Se in Puglia è partita la gara per la realizzazione del primo impianto di produzione di idrogeno verde, allora alla competizione è iscritto ufficialmente anche il Gruppo De Cristofaro di Lucera che in effetti è già in una fase operativa della sua iniziativa.
Al Comune di Lucera ha preso il via la conferenza dei servizi preliminare, indetta per quella che ufficialmente viene definita una “riconversione di area industriale e recupero di cava dismessa del complesso ex Saba in contrada Montaratro”, sulla SP.109 tra Lucera e Troia. In pratica, si tratta di uno dei diversi stabilimenti di laterizi ceduti dal Gruppo Fantini, sul quale in realtà sono già in corso lavori preparatori del terreno che prevedono anche una parziale demolizione dei manufatti esistenti, mentre una parte di essi verrà recuperata per lo scopo dichiarato.
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L’iniziativa dello Sportello Unico Attività Produttive è partita proprio a seguito di una istanza dell’Amministratore unico, Francesco De Cristofaro, il quale ha chiesto chiaramente di voler acquisire, prima della presentazione del progetto definitivo, le indicazioni sulle condizioni per ottenere i necessari pareri, intese e nulla osta, autorizzazioni e altri atti in relazione alla normativa vigente. In buona sostanza, considerata la complessità della materia che non è mai stata affrontata in precedenza sul territorio provinciale, l’imprenditore vuole muoversi con grande circospezione e in stretta intesa con gli enti preposti a gestire il suo dossier che si pone anche come un’operazione di “riqualificazione architettonica e paesaggistica di un’area industriale dismessa.
Martedì scorso è già scaduto il primo termine indicato dal dirigente comunale Pietro Savoia alle pubbliche amministrazioni che intendano richiedere chiarimenti e integrazioni ai documenti disponibili, così da poter presentare entro il prossimo 19 gennaio le proprie determinazioni in materia, in modo che l’azienda possa rendersi conto degli adempimenti a cui attenersi.
Successivamente, si passerà alla vera e propria analisi degli elaborati tecnici, sui quali basare i pronunciamenti istituzionali, naturalmente inquadrando competenze e normative.
Nel frattempo, ha cominciato a muoversi anche la politica locale, con la ripetizione di un’esperienza già attuata con l’intendimento di Maia Rigenera di ampliare il proprio stabilimento di compostaggio con un impianto di produzione di biometano: la presentazione del progetto ai consiglieri comunali, con quanti più particolari possibili soprattutto sugli aspetti ambientali, oltre che tecnici. E quindi il Sindaco Giuseppe Pitta ha già invitato De Cristofaro a indicare una data utile in cui incontrarsi pubblicamente, per spiegare in costa consista materialmente l’impresa. “Chiediamo all’azienda di spiegare adeguatamente la sua iniziativa e i possibili sviluppi”, ha detto.
Il progetto consiste appunto nella produzione artificiale di idrogeno mediante fonti rinnovabili, a seguito del processo di elettrolisi (cioè la scomposizione dell’acqua) da cui si ricava energia e vapore acqueo, quindi in questo caso senza generare effetti inquinanti. La colorazione “verde” è stata attribuita per distinguerlo da quello grigio, che viene prodotto attraverso l’utilizzo di gas naturale o carbone, o dal blu, derivante da fonti di energia non rinnovabili, come il nucleare o il gas naturale, e quindi con basse emissioni di carbonio. Il suo utilizzo può essere associato a vari settori dei processi industriali ma anche nella diffusione come alimentatore di energie o come combustibili. In Italia esiste una vera e propria Strategia Nazionale Idrogeno che ha previsto investimenti superiore ai 10 miliardi di euro nella filiera, tra produzione, strutture di distribuzione e consumo, e ricerca e sviluppo di tecnologie, con risvolti positivi anche sul fronte occupazionale.
Zone Transition
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Un paio di settimane fa, la Giunta regionale ha approvato la propria Strategia per l'Idrogeno fino al 2030, e per la Puglia sono stati assegnati 40 milioni di euro (la cifra più alta assieme alla Campania) provenienti dal Pnnr con i quali gettare le basi per lo sviluppo dei cosiddetti “Distretti”, vale a dire una rete di impianti di piccole e medie dimensioni da diffondere sul territorio e magari proprio riqualificando aree industrali dismesse.