ASE, la minaccia di Racastill all’amministratore unico Rossi nell’ufficio “Questa te la farò pagare”

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Questa te la farò pagare”. Apparve come una vera e propria minaccia quella che si consumò quasi un anno fa contro il vertice di ASE spa, la partecipata del Comune di Manfredonia che svolge il servizio di igiene urbana. Parole che furono rivolte all’amministratore unico Raphael Rossi nel suo ufficio, a maggio 2021, dal dipendente Michele Fatone, che fino ad allora aveva goduto di molto potere come ispettore tecnico oltre che come rappresentante sindacale.

Si tratta del pregiudicato ampiamente citato nella relazione che a fine 2019 determinò il commissariamento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose.
Alla ricostruzione de l’Attacco, fatta nei giorni scorsi, sugli atti intimidatori connessi alla società in house – i proiettili a Rossi e l’auto incendiata a colui che coordina il personale - si aggiunge adesso quest’altro episodio inquietante, antecedente rispetto agli altri due.
Rossi denunciò subito alla Procura che quella mattina, nella sede situata nella zona PIP, località Pariti di Caniglia, Fatone salì al piano superiore ed entrò in maniera impetuosa nella stanza di Rossi, il manager torinese esperto di gestione di imprese pubbliche dei rifiuti, chiamato dai commissari straordinari che guidavano il Comune.
“Questa te la farò pagare”, inveì Fatone contro Rossi, accompagnando quelle parole con un eloquente gesto della mano destra, alzata in aria a rendere ulteriormente chiaro il messaggio.

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L’amministratore unico aveva comunicato in quei giorni a Fatone lo spostamento ad altro incarico: non sarebbe stato più lui, ma l’altro ispettore tecnico Michele Binetti, a coordinare il personale, a decidere l’organizzazione concreta delle squadre di raccolta, a indicare ferie e straordinari. Una bella fetta di potere che si univa, per Fatone, al fatto di essere (tuttora) il rappresentante sindacale della UIL, che in ASE controlla la maggioranza delle tessere.
Arrivato nel Golfo per guidare la spa, Rossi decise di cambiare alcune situazioni che erano evidentemente incancrenite anche per colpa di una pessima politica sia aziendale che del socio Comune di Manfredonia: dai “contratti di forniture inefficienti impastate da logiche clientelari” ad un netto risparmio dei costi, fino al caso Fatone, che cercò protezione nella politica contro il suo ridimensionamento. “Racastill” fu trasferito nell’isola ecologica di via Sottotenente Troiano, dove in pratica non ha più comando sui colleghi. Una scelta assunta non per caso. La commissione di accesso aveva posto l’accento sui diversi pregiudicati presenti nell’organico della società in house.

“In ASE sono stati scovati una serie di soggetti gravati da numerosi precedenti penali e di polizia, ovvero appartenenti a famiglie note della criminalità organizzata di questo territorio”, scrissero nella relazione. Vari i membri della famiglia Fatone (i cosiddetti Racastill, soprannome di famiglia), tra cui il pregiudicato Michele, che fu coinvolto nel noto processo alla mafia garganica Iscaro-Saburo. Presenti anche il fratello Ciro e il figlio Raffaele.
Allo stesso ramo familiare appartengono gli Albonino, anch’essi ben noti alle forze di polizia e coinvolti nel medesimo processo. Lavorano per ASE anche Giovanni Albonino, fratello del noto Damiano, e Giuseppe Lombardi, detto “Peppe fiore” che - anch’egli coinvolto nel processo Iscaro-Saburo - era in quel contesto accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso, in concorso con Franco Li Bergolis (capo dell’omonimo sodalizio mafioso) e altri.
La relazione si soffermava su vari episodi di minacce e violenze da parte dei Fatone, come quello avvenuto a gennaio del 2019, quando un altro dipendente di ASE denunciò di esser stato picchiato da Michele e Raffaele Fatone mentre era intento nella raccolta dei rifiuti sul lungomare, nei pressi dell’esercizio commerciale Pescheria Martello.
Ciò che maggiormente inquieta è che il dipendente picchiato poi ritirò la propria denuncia.
“Quella che potrebbe apparire come una ordinaria scaramuccia, nasconde – a ben vedere - più gravi fenomeni”, il commento della commissione di accesso nella relazione. “Al di là del ricorso alla violenza ed alle intimidazioni, colpisce la protervia usata, ma - ed è questo il punto - la particolare attenzione dedicata dai Fatone, peraltro liberi dal servizio, ad un’attività commerciale legata al pescato”.
Negli scorsi anni il personale di ASE lamentò la presenza di un “ras” in azienda, solito spadroneggiare tra i colleghi. Una situazione che è nettamente cambiata quando al vertice di ASE è arrivato Rossi, mentre in precedenza (da ultimo con l’amministratore Franco Barbone) Fatone godeva di pieni poteri tanto da guidare concretamente l’organizzazione della municipalizzata. Il figlio di Fatone, Raffaele, grazie all’esperienza maturata lavora tuttora in ASE, dove anzi figura tra i primi 17 classificati – sul totale di 560 domande pervenute – del primo concorso pubblico svolto dalla spa.

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La minaccia denunciata dall’amministratore unico agli inquirenti risale al 13 maggio 2021. Dopo nemmeno 3 mesi, ad agosto 2021, Rossi ricevette una busta con proiettili, un chiarissimo atto intimidatorio.
Tuttora si ignora la provenienza della busta, che fu trovata su una scrivania in sede, insieme al resto della posta. Non si esclude che possa esser stata consegnata a mano, anziché esser arrivata via posta, e che fosse arrivata già da alcuni giorni. Da ultimo, domenica scorsa, 13 marzo, l’ennesimo atto intimidatorio con l’incendio che, in pieno centro, ha distrutto l’auto di Michele Binetti.
L’auto è andata completamente in fiamme intorno alle ore 19-30-20.00 sotto l’abitazione situata in via Galilei, nel popoloso quartiere Monticchio.

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