Carcere di Foggia, detenuto si toglie la vita prima di andare in Tribunale. Quinto suicidio da inizio anno

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“Sembra non voler finire la maledizione che avvolge il carcere di Foggia che ne ha fatto il penitenziario con maggior suicidi (5) della nazione dall’inizio dell’anno - riferisce Federico Pilagatti, segretario nazionale SAPPE -. A tre mesi circa dall’ultimo suicidio, questa notte un giovane nigeriano di quasi 40 anni arrestato giovedi 17 novembre per concorso in estorsione, rinchiuso nel reparto accoglienza del carcere di foggia con il suo coimputato, si è impiccato”.

“Purtroppo l’agente in servizio nel reparto ha cercato di salvare il detenuto intervenendo prontamente, ma il nodo al collo fatto con le lenzuola che aveva appeso alle grate del bagno, non ha lasciato scampo”.

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“La cosa che ci lascia sgomenti è che questa mattina lo stesso doveva essere accompagnato in tribunale ove si sarebbe dovuta celebrare l’udienza di convalida dell’arresto, e forse avrebbe potuto ottenere anche la libertà. Fa ancora più male sapere che Amas (questo sarebbe il nome del detenuto), non sarebbe dovuto nemmeno entrare nel carcere di Foggia, poiché secondo la legge Severino (porte girevoli) vecchia di anni ma mai rispettata, un arrestato deve essere portato in carcere dopo l’udienza di convalida, e non prima”.

“Dobbiamo anche denunciare che da tempo il SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria, denuncia la necessità di chiudere la sezione maledetta (tre suicidi), poiché offende i diritti minimi di dignità delle persone che vengono rinchiusi in stanze fatiscenti, molte delle quali con il bagno a vista e senza alcuna privacy. Sappiamo che anche la Direzione del carcere chiede la ristrutturazione del reparto, ma inutilmente, poiché l’amministrazione penitenziaria si preoccupa solo di stipare più detenuti possibili, prevaricando i diritti umani”.

“A questo punto, nonostante le denunce della magistratura del SAPPE inerenti le gravissime responsabilità del DAP, nulla si muove e questa ulteriore vittima non fa altro che dichiarare l’ennesimo fallimento di uno Stato che si reputa civile”.

“Come è possibile continuare a disinteressarsi di un carcere come quello di Foggia che ha tra le più basse percentuali di agenti/detenuti 0,46 a fronte di una media nazionale di 0,66, e che ha subito un evento che rimarrà per sempre nella storia del nostro paese (parliamo dell’evasione di 72 detenuti di due anni fa)”.

“Il SAPPE chiede che i vertici del DAP debbano pagare per le infinite violazioni poste in essere nei confronti dei poliziotti penitenziari che hanno perso qualsiasi diritto sancito dalla costituzione, dai contratti di lavoro e leggi dello stato, nonché dei detenuti a cui viene negata qualsiasi possibilità di reinserimento, nonché cura appropriata soprattutto per i detenuti psichiatrici o con patologie croniche. Anche perché tanti eventi critici (suicidi, aggressioni, evasioni, rivolte ecc.ecc.), forse, non sarebbero accaduti se il carcere di Foggia avesse avute le stesse possibilità di organico di polizia penitenziaria e di sovraffollamento delle altre carceri della nazione”.

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“Proprio per questo ci attendiamo un responso della magistratura che chiarisca se come denunciamo noi ci sono responsabilità da parte del DAP, oppure quanto accaduto in questi anni è dovuto al fato. E speriamo che queste risposte arrivino presto poiché vorremmo chiudere questa scia di morte e di violenza che nel carcere di Foggia sembra non voler finire mai”.

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