattempo in piedi tante seconde case.
“Stiamo parlando di un ragazzo di appena 18 anni, che frequenta ancora la scuola e che non ha altro posto in cui andare ad abitare. Vive senza i propri genitori, come un orfano, dopo la scomparsa del padre nel 2020 mentre la madre vive all’estero”, spiega a l’Attacco l’avvocata Starace. “Il ragazzo è estraneo da ogni procedimento penale riguardante il padre, che peraltro è stato completamente assolto dalle accuse che gli venivano contestate. La sentenza di assoluzione di Grazio Palumbo, firmata dal giudice Guida, risale a maggio 2023 e fu pubblicata a luglio 2013. Dunque stiamo parlando di ben sei prima della relazione sulle infiltrazioni mafiose in Comune, datata 2019. Quanto all’ordine di demolizione penale fu revocato dalla Corte di Cassazione. Ora, rispetto ai Polder di Siponto, stiamo assistendo a Manfredonia a demolizioni fatte nei confronti di soggetti che sono ancora sub iudice, mentre nel caso del mio assistito c’è stata una assoluzione e non c’è un ordine di demolizione penale dopo la revoca. Eppure dal 2005 il Comune manda diffide a demolire”, continua la penalista sipontina, ex assessora comunale.
Zone Transition
Zone Transition
“Sto chiedendo da tempo di essere ricevuta dalla commissaria straordinaria Grandolfo ma non c’è mai stato alcun riscontro a tale richiesta, l’unica a rispondermi è stata la viceprefetta Nicolina Miscia che però mi ha indicato di parlare con Grandolfo. Noi non discutiamo della legittimità di demolire, sia chiaro. Vorremmo però capire l’ordine delle priorità visto che, quando ero amministratrice, nel 2019, fu firmato un protocollo di intesa tra il sindaco Riccardi e il procuratore capo Vaccaro in materia di demolizione di manufatti abusivi in cui vengono sancite le priorità degli abbattimenti. Il caso di Raffaele Palumbo non rientra in quelle priorità, trattandosi di prima ed unica casa per il ragazzo. Vorremmo anche chiedere perché tale caso sia stato inserito nel tavolo tecnico Comune-Prefettura. Ripeto: vorrei essere ascoltata per comprendere le motivazioni, perché venga considerato un caso prioritario, perché non possa essergli dato un congruo tempo al fine di individuare prima un’altra sistemazione. Non stiamo parlando di un mafioso, ma del figlio di un uomo che è stato pienamente assolto”, conclude l’avvocata Innocenza Starace.