I contenziosi al Comune di Lucera sono sempre stati un argomento di grande importanza e delicatezza, con clamorose e milionarie debacle che hanno inciso direttamente sulle tasche dei cittadini. In effetti l’ente negli ultimi anni non ha certo brillato per capacità di successo in termini giudiziari, specie se si tratta di competere davanti al Giudice di Pace che ha l’ufficio in città, ultimo superstite della riforma della geografia giudiziaria che ha soppresso il tribunale e tutte le sedi distaccate della Capitanata.
In Via Magellano, sede in cui ha trovato spazio di recente dopo il sequestro del centralissimo Palazzo De Troia dove più di qualcuno vorrebbe farlo tornare, le cose vanno malissimo, almeno a dar credito alla statistica che è emersa durante l’ultimo Consiglio comunale in cui, è stato accertato, che il Comune perde sistematicamente le cause soprattutto quando si tratta di azioni civili di cittadini che lamentano danni e infortuni da insidie stradali.
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E pare si sia creato una sorta di consuetudine nel citare l’ente per somme relativamente basse, magari da parte di un ristrettissimo numero di avvocati che evidentemente sanno come ottenere risultati quasi certi a fronte di procedure ormai collaudate.
Per un fatto altrettanto statistico, è stato visto che la stessa tipologia di causa, se discussa davanti al tribunale ordinario, porta a un verdetto molto spesso diametralmente opposto, con vittoria quasi certa di Palazzo Mozzagrugno.
Solo per rimanere all’ultima seduta dell’assemblea cittadina, la maggioranza ha riconosciuto cinque debiti fuori bilancio per un totale di 7.200 euro proprio rivenienti da sentenze emesse dal Giudice di Pace, e solo nel 2022 sono già nove le citazioni arrivate a Corso Garibaldi, in linea con il trend del biennio precedente in cui ne sono arrivate circa una ventina, mentre nel 2019 sono state più del doppio, anche a causa di una rete viaria che solo negli ultimi tempi ha fatto registrare evidenti migliorie, non del tutto completate.
Di solito si tratta di somme che variano da poche centinaia di euro a qualche migliaio, ma c’è calcolo sufficiente per far sviluppare un ragionamento politico: “Perché continuare ad andare in giudizio quando ormai si è capito quale sia l’orientamento del Giudice di pace di Lucera?”, ha chiesto il consigliere di minoranza Francesco Di Battista, di professione avvocato, arrivando a ipotizzare il danno erariale che potrebbe essere evitato in caso di transazione siglata subito con il cittadino danneggiato.
“Perché non possiamo nemmeno far passare il messaggio che citare in giudizio il Comune rappresenti automaticamente l’accesso a un risarcimento”, ha ribattuto il Sindaco Giuseppe Pitta, anch’egli legale, che ha rimandato ogni decisione anzitutto al settore Contenzioso e alla valutazione dell’avvocato dell’ente, il professor Ignazio Lagrotta di Bari, il cui incarico peraltro risulta scaduto e prorogato da diverso tempo.
E in effetti quando si parla di cause che coinvolgono il Comune, quasi sempre ci hanno dovuto pensare proprio i tribunali a risolvere questioni che la politica non ha potuto (o voluto) affrontare in maniera organica ed efficace, soprattutto in tema di urbanistica dove l’orologio cittadino è andato avanti e indietro nel tempo con le lancette impazzite, provocando un bagno di sangue alle casse dell’ente che ha dovuto onorare risarcimenti milionari a soggetti privati che reclamavano soprattutto ristori a seguito di espropri di terreni.
Tre gli esempi più emblematici che hanno caratterizzato l’orologio urbanistico della città, sballato a Palazzo Mozzagrugno e poi regolato di nuovo nelle aule dei tribunali baresi e romani.
L’ultima in ordine di tempo risale al 2015 con la famosa sentenza Mores, scaturita dal ricorso della omonima famiglia che si sentiva lesa dal comportamento del Comune in relazione a un suo terreno ricadente nella famigerata area Peep, quello su cui poi è stato costruito il palazzetto dello sport. In buona sostanza, il Tar Puglia aveva annullato, ritenendoli illegittimi, tutti gli atti riguardanti la zona 167 successivi al 14 giugno 2012, a causa di cattive valutazioni su un quartiere minato da errori più o meno autentici. Si trattava dell’ennesimo bubbone, in questa occasione gestito dall’allora Amministrazione Tutolo che non riuscì nemmeno a ottenere la sospensiva, limitandosi al ricorso al Consiglio di Stato.
Zone Transition
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Nel 2008 c’erano stati i pronunciamenti promossi dalla famiglia Capobianco a provocare un terremoto alla 167, un ginepraio di intrecci politici, amministrativi e pianificatori che hanno avuto come risultato una pioggia di macigni economici sulla stabilità dell’ente e quindi delle tasche dei cittadini.